La preparazione autunnale della nazionale femminile di biathlon è partita da Passo di Lavazè. Dopo un po’ di riposo a seguito dei lunghi mesi di allenamento primaverili ed estivi, le azzurre si sono ritrovate in Val di Fiemme. Ospiti del Dolomiti Apart & Rooms, erano presenti: Lisa Vittozzi, Samuela Comola, Michela Carrara, Rebecca Passler, Hannah Auchentaller, Linda Zingerle, Beatrice Trabucchi, Martina Trabucchi e Sara Scattolo.
Dal 15 al 29 settembre scorsi, a dirigere i lavori delle azzurre, come sempre, Alex Inderst, Edoardo Mezzaro, Jonne Kähkönen e Mirco Romanin. Contattato da Fondo Italia, è stato proprio quest’ultimo a fare il punto della situazione dopo la ripresa. «Quello fiemmese è stato il primo raduno della fase autunnale della preparazione, che è più breve rispetto a quella estiva, ma più intensa. L’inizio della stagione è sempre più vicino – ha sottolineato Romanin – le temperature cominciano a farsi più frizzanti e anche a livello mentale si sente l’aria di inizio stagione. L’approccio all’allenamento è leggermente diverso rispetto all’estate».
Entrando nello specifico del raduno a Lavazè, Romanin ha spiegato: «Sono state due settimane perfette, perché abbiamo trovato quasi sempre bel tempo. Le temperature anche erano ideali, con la prima settimana più fresca e la seconda nella quale invece si stava al poligono in pantaloncini corti. Le atlete non hanno avuto alcun problema particolare, a parte un po’ di raffreddore di stagione per alcune, tutte hanno svolto il programma proposto. Soltanto Hannah (Auchentaller, ndr) e Linda (Zingerle, ndr) sono arrivate un paio di giorni più tardi, proprio perché raffreddate, ma dopo qualche giornata di allenamento hanno seguito poi lo stesso programma delle altre».
Anche in questo raduno, la nazionale azzurra si è avvalsa della collaborazione con il CeRiSM di Rovereto, utile a svolgere un lavoro ancora più scientifico: «Grazie al loro team di lavoro presente a Lavazè, oltre ai test di laboratorio abbiamo potuto svolgere anche delle analisi più approfondite sul campo, per vedere come e se cambiavano le cose rispetto a ciò che le atlete avevano già fatto a Rovereto. L’obiettivo era di trovare dei protocolli interessanti per capire quali lavori vanno a stimolare maggiormente lo sviluppo del massimo consumo di ossigeno. Abbiamo avuto dei riscontri interessanti e dati che ci risulteranno molto utili per cercare di stimolare nel modo più mirato possibile gli atleti»
L’allenatore azzurro ha quindi parlato di Vittozzi, che dopo la stagione del grande ritorno ad altissimo livello, è ora tra le atlete più attese. Il tecnico friulano non nasconde di aver avuto buone indicazioni dalla sappadina del CS Carabinieri. «Lisa ha svolto fin qui un’ottima preparazione, devo dire che non l’avevo mai vista così bene dal punto di vista fisico. Ciò si ripercuote in positivo anche sul tiro, perché se stai bene fisicamente il più delle volte funziona pure il resto. Come vi avevo già detto a inizio preparazione, ha avuto giusto qualche problema alle ginocchia, che l’ha portata a fare più ore sugli skiroll rispetto alle compagne di squadra, anziché corsa e bicicletta. Non ha pagato questa situazione e il lavoro svolto sembrerebbe che abbia dato dei buoni frutti. Lo si è visto anche dalle gare estive e dai test svolti, al di là del Martin Fourcade Nordic Festival, quando ha vissuto una giornata difficile, data probabilmente dal caldo, forse per mancanza di idratazione o un colpo di calore. Ci possono stare giornate così, anzi, per fortuna ci sono, altrimenti sembra tutto troppo facile.
Anche nel raduno appena concluso è andata piuttosto bene. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’ho vista molto meglio in generale. Probabilmente, ciò è dovuto anche al fatto di arrivare da una stagione che le ha ridato sicurezza e tranquillità per fare il suo biathlon più serena, mentre magari l’anno scorso aveva ancora un po’ di preoccupazione di poter tornare in quel buco nero. Oggi tutto questo sembra non esserci più».
Attorno a Lisa Vittozzi, c’è un gruppo di atlete che stanno crescendo. «L’estate delle altre è stata migliore rispetto alla scorsa stagione – ha affermato Romanin – e anche alla ripresa di settembre siamo più avanti. Il livello di allenamento è più alto, anche se non ancora paragonabile a quello di Lisa e Doro (Wierer, ndr). Per questo motivo, ritengo che debbano ancora crescere tanto sotto questo aspetto. Nei prossimi due anni dovranno dare il massimo per chiudere il cerchio il più possibile in vista delle Olimpiadi.
Esclusa Vittozzi, nella parte organica il livello del gruppo è molto omogeneo, tutte le ragazze si sono allenate su livelli abbastanza simili, dalle più mature alle più giovani. Abbiamo avuto qualche problemino. Per esempio, Michela (Carrara, ndr) ha avuto quell’infortunio che l’ha limitata per parte dell’estate, ma ora si è ripresa. L’abbiamo fatta gareggiare al GP Sportful, per farle indossare nuovamente il pettorale visto che non lo aveva fatto in estate. Abbiamo avuto riscontri positivi, sta abbastanza bene e crescerà ulteriormente di condizione.
Il livello generale di biathlon è leggermente più alto per le ragazze con più esperienza di allenamento, me le più giovani non hanno mollato niente, soprattutto le due new entry Martina (Trabucchi, ndr) e Sara (Scattolo, ndr). Per Linda (Zingerle, ndr) è stata un’estate difficile. All’inizio si è operata nuovamente, come era previsto, poi si è anche scoperto che ha avuto la mononucleosi. Ora anche questa problematica è risolta, ma giustamente ha fatto e sta facendo fatica. A Lavazè abbiamo però visto qualche segnale di miglioramento e sono contento, perché ci tiene e si impegna. Ora ha un paio di mesi per trovare la condizione necessaria a divertirsi in gara.
Chi è cresciuta abbastanza nel corso dell’estate è Beatrice Trabucchi. Se in generale, rispetto all’anno scorso, ho visto tutte meglio, nel suo caso il miglioramento è stato abbastanza netto. La sua è stata un’estate molto positiva che spero trovi conferma sulla neve in inverno.
Comola? Lo scorso anno era stata limitata dall’infortunio, ma aveva comunque lavorato bene, seppur meno, e in questa fase era più brillante. Adesso Samuela è forse più stanca rispetto a un anno fa, ma sono convinto che nel corso dell’inverno, essere riuscita a fare un bel lavoro in questo periodo, le consentirà di avere maggiore continuità».
Insomma, Romanin appare molto soddisfatto: «Finora si è svolto tutto come avevamo pianificato, ma ora arriva il periodo più difficile. Mentalmente le gare si avvicinano e il focus va sempre più verso quella direzione, così aumentano anche le pressioni e giustamente qualche allenamento può risultare più complicato rispetto all’estate. Sono però abbastanza convinto che il lavoro fatto darà i suoi frutti».
Dopo qualche giorno a casa, la squadra femminile si ritroverà poi a Ramsau, in Austria, dal 14 al 21 ottobre, in quello che sarà in realtà l’ultimo raduno azzurro prima della partenza novembrina per il Nord, quando la squadra si dividerà. «Quello di Ramsau sarà praticamente l’ultimo raduno che faremo tutte assieme. Lì già sceglieremo le sei che andranno su al nord per poi gareggiare nella prima tappa di Coppa del Mondo, mentre le altre faranno un raduno con test in Val Martello, con le azzurre della nazionale juniores e i centri sportivi, per giocarsi i cinque pettorali di IBU Cup. A quel punto io, con Alex e Jonne saremo su con le atlete di Coppa del Mondo, mentre Edo seguirà le altre, ovviamente sempre interfacciandosi tra noi. Anche perché, come successo l’anno scorso, nessuna ha il posto assicurato per tutta la stagione. Sono convinto che questa rivalità interna stia solo alzando il livello». Lo stesso accadrà quindi anche con gli uomini, con una parte che andrà in Scandinavia per preparare la prima tappa di Coppa del Mondo e gli altri a battagliare in una gara test con juniores e atleti dei corpi sportivi per qualificarsi all’IBU Cup.
In chiusura, a Romanin abbiamo chiesto se il passaggio al “no fluoro” abbia in qualche modo portato a inserire qualche novità nella preparazione, dal momento che le atlete potrebbero trovarsi di fronte a condizioni di neve lenta e con maggiore resistenza non potendo utilizzare fluoro. «Cambia tanto, perché le velocità medie diminuiranno, in quanto al momento sul mercato non ci sono ancora dei prodotti paragonabili al fluoro per mantenere una facile scorrevolezza delle solette sulla neve. Le aziende e gli skiman stessi si faranno in quattro per tenere velocità più alte possibili, ma ovviamente vi sarà una resistenza esterna più alta e di conseguenza velocità più basse. In questo senso abbiamo già fatto qualche piccolo intervento nel corso della preparazione estiva, inserendo dei blocchi di lavoro con skiroll a ruote più lente. Fortunatamente, Marwe, che da quest’anno è nostro partner per la parte tecnica dello skiroll, ha assegnato a ogni atleta due tipi differenti di skiroll da pattinaggio, con ruota più lenta o veloce. Abbiamo voluto abituare le atlete a nevi più lenti, che ci sono sempre state, ma ora lo saranno ancor di più. Nei prossimi anni se la tendenza sarà quella di non trovare prodotti performanti pari al fluoro, si ragionerà sicuramente nella direzione di alzare le resistenze negli allenamenti specifici, mediante ruote con maggior attrito per velocità più basse. È importante, perché cambia leggermente la tecnica e di conseguenza anche alcune dinamiche muscolari».