Biathlon - 24 novembre 2022, 20:43

Biathlon - Klaus Höllrigl alla vigilia della stagione: "Credo nel lavoro che abbiamo fatto; mi auguro che gli atleti mi mettano in difficoltà"

Biathlon - Klaus Höllrigl alla vigilia della stagione: "Credo nel lavoro che abbiamo fatto; mi auguro che gli atleti mi mettano in difficoltà"

Ancora pochi giorni e sarà il momento della partenza ufficiale della stagione 2022/23 del biathlon, che per Klaus Höllrigl sarà diversa dalle abitudini. Dopo tanti anni in pista e al poligono, da atleta prima e allenatore poi, il quarantaduenne della Val Martello la vivrà da direttore agonistico, senza trovarsi dietro al cannocchiale a dirigere i suoi atleti. Un ruolo più organizzativo, ma anche di grande responsabilità, che ha affrontato con la solita passione e senza alcun timore, portando subito idee proprie e novità interessanti.

Dopo lunghi mesi di preparazione, alla vigilia delle prime gare ufficiali di Coppa del Mondo e IBU Cup, lo abbiamo contattato per conoscere le sue aspettative, ma anche per comprendere meglio come la squadra italiana sarà organizzata in questa stagione.

Buon pomeriggio Höllrigl. Qual è il suo stato d’animo a pochi giorni dal via della stagione? Da direttore agonistico prova emozioni diverse rispetto agli anni passati da allenatore?
«Certamente la vivo in maniera diversa, perché da allenatore questa fase è piuttosto stressante, in ogni allenamento noti qualcosa, cerchi di correggere alcuni particolari, hai sempre qualche dubbio da risolvere. Da direttore agonistico, invece, sai che il lavoro è stato già fatto e aspetti il via delle gare, ovviamente con tensione, ma senza quei dubbi che ti poni da allenatore. Personalmente posso dire che le cose sono andate come speravo, sono convinto che abbiamo lavorato nel modo giusto.
Sono quindi più tranquillo, ho osservato le cose da fuori e sono contento di ciò che ho visto. So che entrambi i gruppi stanno bene. Ovviamente qualche piccolo problema ancora c’è, ma è normale in questa fase e da una parte anche meglio, in quanto fa tenere alta la concentrazione».
 

L’idea di formare due ampi gruppi divisi per genere ha portato i risultati che si aspettava?
«Si, credo che abbia funzionato, anche se ovviamente solo ad aprile potremo dire se è stato veramente così, quando vedremo i risultati ottenuti. Alla fine sono questi ultimi a darti ragione o meno. Personalmente posso dire che la preparazione è andata proprio come avevamo programmato. L’idea di strutturare le squadre in questa maniera ci ha permesso di fare le cose come volevamo in primavera. Diciamo che se tornassi indietro nel tempo, rifarei le stesse scelte».

A causa dei problemi con la neve ed organizzativi, avete dovuto decidere di non partecipare alle competizioni di Sjusjøen. Crede che arrivare al via della stagione senza aver disputato alcuna gara possa essere uno svantaggio?
«Probabilmente ciò potrebbe rivelarsi un piccolo svantaggio nelle gare di Kontiolahti. Le competizioni di Sjusjøen ed Idre avevano un livello molto alto, la presenza della tv, un bel pubblico, tutto molto vicino a una gara di Coppa del Mondo, quindi l’ideale per rompere il ghiaccio con le gare e arrivare un pelino più preparati al via della stagione. Alla fine, però, non è ci è stato possibile partecipare, perché lì non avremmo potuto allenarci né prima né dopo le competizioni.
Non sono preoccupato, credo che i nostri atleti più anziani abbiano l’esperienza giusta per gestire la situazione, mentre i giovani sanno di avere tempo. E poi, non è detto: nel 2020 non partecipammo ad alcuna competizione pre-stagionale, ma Doro vinse la prima gara».


Qual è lo stato di salute della squadra di Coppa del Mondo?
«Luki (Hofer, ndr) è un po’ un caso a parte, perché ha ancora questa infiammazione e dobbiamo gestirlo bene prima di portarlo a Kontiolahti. Il resto del gruppo è in buone condizioni. In Norvegia, ho visto Wierer, Vittozzi, Giacomel e Bionaz muoversi davvero molto bene. Quanto siano veloci lo vedremo solo alle prime gare, però in pista mi sono piaciuti. Gli altri non sono lontani, quindi se i forti dovessero avere il livello che mi aspetto, vorrebbe dire che anche gli altri potrebbero fare bene».

Cosa chiede ai giovani della squadra?
«A loro chiedo solo di prepararsi al meglio e tirare fuori il massimo da sé stessi, al di là del fatto che partano in IBU Cup o Coppa del Mondo. Devono cercare di sfruttare questi quattro mesi invernali per crescere e fare passi avanti.
Sono giovani, ma non abbiamo tempo da perdere, la loro crescita deve essere l’obiettivo principale. Ai più esperti non chiedo risultati nello specifico, ma da loro mi aspetto un bel biathlon. Se lo fanno, sono convinto che arriveranno anche dei buoni risultati».


Nella passata stagione abbiamo visto più volte atleti e atlete scendere in IBU Cup oppure fare il percorso inverso. Dobbiamo aspettarci qualcosa del genere anche quest’anno, oppure bloccherete le squadre per il primo trimestre?
«Abbiamo scelto un blocco di atleti per la tappa di Coppa del Mondo in programma a Kontiolahti e per quella di IBU Cup di Idre Fjäll, per poter sfruttare al meglio l’ultimo periodo di preparazione, permettendo agli atleti e alle atlete di concentrarsi soltanto sull’allenamento, senza distrazioni. Abbiamo scelto i convocati in base a ciò che avevamo visto nel corso dell’estate.
Dopo Kontiolahti, potrebbero anche esserci dei cambiamenti oppure no, vedremo dalle prestazioni sia di chi sarà in Coppa del Mondo che di coloro che gareggeranno in IBU Cup.
Ripeto però quanto detto già in precedenza: per i giovani non è importante dove gareggiano, perché non ci si annoia mai né in Coppa del Mondo né in IBU Cup, ma devono solo pensare ad affrontare le gare con il giusto approccio. Se chi è in IBU Cup dovesse fare prestazioni di alto livello, potrebbe allora essere chiamato in Coppa del Mondo, altrimenti continuerebbe in IBU Cup dove è più facile crescere e lavorare su sé stessi.
L’augurio che posso farmi è di dover fare delle scelte difficili, perché ciò vorrebbe dire che stanno arrivando buoni risultati. L’obiettivo è proprio di avere una squadra di IBU Cup così competitiva da spingere per salire e mettere pressione a coloro che sono in Coppa del Mondo. Ciò avrebbe solo risvolti positivi, perché spingerebbe chi è sopra a non addormentarsi mai, mentre chi gareggia in IBU Cup potrebbe arrivare in Coppa del Mondo con maggiore autostima».


Nella tappa di Idre Fjäll non avete riempito tutti i pettorali. Lo farete nelle prossime occasioni? Ci sarà spazio anche per coloro che sono fuori squadra?
«In Val Ridanna cercheremo di riempire i pettorali. Sicuramente uno lo avrà la Fedi (Federica Sanfilippo, ndr). Lì sono in programma tre gare e possiamo valutarla per bene, per capire come andare avanti con lei. Per chi fa bene ci sarà spazio e ciò ovviamente vale anche per lei. In Val Ridanna il livello sarà molto alto perché anche le altre nazionali testeranno i propri atleti, quindi se dovesse comportarsi bene anche per lei le porte della Coppa del Mondo si aprirebbero.
Per quanto riguarda i pettorali, l’idea è sempre quella di riempire i posti che abbiamo, ma bisogna farlo considerando sempre il livello degli atleti, senza far fare loro il passo più lungo della gamba. Io ovviamente mi auguro che i più giovani mi spingano a riempirli, vorrebbe dire che il livello medio si sta alzando».


Com’è stato il suo rapporto con la FISI in questi primi mesi?
«Sento da parte della FISI la voglia di dare a tutti noi quello che serve per poter lavorare bene oggi e nei prossimi anni. La Federazione ci ha messo a disposizione tutto quello che abbiamo chiesto. Per questo motivo voglio ringraziare il presidente Roda e tutto il suo staff. Non c’è stata una sola cosa che non ci è stata concessa. Ciò è importante, perché abbiamo potuto fare tutto quello che avevamo programmato. Penso fosse difficile ricevere un sostegno maggiore».

Giorgio Capodaglio

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