Biathlon - 25 settembre 2023, 18:00

Biathlon – Dall'hockey ghiaccio alle sessioni di caccia con papà e nonno, fino alla prima top 10 in Coppa del Mondo. Ora, Tuomas Harjula sogna la medaglia olimpica per la sua Finlandia

Fondoitalia.it ha incontrato il giovane e talentuoso biathleta finlandese Tuomas Harjula che ci ha parlato della nouvelle vague del biathlon maschile, dei cambiamenti che sta apportando alla sua tecnica di tiro e della situazione del biathlon in Finlandia.

Courtesy Tuomas Harjula

Courtesy Tuomas Harjula

Nel biathlon finlandese, il secolo che stiamo vivendo è caratterizzato da un’ordinata alternanza di cicli divisi fra i due sessi, che hanno mantenuto attiva la popolarità della disciplina fra il pubblico e portato buoni successi nella nazione da poco tempo guidata dal conservatore Petteri Orpo.

Agli inizi degli anni 2000, furono gli uomini ad avere i maggiori successi col duo Paavo Puurunen in primis e Vesa Hietalahti alla sua ruota, capaci di conquistare varie medaglie a livello di Campionati del Mondo e qualche successo e podio in Coppa del Mondo. Dopo il loro ritiro, nella decade successiva il testimone fu passato alle ragazze con Kaisa Mäkäräinen in prima fila, seguita da Mari Eder nelle poche occasioni nelle quali il suo tiro fu all’altezza del suo solitamente sempre veloce sci di fondo. Per molte stagioni, su tutte, le tre nelle quali Kaisa vinse le sue tre sfere di cristallo, la donna di Ristijärvi portò il biathlon finlandese a livelli mai visti in precedenza con ascolti TV superiori anche allo sci di fondo.

Ora col ritiro di Kaisa, tre stagioni fa, e di Mari lo scorso Marzo, tutti i riflettori sono di nuovi puntati sui ragazzi che sono di nuovo protagonisti in questa nouvelle vague sinivalkoinen, che con l’ingaggio del nuovo coach norvegese Erik Bartlett Kulstad mira a riportare una medaglia olimpica nella terra dei mille laghi. Medaglia olimpica che nel biathlon manca a livello individuale da Nagano 1998 con il bronzo ottenuto nella sprint dal nativo di Tuusula Ville Räikkönen, cugino dell’ex pilota Ferrari Kimi. Invece, a livello di staffetta, nel tempo delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, saranno cinquanta gli anni di assenza del Team Suomi dal podio olimpico. Bisogna difatti tornare a Innsbruck 1976 per ritrovare la squadra di biathlon finlandese a medaglia, con l’argento conquistato in staffetta da un quartetto che aveva nel mitico Heikki Ikola il suo leader indiscusso. Per il più grande biathleta finlandese della storia fu quello il terzo argento olimpico in carriera.

Ma tornando ai tempi nostri, già da un paio di stagioni si sta assistendo ad un progressivo e costante avvicinamento di sempre più ragazzi finlandesi verso le posizioni di vertice a livello individuale, a squadre e a livello junior. Il capofila di questa nuova generazione e sicuramente Tero Seppälä che da un paio d’anni sta sempre più flirtando con le posizioni da podio in Coppa del Mondo. Chi segue a ruota Tero è il venticinquenne, anch’esso nativo di Tuusula, Tuomas Harjula già nella top ten lo scorso Dicembre a Le Gran Bornand. Di tre anni più giovane di Tuomas, l’altro talento in grande ascesa è il biondo che abbaglia, Otto Invenius. Meno preciso e più discontinuo di Tuomas, Otto vanta comunque un passo sugli sci che al momento non ha eguali nel team finlandese.

In prospettiva, chi presumibilmente contenderà il quarto posto nella staffetta olimpica al veterano Olli Hiidensalo è il diciannovenne Arttu Heikkinen. Il teenager di Kuopio, già a medaglia a livello di Mondiali Youth dispone del pacchetto completo: buone percentuali, veloce al tiro e sugli sci e con la giusta testa e mentalità per emergere ed in seguito rimanere nei top names del biathlon.

Parecchia acqua è passata lungo i numerosissimi laghi e fiumi che caratterizzano il suo territorio, da quando il team finlandese di biathlon poteva disporre di un simile potenziale e con possibilità di podi e medaglie come l’attuale gruppo maschile ora possiede, ben condotto dal coach scandinavo Kulstad. Concrete possibilità di medaglia e di riportare il biathlon finlandese nelle prime pagine di giornali e media come nei bei tempi di Mäkäräinen, che viene confermato da uno dei suoi più attivi componenti, il giovane Tuomas Harjula stesso:”Direi che ora nella squadra finlandese di biathlon maschile, abbiamo un grande impulso rispetto a qualche stagione or sono. Lo scorso anno abbiamo portato nei migliori quaranta, anche quattro atleti in alcune gare, questo è un grande passo avanti se paragonato solo a 3/4 stagioni fa quando il biathlon era prevalentemente femminile mentre noi i ragazzi faticavamo parecchio. Con Tero che ha interrotto questo magro periodo in campo maschile, ora noi ragazzi lo stiamo seguendo a ruota e cerchiamo di migliorare il nostro livello stagione dopo stagione. In campo maschile stiamo creando un gruppo davvero bello ed unito. Ad esempio Arttu e Otto sono davvero talentuosi anche se ancora così giovani. Otto Invenius ha già fatto ottime gare alla fine della scorsa stagione e penso che Arttu sarà davvero bravo nelle prossime annate agonistiche. Finora non abbiamo ottenuto ancora medaglie o podi anche se Tero ci è stato così vicino in alcune gare, ma penso che sia solo questione di tempo il vedere un biathleta finlandese sul podio in Coppa del Mondo o con una medaglia al collo. In proiezione staffetta olimpica, abbiamo già dimostrato l’anno scorso che possiamo lottare con le altre grandi nazioni per essere tra le prime cinque. È davvero difficile battere potenze come Norvegia, Francia o Germania e forse la Svezia. Ma se una di queste nazioni non dovesse avere la loro giornata migliore, nelle stagioni future potremo lottare per il podio. Ci sono alcune possibilità per noi guardando a Milano Cortina 2026.”

Come detto, nativo della sportiva cittadina di Tuusula, comune di circa quarantamila abitanti posto poco più a nord della famosa località di Vantaa che ospita il principale aeroporto nazionale e quindi ben collegata sotto ogni ambito con la capitale Helsinki, “Tumppi”, come viene soprannominato dai compagni di squadra, è un atleta che dopo la sua difficile seconda stagione in Coppa del Mondo, lo scorso anno ha fatto, specialmente nella prima metà di stagione, un grande step in avanti, diventando anche il miglior finlandese in Coppa del Mondo. Da poco venticinquenne, Tuomas è un biathleta completo che al massimo della condizione psico-fisica potrà nelle prossime stagioni lottare per la top ten in tutte le gare di Coppa del Mondo. Se a Le Grand Bornand, lui ha ottenuto il suo miglior piazzamento in Coppa, è nel precedente inseguimento di Hochfilzen dove il rappresentante del Tuusulan Voima-Veikot ha recuperato dalla quarantunesima piazza della sprint fino al quattordicesimo posto, che si è visto tutto il potenziale del ragazzo che ora vive e si allena principalmente a Vuokatti. Potenziale espresso con il venti su venti ottenuto nel sempre complicato poligono tirolese, con la sua rapidità nello sparare e dal suo buon passo sugli sci stretti.

In patria “Tumppi” è da tutti considerato come il figlio perfetto che tutte le mamme vorrebbero avere, il fidanzato ideale che tutte le ragazze desidererebbero poi sposare e il fidato amico che mai ti tradirà e sempre sarà al tuo fianco in caso di bisogno. Ragazzo pacato e molto riflessivo che usa le parole con parsimonia ma sempre inquadrando il centro focale della situazione, come lui stesso si descrive :”In generale sono un ragazzo tranquillo che ama trascorrere del tempo nella natura facendo tante passeggiate e attività all'aria aperta in parallelo alla mia professione ed allenamenti nel biathlon. Mentre fuori dalla nostra comunità di biathlon, mi piacerebbe essere considerato un amico leale e qualcuno che sia facilmente accessibile per le altre persone. Nel biathlon posso essere un po’ di cattivo umore quando le cose non vanno come avrei voluto al poligono le mie percentuali al tiro non sono al livello nel quale vorrei essere. Quindi in quelle situazioni posso essere davvero arrabbiato con me stesso.”

Come hai iniziato con il biathlon? Da adolescente hai ottenuto anche buoni risultati nello sci di fondo nei Campionati giovanili “Hopeasompa” in Finlandia.

“Ho iniziato con il biathlon quando avevo dodici anni, prima non praticavo agonisticamente sci di fondo o altri sport di resistenza. In precedenza giocavo ad hockey su ghiaccio, calcio e come tutti i ragazzini finlandesi facevo sci di fondo solo durante le vacanze o qualche volta durante i weekend in inverno, ma solo per divertimento. Mio padre e mio nonno andavano spesso a caccia, quindi le armi erano familiari nella mia famiglia a quel tempo. Così a dodici anni ho iniziato con il biathlon allenandomi con il mio sci club a Tuusula, all'inizio in parallelo con l'hockey su ghiaccio, ma ho notato che ero abbastanza bravo nello sparare e cosi in breve tempo, il mio interesse per l'hockey è svanito insieme al fatto che mi piaceva di più lo sport individuale rispetto a quello di squadra. Ho scoperto che questa differenza concettuale era a me più gradita. Ho sciato anche nel fondo nei Campionati giovanili finlandesi Hopeasompa quando avevo 15-16 anni con buoni risultati anche nella tecnica classica che era solo la seconda volta che facevo gare in classico in una competizioni ufficiale. Ma ovviamente lo skating era il mio stile migliore. ”

Avevi un buon ambiente e allenatori preparati nella tua Tuusula?

“Penso che all'inizio, quando ero giovane, avevamo ottimi allenatori coi quali facevamo anche diversi training camp in tutta la Finlandia. A Tuusula eravamo un grande gruppo di ragazzi che praticavano biathlon e anche Jaakko Ranta è di Tuusula e ci siamo allenati tanto assieme e abbiamo fatto tante gare insieme in tutti questi anni. Poi, quando ho iniziato la scuola superiore, mi sono trasferito qui a Vuokatti per frequentare il Liceo sportivo dove vi sono strutture, coach e programmi migliori per il biathlon.”

Poi hai gareggiato sia negli Youth che nella categoria Junior ai Mondiali con risultati piuttosto buoni. Come ricordi quegli anni? Eri bravo ma non quanto lo sei adesso.

“Penso di aver ottenuto dei buoni risultati in quelle due categorie nelle competizioni iridate, ma sentivo di non aver mai sfruttato appieno il mio potenziale in quel periodo. Ho sempre pianificato di raggiungere la piena forma in inverno ma la stagione degli allenamenti non è quasi mai stata così buona come volevo, anche se la mia salute non ha avuto particolari problemi. Ma per vari motivi durante la settimana di quel grande evento non ho espresso il mio pieno potenziale. Le mie percentuali sono sempre state buone, ma lo sci non è stato altrettanto buono.”

Passato senior, la tua carriera ha avuto un costante aumento di rendimento in Coppa del Mondo tranne durante la stagione olimpica. Hai capito le ragioni della tua brutta stagione ‘21-22?

“Ripensando a quella stagione, penso di aver avuto un'ottima stagione l'anno precedente nel mio anno da rookie in Coppa del Mondo. Al suo termine ho fatto l'errore di allenarmi ancora molto durante la post-season, non permettendo al mio corpo di recuperare come avrei dovuto durante la primavera. Ho praticamente ricominciato subito ad allenarmi dopo la fine della stagione precedente. E durante l'estate e l'autunno mi sono allenato piuttosto bene, ma la maggior parte delle volte mi sentivo stanco e non avevo la sensazione di migliorare durante i miei test estivi. Poi è subito arrivato il periodo invernale, ma il mio corpo non ha mai funzionato come volevo e l’intera stagione è stata davvero dura per me, con risultati molto al di sotto del mio potenziale, e sono stato costretto a smettere di gareggiare prima della fine della stagione a causa dei miei scarsi risultati. Per me è stata un'esperienza importante, un errore che ho imparato a non ripetere più nella stagione successiva.”

Invece, nella scorsa stagione hai iniziato molto bene ottenendo il tuo record personale con il 10° posto a Le Grand Bornand. Quel giorno il tuo tiro in piedi ha funzionato bene e il tempo sugli sci è stato tra i primi dieci.

“Sì, questo decimo posto nella mass start è stato il mio record personale finora in Coppa del Mondo, ma la settimana prima avevo disputato un’altra gara davvero buona, l'inseguimento a Hochfilzen che si è concluso con un venti su venti al poligono recuperando ben ventisette posizioni dopo la sprint. Ricordo con molto piacere quelle due gare perché erano risultati davvero importanti per il mio morale. Con quelle gare perfette è stato bello vedere che potevo lottare per le prime posizioni ed essere al livello dei big di Coppa, mantenendo un alto ritmo sia al tiro che nello sci.”

Pur con una buona fiducia in te stesso, per questa buona stagione scorsa, i Campionati del Mondo ad Oberhof sono stati per te, un po' come un otto volante. Quali sono i tuoi ricordi delle gare in Turingia?

“A parte le pessime condizioni della neve e le solite giornate nebbiose, a Oberhof in qualche modo la mia forma si è affievolita dopo i primi due mesi di competizioni durante i quali ho ottenuto buoni risultati. E i Mondiali sono iniziati davvero male perché sono caduto durante la sprint e ho rotto il fucile, Quindi la sprint, e di conseguenza l'inseguimento successivo, sono stati immediatamente compromessi. E per quanto riguarda le altre gare, quando la tua forma non è delle migliori è difficile ottenere i risultati che avevo fissato prima di quell’evento. Forse solo nella staffetta mista il mio rendimento è stato sui miei livelli standard.”

Lo scorso anno in Coppa del Mondo hai sparato con il 90% nel tiro a terra mentre in piedi con il 77%. Stai eseguendo particolari allenamenti specifici per alzare le tue percentuali anche nel tiro in piedi?

“Il tiro a terra mi viene davvero naturale, quindi ho avuto buone percentuali fin dall'inizio della mia carriera nel biathlon. Mentre il mio tiro in piedi non è altrettanto buono. In questa stagione sto cambiando qualcosa nella mia tecnica di tiro in piedi. Prima sparavo ai bersagli da sinistra a destra ma ora da questa preparazione estiva, all’opposto, inizio a sparare da destra verso sinistra e penso che questo cambiamento mi stia aiutando con il mio equilibrio perché con l'antica sequenza il mio peso non era uniformemente bilanciato sui due piedi. Cambiare sequenza mi aiuta ad avere un maggiore equilibrio del mio corpo. Ma con il tiro in piedi sto lavorando anche sul lato mentale, perché di solito in gara si spara in piedi mentre la gara è quasi finita e si è più stanchi e spesse volte sotto forte pressione. Quindi mi sto allenando simulando questa situazione di pressione cercando di avere condizioni simili nel mio corpo e nella mia mente.”

Niko Aapajärvi è il tuo personal coach di lunga data, mentre da due anni Erik Bartlett Kulstad è il capo allenatore della Finlandia. Ci puoi dire la differenza principale tra i due?

“Penso che Erik sia un tecnico giovane, molto motivato e che conosce bene il biathlon moderno. È molto professionale in tutti gli aspetti che riguardano il biathlon. Ora è il nostro allenatore della Nazionale e mi piace molto lavorare con lui. Conosco Niko dal 2013 ed è stato il mio allenatore anche durante i miei anni da junior nella nazionale finlandese, quindi lo conosco molto bene. Niko sa davvero cosa funziona durante gli allenamenti ed i miei training camp. Sa bene come spingermi ma è anche un amico sia per me e sia per tutti gli atleti junior. Ha una grande esperienza nel lavoro e nello sviluppo di biathleti in età youth e junior. Ora Niko sta lavorando con la squadra finlandese junior di sci di fondo ma sta ancora seguendo i miei programmi di allenamento quando non sono nei ritiri con la squadra nazionale.”

Hai qualche consiglio da dare alla Federazione Finlandese di biathlon per invogliare maggiormente i ragazzi finlandesi a fare biathlon?

“In Finlandia storicamente lo sci di fondo è sempre stato lo sport più seguito e praticato tra gli sport invernali. Quindi penso che per superare la loro popolarità dobbiamo in primis noi ottenere risultati migliori, quindi la nostra Associazione deve utilizzare i nostri buoni risultati per rafforzare l'immagine del biathlon in Finlandia. Un'altra idea è che dovrebbe esserci un accesso più facile alle strutture del biathlon per i ragazzi e la ragazze. Nel fondo bastano sci e bastoncini mentre nel biathlon c'è anchela carabina che non è così facile da acquistare per tutte le famiglie. Quindi aiutare finanziariamente le giovani generazioni sarà un primo buon passo. Un'altra cosa positiva sarà la costruzione di almeno uno o due stadi permanenti di biathlon nelle grandi città del sud della Finlandia come ad esempio Helsinki e Tampere. Se nel centro e nel nord della Finlandia le strutture sono sufficienti, nel sud, a parte la mia Tuusula ed Hämeenlinna i poligoni scarseggiano. Ciò aiuterà sicuramente ad attirare i ragazzini ad iniziare la nostra disciplina ed anche una legislazione più semplice nel concedere la licenza per allenarsi con la nostra arma, penso che migliorerà il numero di ragazzi e ragazze che iniziano con il biathlon.”

Che cosa ti piace di più del biathlon?

“Penso che il biathlon sia davvero impegnativo sotto molti aspetti, inoltre ci sono così tante cose che puoi migliorare giorno dopo giorno sia a livello fisico, mentale e tecnico. È un obiettivo infinito il cercare di migliorare e svilupparsi per raggiungere il tuo livello migliore. È uno sport così gratificante e la scorsa stagione l'ho provato io stesso mentre lottavo e sparavo con i migliori biathleti per le prime posizioni nell'ultimo poligono di tiro. Per me sono sensazioni indimenticabili. E quando riesci in quelle situazioni mentalmente impegnative è così gratificante. E' grazie al tiro che tu puoi vivere quelle entusiasmanti situazioni solo nel biathlon. Si possono avere situazioni impegnative anche nello sci di fondo, ma sicuramente non allo stesso livello del biathlon, quando l'ultimo poligono può cambiare ogni situazione con le medaglie che vengono assegnate solo alla fine.”

Alla fine della tua carriera sarai completamente soddisfatto se……?

“Per me la cosa più importante nel biathlon e nello sport in generale non sono le medaglie o i risultati che ottengo ma lo sviluppo personale e il dare sempre il 100% per migliorarsi allenamento dopo allenamento. Quando vedo che riesco a migliorare in un dato settore del biathlon è la cosa più soddisfacente. Ovviamente voglio ottenere ottimi risultati ed essere il migliore, ma alla fine se fosse solo questo ciò che importa sarei piuttosto triste. Il migliorarsi giorno dopo giorno fino al termine della mia carriera penso sia ciò che più mi motiva. ”

Paolo Romanò

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