Sci di fondo - 18 marzo 2020, 16:41

Fondo - Il Mondiale di Oberwiesenthal dimostra che c'è materiale su cui lavorare: verso Milano-Cortina 2026 ridiamo entusiasmo e fiducia ai giovani

La FISI deve guardare al presente e al futuro del fondo, tornando a investire su una disciplina che è in sofferenza ma ha fatto la storia degli sport invernali nel nostro paese; materiale umano non manca

Fondo - Il Mondiale di Oberwiesenthal dimostra che c'è materiale su cui lavorare: verso Milano-Cortina 2026 ridiamo entusiasmo e fiducia ai giovani


È stato l’ultimo atto ufficiale della stagione del fondo giovanile, il Mondiale Juniores e Under 23 di Oberwiesenthal, dal quale l’Italia è tornata a casa con delle buonissime sensazioni grazie alle quattro medaglie conquistate. Un bottino interessante e forse anche inatteso, che dimostra quanto il fondo italiano in realtà abbia carte da giocarsi.
La cosa che più è risaltata agli occhi è stata la voglia di combattere dei giovani azzurri. Ad iniziare, in ordine cronologico, da Mattia Armellini, che si è battuto come un leone nella sprint Under 23, cogliendo un argento magari fortunoso sotto certi aspetti, essendoci state alcune cadute nel corso della gara, ma sicuramente meritato per grinta e capacità di reagire alle situazioni che si sono andate a creare nel corso della gara. Deluso dalla sprint juniores, dalla quale si aspettava di più, Davide Graz ha vinto un bellissimo bronzo nella 10 km in classico, alle spalle di due giovani che sono qualcosa in più di semplici promesse, lo statunitense Schumacher e il tedesco Moch. Poi è arrivata la medaglia che forse più ha emozionato, quella della staffetta maschile juniores, giunta al terzo posto grazie a un incredibile finale di Francesco Manzoni, che con il cuore è rientrato sullo svizzero Grond, portando a medaglia il quartetto completato da Gasperi, Graz e Ticcò, capaci tutti di fare la loro parte. Infine l’ultimo bronzo, quello della staffetta mista Under 23, con Anna Comarella, Simone Daprà, Martin Coradazzi e Francesca Franchi, autori di una gara perfetta, dove non è mancato il carattere quando è servito a restare agganciati.

Risultati positivi, che si sono aggiunti però anche ad altri bei segnali lanciati dai giovani italiani nel corso dell’anno. In campo maschile, per esempio, Daprà e Graz hanno ottenuto i loro primi punti in Coppa del Mondo, così come i ’96 Ventura e Hellweger. I due trentini, una volta utilizzati con continuità nello Ski Tour hanno dimostrato di saper imparare in fretta. Il ’97 Lorenzo Romano è riuscito a guadagnarsi due convocazioni in Coppa del Mondo, ottenendo anche i suoi migliori risultati in OPA Cup. Già da due anni in squadra A, la ’97 Anna Comarella è stata la miglior azzurra nella classifica generale di Coppa del Mondo, ha disputato un ottimo Tour de Ski e nonostante un fastidioso problema alla schiena, è riuscita a mettersi in mostra pure nella prima tappa dello Ski Tour scandinavo. Solo Il Mondiale Under 23 non ha accontentato le sue aspettative. Francesca Franchi ha ottenuto i suoi primi punti in Coppa del Mondo e confermato la grande crescita già avuta lo scorso anno, dimostrandosi atleta dalle grandi potenzialità. Con lei sono poi cresciute molto anche Cristina Pittin e Martina Bellini, come hanno confermato nel Mondiale Under 23. Soprattutto la bergamasca, se si riprendono le classifiche della passata stagione, ha fatto notevoli passi avanti. Dopo aver sofferto nella prima parte dell’anno anche Martin Coradazzi ha confermato le proprie qualità nel momento clou del Mondiale.

Pure tra gli juniores, tolto Davide Graz, sul cui talento non ci sono dubbi, sono emersi alcuni elementi interessanti, in particolare nelle sprint. Francesco Manzoni è stato in grado di vincere in OPA Cup Junior, proprio davanti al sappadino, battuto pure agli Italiani di Schilpario, prima dell’impresa nella staffetta. Riccardo Bernardi è praticamente sempre salito sul podio nelle sprint di OPA Cup Junior, mentre nel giorno della staffetta Ticcò e Gasperi hanno confermato i passi avanti fatti quest’anno. Tra le donne, invece, Monsorno è arrivata addirittura a esordire in Coppa del Mondo, disputando una grande stagione, mancando purtroppo proprio la sprint mondiale ma dimostrando in staffetta la propria indole combattente. Emilie Jeantet ha fatto notevoli passi avanti rispetto allo scorso anno, sfiorando anche il podio mondiale, mentre Di Centa e Maj hanno sempre risposto presente, con la seconda cresciuta moltissimo nell’ultimo anno.

A questi aggiungiamoci anche il campione mondiale juniores di Lahti, Luca Del Fabbro, che ha pagato lo scotto del cambio di categoria ma soprattutto di un infortunio che l’ha condizionato per tutta la stagione. Nel finale avrebbe voluto finalmente raccogliere, ma purtroppo l’annata si è chiusa anticipatamente per i motivi ben sappiamo. Un talento che va valorizzato e tutelato, perché non nascono tutti i giorni atleti così.

Forse non ci sarà il Pellegrino della situazione, ma possiamo comunque dire che a sei anni dalle Olimpiadi di Milano e Cortina, l’Italia ha materiale su cui lavorare, visto che agli atleti sopra citati possiamo aggiungerne altri come i ’95 Caterina Ganz e Stefan Zelger, i ’96 Abram, Serra e Gabrielli, il ’98 Mocellini o il ’99 Dellagiacoma. Senza dimenticare, comunque, che nel 2026 De Fabiani sarà ancora presente. Bisognerà però cercare di valorizzare questi ragazzi, dargli fiducia, fargli capire che l’impegno pagherà, fargli sognare quei Giochi, stimolarli, creare soprattutto entusiasmo perché a volte l’impressione è che sia mancato proprio quello.

Come? Ci rendiamo conto che non è facile pensare al presente (non dimentichiamoci che l’anno prossimo ci sono i Mondiali di Oberstdorf e tra due anni le Olimpiadi di Pechino) e al futuro contemporaneamente, perché bisogna mettere nelle migliori condizioni possibili anche gli atleti in grado già oggi di portare risultati di rilievo. Si dovrà quindi trovare il modo di portare avanti due progetti paralleli che possano insieme sollevare lo sci di fondo azzurro presente e futuro. In ogni caso la soluzione dovranno trovarla coloro che sono molto più competenti di noi in materia, aiutati con ogni mezzo dalla FISI, che con un'Olimpiade italiana all'orizzonte dovrà tornare a investire su una disciplina che ha fatto la storia degli sport invernali nel nostro paese, al di là dai risultati immediati, che comunque grazie ad alcuni elementi di spicco siamo fiduciosi che continueranno ad arrivare. L'obiettivo sarà vedere questi atleti con voglia e convinzione nei propri mezzi, a proprio agio ed entusiasti mentre sognano un’Olimpiade. Ovviamente qualcuno di loro si fermerà lungo la strada, non tutti arriveranno al livello necessario per competere in certi ambiti, ma il fondo italiano dovrà avere la consapevolezza di aver fatto di tutto per permettergli di lavorare e crescere al meglio, sfruttando anche l’esperienza di chi, davanti a loro, dovrà aiutarli a entrare nel mondo dei grandi. Facciamogli sentire che l’ambiente crede in loro, diamogli fiducia. 

Giorgio Capodaglio

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