Combinata - 23 luglio 2020, 11:07

Combinata Nordica - Gruber parla dopo l'operazione: "Avevo un'arteria ostruita al 90%, ho rischiato l'arresto cardiaco, ma voglio tornare"

Il trentasettenne austriaco ha ora uno stent che tiene aperta l'arteria: "Sono stato operato il giorno precedente l'inizio del lockdown, sono stato veramente fortunato; ad ottobre spero di tornare ad allenarmi a pieno regime"

Combinata Nordica - Gruber parla dopo l'operazione: "Avevo un'arteria ostruita al 90%, ho rischiato l'arresto cardiaco, ma voglio tornare"

Ha avuto tanta paura il combinatista austriaco Bernhard Gruber, uno dei veterani del circuito della Coppa del Mondo, che ha vissuto un incubo vedendo d’improvviso in forte pericoloso non soltanto la sua carriera, ma la vita stessa. L’atleta ha subito un’operazione al cuore lo scorso marzo, in quanto un’arteria coronaria era ostruita al 90% e avrebbe potuto procurargli presto un arresto cardiaco.

La conclusione di un inverno che era stato davvero negativo per Gruber: «La passata stagione non è stata per niente semplice, perché ho dovuto combattere con la salute per tutto il tempo – ha affermato al sito FISè iniziato tutto in autunno con un virus persistente che mi ha provocato un’orticaria, è proseguita con una classica influenza e successivamente con un altro virus che non in primo momento ho addirittura temuto fosse il covid. Ma in seguito ho fatto il sierologico e non ho gli anticorpi, quindi almeno quello l’ho evitato. Però, si, l’inverno è stato una catastrofe a causa della salute e ciò mi ha spinto a chiudere prematuramente la stagione».

Quindi, quando in tutto il mondo stava esplodendo l’emergenza covid, proprio alla vigilia del locksown, Bernhard Gruber ha avuto il responso medico che non avrebbe mai voluto ricevere. «Ho iniziato a sentire dei dolori al petto per la prima volta alla fine di agosto. A volte, quando mi allenavo duramente, il dolore al petto era presente ma non era facile individuarlo, perché non si presentava sempre. Era strano e difficile da interpretare. Col senno di poi devo dire che l’ho ignorato per troppo tempo. Noi atleti di alto livello siamo abituati a piccoli dolori qua e là, come un ginocchio che si gonfia e risolvi con fisioterapia, massaggi e riposo. Ma con i dolori al petto non funziona così. Nel corso dell’inverno, però, il dolore è aumentato e le mie prestazioni sono peggiorate sempre di più. Avendo già avuto questi problemi a Lillehammer, ho effettuato una spiroergometria e un ecocardiogramma.  Stranamente, quando ho fatto questo test, non ho accusato alcun dolore al petto ed sono riuscito ad eseguirlo al mio normale livello. Anche i dottori si erano convinti che il dolore non fosse causato da problemi cardiaci. A marzo – ha poi proseguito l’atleta – ho parlato con un amico di famiglia che è dottore in un ospedale a Schwarzach e mi ha consigliato di fare un angiogramma coronarico, dal momento che era preoccupato per i miei sintomi, in quanto pensava potesse trattarsi di un deposito calcificato che bloccava la coronaria. Ho sostenuto subito l’esame la mattina e il pomeriggio mi hanno chiamato immediatamente, avvertendomi di aver trovato la ragione dei miei problemi: l’arteria coronaria era ostruita al 90%. Loro pensavano fosse dovuto a un disturbo metabolico ereditario che abbiamo in famiglia, che porta il mio colesterolo a livelli più alti del normale».

Quindi l’operazione, arrivata appena in tempo. «Quando ho sentito la diagnosi, ho iniziato a piangere. Non volevo che ciò fosse vero, mi sembrava di essere finito improvvisamente dalla parte sbagliata: sono un atleta professionista di 37 anni e ho un’arteria coronaria quasi completamente chiusa. Non potevo crederci. Il giorno successivo ho subito avuto l’operazione ed è stato il giorno precedente l’inizio del lockdown a causa del coronavirus. È stato per poco che i medici hanno quindi ancora potuto prendersi cura di me. Il dottore che ha inserito lo stent mi ha poi detto che se avessi aspettato altre due o quattro settimane, avrei probabilmente avuto un attacco cardiaco. Ci siamo andati vicini. Così ho realizzato di quanto sia stato fortunato».

Dopo l’operazione, Gruber ha iniziato la fase di recupero: «Ora ho uno stent impiantato, che aiuta l’arteria a restare aperta. Presto avrò un controllo per capire se le cose stanno andando come devono. Al momento non so esattamente se e quando potrà tornare nuovamente ad allenarmi alla massima intensità. Ho fatto bici, jogging ed è stato bello muoversi senza sentire dolore. Dopo tre mesi dall’operazione, le cose sembrano più normali. Al momento mi è permesso avere un massimo di pulsazioni a 135 e spero che dopo i prossimi controlli possa incrementare. Ma sono felice che mi siano permessi di nuovo tutti gli esercizi che facevo prima: mountain bike, corsa, esercizi di tecnica di salto e sono appena tornato sugli skiroll».

Al momento, quindi, Gruber sembra deciso a tornare, se gli sarà permesso: «Sono così legato alla combinata nordica, è la mia passione, ne ho veramente bisogno, anche perché mi piace soffrire. Ho imparato a soffrire nel corso degli anni di carriera e mi sento relativamente in forma ora, considerando tutto quello che ho passato. Sono ottimista. Conosco me stesso e il mio corpo e sembra stia bene. Se tutto dovesse andare per il meglio, potrò tornare ad allenarmi a pieno regime ad ottobre. Ho le sensazione che la mia carriera non sia ancora finita. Il fuoco sta ancora ardendo, voglio veramente provarci ancora perché ho tante motivazioni. Ovviamente dovrò ricevere il permesso al cento per cento degli esperti, che tutto è a posto con il mio cuore. Non voglio certamente rischiare la mia vita»

G.C.

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