Biathlon - 26 settembre 2022, 18:01

Biathlon - Stina Nilsson a Fondo Italia: "Sono ossessionata dalle sfide ed è stato importante avere la consapevolezza di non essermi guadagnata il posto per il mio passato"

Biathlon - Stina Nilsson a Fondo Italia: "Sono ossessionata dalle sfide ed è stato importante avere la consapevolezza di non essermi guadagnata il posto per il mio passato"

L’avevamo incontrata per l’ultima volta nel marzo 2019 a Seefeld, quando con una frazione gestita in maniera magistrale, aveva poi stampato sul traguardo Therese Johaug, al termine di uno sprint finale dall’esito scontato, ma conquistato grazie alla caparbietà con cui aveva retto il disperato attacco della norvegese sull’ultima salita, uno di quegli strappi che hanno spesso mietuto vittime. Quel giorno Stina Nilsson si era guadagnata in pista il titolo di “stella del Mondiale” proprio insieme alla campionessa norvegese, conquistando due ori (staffetta e team sprint) e un argento nella sprint a skating. Il valore di quei risultati andava però oltre il colore delle medaglie conquistate, perché Stina Nilsson arrivò all’evento iridato dopo un brutto infortunio muscolare accusato poche settimane prima a Otepää. Addirittura la sua presenza in Austria era in forte dubbio e ad occhi attenti era chiaro che nella sprint iniziale fosse giù di condizione, le mancasse quell’esplosività nei muscoli delle gambe che le aveva regalato tante vittorie in carriera e il titolo olimpico, solo un anno prima, ma in tecnica classica, a Pyeongchang.
Stina Nilsson ha però una dote cara a tanti campioni, la capacità di esaltarsi quando una sfida è molto complicata e la ragione porta da un’altra parte, così allora andò oltre ogni più rosea aspettativa.

Ed eccola oggi la biatleta Stina Nilsson, tre anni e mezzo dopo, mentre fuori dal Dolomiti Apart & Rooms ci accoglie con un sorriso, mentre il vento le scompiglia i capelli. Oggi, come allora a Seefeld, Nilsson è alle prese con una sfida difficile, complicatissima, per molti proibitiva, ma non per lei, forte delle sue convinzioni e di quella determinazione che oltre a regalarle tanti successi nello sci di fondo, l’ha già spinta a salire sul podio in Coppa del Mondo anche nel biathlon, soltanto alla sua seconda stagione, smentendo i dubbiosi. A differenza di allora, però, Stina non ha dovuto solo accettare la sfida e rimboccarsi le maniche, l’ha voluta e cercata, ma ancora una volta, almeno fin qui, la sta vincendo.

Buon pomeriggio Stina. Iniziamo dal raduno di Passo di Lavazè. Com’è andato?
«È la prima volta che mi sono recata qui a Lavazè e devo dire che mi è piaciuta tantissimo questa località. In particolare ci tengo a sottolineare di essere felice di essere stata ospite di questo albergo, nel quale abbiamo trovato un’albergatrice veramente gentile. Ovviamente l’allenamento sta andando molto bene, anche perché mi piace allenarmi in quota».

Per te non è però la prima volta in Val di Fiemme, dove hai gareggiato tante volte nello sci di fondo. Qual è il ricordo più bello legato a questa località?
«È particolarmente bello il fatto che alle tue spalle ci sia una stele celebrativa dedicata proprio al Mondiale in Val di Fiemme del 2013, che fu il mio primo evento iridato. Questo rappresenta un gran bel ricordo per me. Quello più bello è però legato al Tour de Ski del 2017, quando passai la linea del traguardo in cima al Cermis in terza posizione».

Passiamo al presente. Sei migliorata tanto nel corso della passata stagione, fino a salire per la prima volta sul podio individuale a Kontiolahti. Cosa ha significato per te quel risultato?
«Quello di Kontiolahti è stato un momento molto importante per me. Ho sempre sentito che questa fosse la decisione giusta da prendere (passare dallo sci di fondo al biathlon, ndr). Sono ossessionata dalle sfide e quando ho sentito che non ne avrei potute averne altre stimolanti nello sci di fondo, ho capito di essere pronta per fare qualcosa di nuovo. Quando ho ottenuto il mio primo podio a Kontiolahti ero così felice, è stato come se avessi ricominciato da capo con lo sci di fondo ma con più gusto».

Eri presente alle Olimpiadi di Pechino, ma non sei stata selezionata per alcuna gara. Puoi raccontarci questa esperienza in “panchina”?
«Mi sentivo bene a Pechino, ovviamente sognavo di essere una delle atlete selezionate per gareggiare, ma posso comprendere benissimo che Johannes (Lukas, ndr) e gli altri tecnici non avessero di fronte a loro delle scelte facili da compiere, perché ogni atleta che si è presentata sulla linea di partenza se lo è pienamente meritato. Sono solita dire che c’è il tempo giusto per ogni cosa e allora ho pensato che per me il tempo giusto per gareggiare alle Olimpiadi non fosse a Pechino. Così ho raccolto tanta energia e spirito positivo da quella situazione e sono riuscita a metterle in pista alcune settimane dopo a Kontiolahti».

Quanto è importante per te allenarti con un team così competitivo e addirittura aver iniziato la tua carriera nel biathlon all’interno di quella che forse è la squadra più forte al mondo? È stato anche difficile?
«I primi mesi sono stati davvero difficili per me, anzi direi proprio tutto il primo anno, perché credo ci siano tante differenze nell’allenamento tra biathlon e sci di fondo. Il primo anno è stato di apprendimento, anzi sono anni di apprendimento, in quanto sto ancora imparando. Credo sia davvero bello fare parte di questa squadra, ma allo stesso tempo è anche una bella sfida. Come ho già detto in precedenza, però, mi piace tanto accettare le sfide. Credo che in squadra ci sia uno spirito positivo e veramente ci spingiamo l’una con l’altra in ogni allenamento per diventare più forti».

Per un’atleta che arriva dallo sci di fondo, quanto è stato importante avere la consapevolezza di essersi guadagnata un pettorale in Coppa del Mondo nella squadra che è oggi probabilmente la più forte?
«Si, ho dovuto lottare e devo ancora lottare tanto per guadagnarmi il posto in Coppa del Mondo, perché in Svezia ci sono davvero tante atlete molto competitive. Ci tengo a dire che desidero sempre tanto guadagnarmi questo posto, ma allo stesso tempo non voglio averlo solo perché sono stata una forte sciatrice di fondo, bensì voglio ottenerlo perché sono forte nel biathlon. Quindi per me è stato importante avere la consapevolezza di non essermi guadagnata il posto solo grazie al mio passato da fondista».



Quando sei passata al biathlon, molti appassionati e addetti ai lavori immaginavano che avresti fatto subito la differenza sugli sci. In realtà nella prima stagione non è stato così. Hai trovato difficoltà nell’adattare la tua tecnica di sciata al biathlon? Se si, quali?
«Credo che nello sci di fondo e nel biathlon ci siano proprio due modi diversi di sciare. In particolare non è stato semplice per me, in quanto la mia parte migliore nello sci di fondo era la tecnica classica. Mi sono dovuta adattare poi anche alla carabina, perché portando dei chili extra sulla schiena, devi avere maggiore forza sulle gambe per sopportarli, quindi anche la tecnica è un po’ differente. Alla fine è come se guardi il calcio e la pallamano, sono due sport differenti, nonostante ci siano delle somiglianze in alcuni punti. Insomma per me è stato come dover imparare di nuovo a sciare».

Ricordo che dopo il 2019, molti ti indicavano come principale avversaria di Therese Johaug per la Coppa del Mondo, ma proprio in quel momento tu stavi già maturando l’idea di passare al biathlon. È una scelta che mi ha stupito e mi incuriosisce. Perché l'hai fatta proprio in quel momento?

«Ho sempre visto il biathlon in televisione, mi ha sempre interessato. Alle Olimpiadi di Pyeonghang guardavo l’arena del biathlon e sapevo che un giorno avrei dato un’opportunità a questa disciplina, ma non sapevo quando ciò sarebbe successo. Dopo Pyeongchang e Seefeld, quando tutto era stato perfetto per me e avevo ottenuto dei risultati splendidi di cui vado orgogliosa, mi sono detta che era il momento di chiudere un capitolo della mia vita e iniziarne uno nuovo. Quindi per me è stata una scelta davvero facile, perché sono una persona che spesso prende le decisioni di pancia e non fa qualcosa che non vuole al cento per cento, Ora è il momento in cui voglio fare biathlon e lo sto facendo impegnandomi al cento per cento».

Da pochi mesi è passata al biathlon anche una tua vecchia avversaria nello sci di fondo, con la quale hai anche condiviso il podio nella team sprint di Seefeld, Anamarija Lampic. Hai qualche suggerimento per lei?
«Non vedo l’ora di affrontarla in gara, sono stata davvero felice quando ho letto che anche lei aveva intenzione di passare al biathlon. Non credo però di poter essere nella posizione di darle alcun suggerimento, perché io stessa mi sento ancora nuova in questo sport. Posso solo essere contenta di incontrarla di nuovo in pista e sono convinta che ci divertiremo ad affrontarci»

Qual è l’obiettivo per la prossima stagione? Stai lavorando su qualcosa di nuovo?
«No. Dopo l’ultima stagione abbiamo valutato che la mia curva di crescita è ancora in salita, quindi abbiamo deciso di continuare sulla stessa strada, seguire la stessa filosofia di allenamento. Per questo motivo stiamo facendo cose simili rispetto agli anni precedenti. L’obiettivo per la stagione? È semplicemente sciare veloce e sparare nel modo migliore possibile».

Giorgio Capodaglio

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