Sci di fondo - 20 aprile 2021, 20:08

Dalle piste di fondo agli studi di medicina, il messaggio di Debora Agreiter: "La vita non finisce con la carriera sportiva"

Dopo una carriera tormentata dagli infortuni, l'ex atleta del CS Carabinieri ha lasciato per dedicarsi agli studi: "Da atleta ho sofferto tanto, mi sentivo una perdente; invece sbagliavo, la vita non è finita con lo sport"

Debora Agreiter con i suoi colleghi di università

Debora Agreiter con i suoi colleghi di università

Da quattro anni vive ad Innsbruck dove sta studiando medicina presso l’università locale. L’ex fondista Debora Agreiter sta seguendo una nuova carriera, nella quale le è rimasto solo un altro anno di studi poi la pratica da svolgere tra Austria, Svizzera e Germania, in un progetto chiamato KPJ “Klinisches Praktisches Jahr”.

L’altoatesina, ex Centro Sportivo Carabinieri, è stata una fondista molto promettente, capace di vincere tre medaglie ai Mondiali Under 23 tra Erzurum e Liberec, piazzandosi anche bene al suo unico Mondiale Senior, quello del 2013 in Val di Fiemme, quando a 22 anni chiuse 16ª nella 10 km in skating. Anche a Sochi, da Under 23, si classificò 16ª nella 30 km mass start in skating. Buono anche un 14° posto in cima al Cermis, nel Tour de Ski 2014 chiuso in 25ª piazza.

Agreiter aveva sempre sognato lo sci di fondo, lottando per ottenere risultati e mettendo da parte lo studio. «A scuola ero sempre stata abbastanza brava – ha raccontato a Fondo Italia la trentenne di La Villa, in Alta Badia – ma il mio sogno era lo sci di fondo, l’unico obiettivo era ottenere risultati. A 17 anni ero già entrata nel Centro Sportivo Carabinieri, così una volta superato l’esame di maturità, misi da parte i miei libri e puntai tutto sullo sport. I miei famigliari erano dispiaciuti, volevano mi tenessi entrambe le strade aperte. Ma io ero convintissima della mia decisione».
L’inizio di carriera le stava dando ragione: «I primi anni sono andati molto bene – ha ricordato – ho ottenuto medaglie ai Mondiali Under 23 e buoni piazzamenti anche ai primi Mondiali Senior. Ero molto fiduciosa, poi è arrivato il primo infortunio e da lì è iniziato un lungo calvario, fatto di una serie di malanni uno dietro l’altro. Sono stata molto sfortunata, ho iniziato rompendomi il malleolo nel 2013 prima della stagione che ha portato alle Olimpiadi di Sochi, poi il gomito, quindi altri due infortuni alla stessa gamba. Sono stata operata al piede cinque volte e fino a due anni fa, anche dopo il ritiro, ho avuto problemi con delle infiammazioni. Oggi pratico lo sci di fondo come hobby, faccio più o meno tutto, ma se corressi troppo mi darebbe ancora fastidio».

Agreiter ha sofferto tanto, i continui infortuni non le hanno mai permesso di ottenere quei risultati che si era prefissata, facendola soffrire anche dal punto di vista psicologico. Quindi è arrivata la reazione. «Ho sofferto tanto – ha ammesso l’ex azzurra – mi ero posta degli obiettivi che non potevo raggiungere, era frustrante, avevo accumulato tanto stress. Lì ho capito che nello sport ad alto livello non dipende solo da te, puoi anche dedicarti al cento per cento, ma possono esserci fattori esterni ad ostacolarti, come gli infortuni, magari una situazione negativa in squadra, un allenatore con cui non trovi il giusto feeling. Ho iniziato a chiedermi se valesse la pena continuare e fare sacrifici. Così all’ennesimo infortunio, in attesa dell’esito dell’esame mi sono trovata seduta su una panchina al centro di Bolzano ed ho iniziato a pensare. Lì ho preso la decisione: se l’infortunio fosse state grave, mi sarei iscritta a medicina. Da lì ho iniziato a studiare in vista dell’esame di ammissione, facendo nel frattempo un’altra stagione. All’esame erano presenti 3600 persone per appena 400 posti, ma sono riuscita ad entrare dopo aver studiato tantissimo, anche grazie alla disciplina che lo sport mi ha insegnato. Una volta entrata alla facoltà di Innsbruck, ho sentito di avere meno motivazioni per lo sci di fondo. Proprio in quel periodo ho incontrato Haga in allenamento a Dobbiaco e in quell’occasione mi ha fatto capire che avrei dovuto lasciare, dicendomi che o sei motivata al cento per cento o a questo livello non hai chance. Le sue parole mi hanno aiutata molto, ho capito di avere delle alte qualità da sfruttare in una vita fuori dallo sport, nella quale togliermi tante soddisfazioni».

Così è stato ed è proprio questo che Debora Agreiter vuole dire ai più giovani: «Nello sci di fondo, se i risultati non arrivano, puoi andare fuori di testa e ti senti completamente perso. Durante la mia carriera ho avuto una crisi personale, perché avevo investito tutto nello sport e mi sentivo di essere stata sconfitta. Ecco, ci tengo a dire ai più giovani di non sentirsi mai così, non credere che sia tutto perso se non si ottengono risultati, non sentirsi dei perdenti. Voi non siete i risultati che ottenete, non guardatevi così. Capire questo mi ha aiutata tantissimo, ho visto che la vita non era solo lo sport, che potevo fare altre cose e non avevo perso. Oggi penso che se avessi sempre avuto un piano B nella mia testa, avrei affrontato anche le gare con maggiore tranquillità, forse pure gli allenamenti. Avrei dovuto capire che non tutto dipendeva da me, che avrei potuto influenzare tanto ma non tutto e avrei dovuto così tenere aperta un’altra porta se le cose fossero andate male. Ciò mi avrebbe permesso di affrontare le gare con maggior leggerezza, una cosa che può aiutare ad ottenere risultati migliori. Bisogna avere pazienza, saper aspettare quando le cose non vanno, non farsi abbattere dai risultati, riuscire a pensare anche ad altro senza stare lì a chiedersi cosa si sta sbagliando. Se vedi le norvegesi, tante studiano mentre portano avanti l’attività sportiva. Questo aiuta anche a togliersi un po’ di pressione di dosso, altrimenti il rischio è di pensare che al di là del risultato non ci sia più nulla».

Agreiter è anche convinta che uno sportivo sia poi avvantaggiato nello studio. «Sono riuscita ad entrare a Medicina superando il test d’ingresso pur essendo ormai passati sette anni dalla maturità. Se ce l’ho fatta io, possono riuscirci anche gli altri. Essere sportivo aiuta, l’ho visto negli esami che ho fatto, ai quali ho avuto un altro approccio rispetto agli altri studenti. Le mie colleghe spesso notano che ho bisogno di studiare meno a lungo per riuscire a fare le cose per bene. Da sportivo puoi saper gestire meglio la pressione, puoi affrontare un esame come se preparassi una gara. È un vantaggio rispetto agli altri».

Ora l'altoatesina ha una grande serenità, ha ammesso di essersi goduta anche la vita universitaria soprattutto all’inizio, concedendosi qualche strappo alle regole dopo tanti anni di rigorosa disciplina. Ora è tornata però a fare tanto sport tra sci di fondo a Seefeld, sci alpinismo, corsa, bici e camminate in montagna, un modo per staccare dagli studi. «La cosa incredibile è che mi sento più in forma oggi rispetto agli ultimi anni di carriera. Sto molto meglio, riprovo tanto piacere a fare queste cose. Ho imparato tantissimo dai periodi negativi. Posso essere orgogliosa di me, ho capito che la vita non è soltanto sport e risultato, ma offre tante altre possibilità. Per questo ai giovani voglio dire: “Tenetevi un piano b, la vita non finisce con la carriera sportiva”».

Qual è oggi l’obiettivo di Debora Agreiter? «Diventare un paramedico ed operare degli interventi con l’elicottero. Un po’ di action mi è rimasta (ride, ndr)».

 

Giorgio Capodaglio

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