Combinata - 24 febbraio 2023, 15:34

Combinata Nordica - L'emozione di Gianmoena: "Sono stati quattri anni duri; sono caduta, mi sono rialzata e adesso sono finalmente qui"

Combinata Nordica - L'emozione di Gianmoena: "Sono stati quattri anni duri; sono caduta, mi sono rialzata e adesso sono finalmente qui"

PLANICA - È emozionata Veronica Gianmoena, al termine della Gundersen femminile del Mondiale di Planica, che ha chiuso al 17° posto, la trentina del CS Carabinieri si lascia andare, toglie quella corazza che è stata costretta a costruirsi addosso di fronte all’ingiustizia delle sfortune e delle tante difficili sfide che ha dovuto affrontare, e si lascia travolgere dalle emozioni di chi si è finalmente liberata di un incubo e ha vissuto il primo Mondiale della sua carriera da combinatista.

Un Mondiale che purtroppo le era stato tolto a Oberstdorf a causa di un infortunio subito in allenamento, non l’unico della sua carriera. Poche atlete meritavano più di Gianmoena di essere qui in Slovenia. «Mi emoziono se ripenso a tutto ciò che ho passato – afferma mentre qualche lacrima scende sul suo viso, solitamente sereno e sorridente – è stato un calvario, per me è sato come dover scalare una montagna. Sono stati quattro anni duri e nessuno sa cosa ho passato, a parte me e la mia famiglia, ma sono arrivata qui insieme a loro e ce l’ho fatta. Sapere che la mia famiglia era in mezzo al pubblico mi ha dato tanta tranquillità e questo è ciò che mi è piaciuto di più. Di solito si è agitati prima di queste gare, si vuole fare meglio perché ci sono gli altri, invece ero tranquilla sapevo cosa dovevo fare e volevo solo divertirmi. Come ho detto dopo la fase di salto, ho voluto un po’ strafare, ci sono ancora degli aspetti tecnici che spero e voglio migliorare in vista della mixed team perché ci tengo tanto per me e per la squadra. Dall’altra parte ce l’ho fatta, mi sono tolta un macigno che pesa quattro anni».

Messe da parte le emozioni, Gianmoena commenta poi la sua gara: «Mi reputo soddisfatta a metà. Sapevo di non poter ambire chissà a quali risultati dopo la prova di salto, anche se i distacchi erano più contenuti rispetto alla Coppa del Mondo. Nel fondo, dovevo solo sciare bene e fare la mia gara. Purtroppo nel primo giro sono caduta sull’ultima curva prima di tornare qui nello stadio, quindi mentalmente è stata dura sapendo che avevo Daniela (Dejori, ndr) alle spalle che sarebbe arrivata come un treno. Subito dopo ho pensato anche alla sprint di ieri, a quanti sono caduti e si sono rialzati. Questo era ciò che dovevo fare e ho cercato di chiuderla al meglio. Ho saputo che è caduta anche Gyda (Westvold Hansen, ndr). Che dire, le migliori cadono e si rialzano. Ora però testa alla mixed team, voglio dare il mio miglior contributo alla squadra».

Ci saluta sorridendo Veronica e siamo felici per lei, perché è sempre stata capace di trasmettere serenità alle persone attorno, anche a Oberstdorf, quando venne a fare il tifo per le compagne, ancora infortunata ma con tanta voglia di stare vicino alla squadra. Anche allora sorrideva, scherzava, forte di quella corazza che si era costruita addosso, di cui oggi non ha più bisogno.

Giorgio Capodaglio

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