| 30 agosto 2016, 07:32

Fontanarosa spinge lo sci in Sicilia: "Solo qui si scia su un vulcano guardando il mare"

Il presidente del Comitato Regionale Siculo FISI ha descritto la situazione che sta vivendo lo sci nella regione più a sud d'Italia: "Abbiamo potenzialità enormi grazie all'Etna, ma bisogna cambiare mentalità, pubblicizzarci di più e migliorare gli impianti"

Nuccio Fontanarosa (foto da facebook)

Nuccio Fontanarosa (foto da facebook)

Quando si pensa alla Sicilia, soprattutto in questo periodo dell’anno, si immagina il mare, delle splendide spiagge e fantastici piatti tipici. Ma la Sicilia ha anche i suoi impianti per gli sport invernali e il Comitato Regionale Siculo FISI, che lotta con le unghie e con i denti per far crescere il movimento anche nella regione più a sud d’Italia, sfruttando la splendida cornice dell’Etna, il vulcano dove si può sciare guardando il mare. Un paesaggio unico al mondo, che andrebbe sfruttato meglio. Di questo e tanto altro abbiamo parlato con Nuccio Fontanarosa, presidente del Comitato.  

Buongiorno Fontanarosa, in molti fanno fatica a immaginare la Sicilia come un luogo dove si praticano gli sport invernali, eppure il vostro è un comitato molto attivo.
«Tanti non lo immaginano, altri forse fanno finta di dimenticare che ci siamo anche noi. Abbiamo però una storicità con pochi eguali, se si pensa che negli anni settanta sull’Etna si è disputata la “Tre giorni internazionale dell’Etna”, una gara di sci alpino che ha visto al via atleti che hanno fatto la storia di questo sport come Pierino Gross, Thoeni e gli altri della “valanga azzurra”. In molti dimenticano che qui si sono disputate anche delle gare di Coppa Europa e si scia sul vulcano attivo più grande del mondo. In tanti dimenticano o vogliono dimenticare e purtroppo quando si parla di federazione c’è chi ci rinfaccia di essere numericamente più piccoli. Ovvio, in Sicilia non potrà mai esserci il numero di sciatori che ha l’Alto Adige, ma anche quest’ultimo non avrà mai il numero di nuotatori della Sicilia. Ma con le giuste proporzioni anche la nostra regione ha i suoi appassionati e il suo peso all’interno della federazione».     

Qualche anno fa si è anche svolta una gara di sci alpinismo sull’Etna.
«Si, quattro anni fa abbiamo ospitato una tappa della Coppa del Mondo di sci alpinismo sull’Etna. Abbiamo avuto un alto numero di iscritti, un grande successo e avremmo voluto fare un’altra prova di questo circuito negli anni successivi, ma purtroppo non ci è più stato dato modo di ospitarla, perché sono cambiate alcune situazioni. Quest’anno dovremmo ospitare il Campionato Interappenninico della FISI che è stato assegnato a noi e speriamo ci concedano le piste».  

Come va la vostra attività?
«Vorremmo fare un’attività di un certo livello, ma i nostri interlocutori devono essere aperti al messaggio che anche di inverno esiste attività sull’Etna. Ci serve una maggiore disponibilità da parte dell’ente che gestisce gli impianti, perché capisca che chiudere la pista un paio di giorni per consentire che si disputi una manifestazione sportiva, non deve essere visto come un disservizio o una perdita di denaro, perché se quel giorno i soliti utenti non potranno usufruire del servizio, al loro posto ci saranno almeno 300 partecipanti, i genitori e il pubblico. L’attività agonistica è un’occasione da sfruttare, perché come accaduto con la coppa del mondo di sci alpinismo, ci permette di pubblicizzarci, di mostrare al mondo che in Sicilia si può sciare e vedere il mare nello stesso momento. Ditemi dove trovate altri posti del genere».  

Come mai non riuscite a sfruttare questa vostra unicità?
«Potrei parlare per venti anni di tutte le idee che ho per coinvolgere maggiormente la gente e spingerla a farla venire a sciare qui, ma purtroppo in Sicilia non sono tante le persone che hanno la cultura della neve. Guardate per esempio i giornali: se in Trentino Alto Adige c’è una grande nevicata si parla di “oro bianco”, quando nevica da noi si scrive invece che è una “calamità”. Invece i giornali stessi dovrebbero invitare la gente a sciare qui da noi sull’Etna».  

Durante l’anno riuscite quindi a portare avanti la vostra attività?
«Purtroppo non sempre chi si trova a gestire gli impianti riesce a capire quanto sono importanti le federazioni e le scuole di sci. A volte si tende a non ascoltarci, quando invece abbiamo tutto l’interesse a portare il numero più alto di persone qui a sciare. Si crede che l’attività agonistica allontani i turisti, quando è vero il contrario, tanto che dopo la Coppa del Mondo di sci alpinismo in molti sono tornati qui, perché hanno conosciuto questo splendido luogo. Bisogna avere un rapporto di collaborazione per comprendere meglio certi meccanismi e far conoscere l’Etna. Dobbiamo andare nelle fiere e pubblicizzare anche la versione invernale dell'Etna, far capire che sul nostro vulcano si può sciare. Vi rendete conto del potenziale che abbiamo? Dobbiamo pubblicizzare anche quello che si può fare qui in inverno e non pensare soltanto all’estate, non dobbiamo andare in letargo per mesi. L’Etna può essere una possibilità in più di forza lavoro, perché possiamo anche insegnare a tanti giovani come si scia e farli diventare dei maestri di sci, dando ai nostri cittadini una possibilità lavorativa in più, visto che in tutta Italia si cercano persone in grado di fare questo lavoro».  

Com’è la situazione degli impianti? È vero che ci sono problemi a Nicolosi, Linguaglossa e Piano Battaglia?
«Per quanto riguarda le due località sull’Etna, purtroppo dopo l’eruzione vulcanica buona parte degli impianti è stata danneggiata e la ricostruzione sta avvenendo molto lentamente perché sono stati commessi alcuni errori tecnici. A Piano Battaglia purtroppo le cose sono andate molto male, perché come tutti sanno, anche in questo caso è stato commesso un errore nei lavori e gli impianti sono chiusi da numerosi anni. Una situazione davvero difficile»
.  

Con tanti problemi come fate a portare avanti l’attività?
«Ci armiamo di buona volontà e anche del generoso aiuto degli altri. Ogni anno ormai disputiamo dieci gare a Piancavallo, grazie all’aiuto del Friuli Venezia Giulia, il cui presidente del Comitato non ci fa nemmeno pagare la pista. Noi cerchiamo in ogni modo di non far morire l’interesse per questo sport in Sicilia. Abbiamo anche ottenuto dei buoni risultati, perché stiamo lavorando bene tra tante difficoltà e a ottobre riprenderà la preparazione dei ragazzi in vista della prossima stagione invernale. Noi proseguiamo la nostra attività, anche se purtroppo ci sono situazioni difficili come quella di Piano Battaglia che ci hanno privato negli anni di migliaia di iscritti».  

 

Giorgio Capodaglio

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