Biathlon - 10 aprile 2024, 16:10

Tilda Johansson torna al biathlon, ma resterà lontana dalla nazionale: "Voglio poter essere allenatrice di me stessa invece di seguire un programma prestabilito"

photo credits - Deubert/IBU

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A causa di una lunga battaglia con sé stessa, entrata in un circolo vizioso tra mancanza di risultati e calo di motivazione, Tilda Johansson, vincitrice dell'IBU Cup nella stagione 2022/23, ha deciso lo scorso mese di gennaio di prendersi una pausa dal biathlon.

Il suo racconto di quel periodo buio è quello di una persona che va avanti più per dovere che per piacere, che dovrebbe essere il principio fondante dello sport ad alti livelli, che richiede non solo tante e energie fisiche e mentali importantissime per alimentare lo spirito di sacrificio che consente di stare per lunghi mesi lontani casa tra allenamenti e trasferte di gara .

"Dopo l'individuale in Italia (la Short Individual di IBU in Val Martello, ndr) ho avuto un crollo totale, ero così distrutta che non ce la facevo più. A quel punto non si trattava più di decidere se fermarmi e tornare a casa, ma solo di decidere quando prendere il volo. Credo di aver pianto dal traguardo fino a quando mi sono addormentata. Ho pianto per diversi giorni. Ho pianto perché era un tale sollievo che fosse finita. È stata ovviamente la decisione più difficile e triste che abbia mai preso, ma era anche la più ovvia" ricorda Johansson ad Aftonbladet.

Oggi, con il senno di poi, la 24enne ammette che sarebbe stato meglio non iniziare affatto la stagione. L'estate era stata complicata, prima da problemi alla schiena e poi da una caduta in bici durante un ritiro con la nazionale, che le aveva causato una commozione cerebrale. Nelle settimane di stop a seguito di quell'incidente, confessa, c'era la sensazione di essere nel posto giusto fuori dallo sport e anche solo l'idea tornare ad allenarsi le provocava crisi di panico. Tuttavia c'era qualcosa di più grande che l'ha spinta a non mollare: grazie alla vittoria in IBU Cup, Johansson aveva ottenuto un pettorale per la prima tappa di Coppa del Mondo a Östersund; l'idea di aprire la stagione davanti al pubblico di casa era stata più forte dei suoi timori, ma Johansson non è riuscita a godersi a pieno quell'esperienza.

"Non avrei dovuto iniziare affatto questa stagione. Lo sento qui e ora. Sono crollata, non ho fatto un favore a me stessa. Ma aspettavo Östersund da tutta l'estate. Ma non l'ho fatto per me, l'ho fatto perché nessuno rimanesse deluso da me perché poi mi sarei sentita in colpa e mi sarei sentita ancora peggio.  Può sembrare strano, ma per me è ovvio: è stata Östersund a farmi desistere dal prendere la decisione prima, già durante l'estate."

Aver messo la carriera in pausa, è servito a Johansson a ricaricarsi di energie mentali positive e, a fine stagione, la svedese ha anche preso parte ai Campionati Nazionali. Purtroppo un nuovo intoppo l'ha fermata di nuovo: due costole rotte hanno messo fine al nuovo inizio, ma il desiderio di tornare in pista la prossima stagione è rimasto intatto. Per farlo, però, ha deciso di restare al di fuori della nazionale, affidandosi ad un allenatore privato; decisione che, sebbene sia dettata dalla necessità di non essere imbrigliata in un programma "preconfezionato", potrebbe non essere ben vista in Svezia, considerati i precedenti nello sci di fondo quando Karlsson, Dahlqvist e Svahn hanno preferito gestirsi in autonomia.

"So che il prossimo inverno voglio andare veloce, voglio fare bene, ma non voglio che la strada per arrivarci sia come prima. Non voglio tornare alla vita che facevo. Ho deciso di non far parte della squadra nazionale e della federazione nella prossima stagione. Porterò avanti il mio programma a Ö-vik e Sollefteå. Non dover essere qui a Östersund, ma fare solo ciò che voglio, ciò in cui credo, ciò che mi fa stare bene. Potrò essere più flessibile e non sentirmi obbligata a far parte di un gruppo, a comportarmi in un certo modo o a partecipare a un ritiro specifico o a una sessione di intervalli" ha spiegato Johansson "Naturalmente avrò l'aiuto di un allenatore e tutto il resto, ma non voglio essere legata a nulla e voglio poter essere allenatrice di me stessa e decidere cosa voglio allenare. Invece di seguire un programma prestabilito come si fa in una squadra nazionale".

"Non è che ci sia qualcosa che non va nella Nazionale o nella Federazione, ho avuto un ottimo supporto ed è grazie a loro che sono arrivata dove sono arrivata e ho ottenuto i risultati che ho ottenuto" continua, parlando di come potrebbe essere presa questa notizia "Spero che la nazionale e la federazione riescano a prendere la cosa nel modo giusto, non voglio creare drammi. Allo stesso tempo, so che lasciare la nazionale non è il massimo della popolarità, ma si tratta del mio benessere e credo che la gente capisca che credo che starò meglio con un approccio diverso."

Federica Trozzi

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