| 10 gennaio 2017, 15:32

L'opinione di Brusadelli: "Al Tour de Ski tifo non solo per gli atleti, ma anche per i commentatori televisivi"

Nel corso della gara tenutasi al Lago di Tesero, hanno avuto luogo alcune manifestazioni da parte del fans club di Fabio Santus e Renato Pasini, "in onore" del telecronista Franco Bragagna

L'opinione di Brusadelli: "Al Tour de Ski tifo non solo per gli atleti, ma anche per i commentatori televisivi"

Sabato a Lago di Tesero il Tour de Ski di Coppa del Mondo, approdato in Valle di Fiemme per le ultime due tappe, ha vissuto momenti che sono andati al di là del fervore agonistico che ha animato i concorrenti avviati ormai alla fine della loro fatica: uno spettacolino a base di striscioni di cui sono stati autori alcuni esponenti del Fans club intitolato a Fabio Santus e Renato Pasini.

I due fondisti bergamaschi hanno lasciato da tempo l’attività, ma i loro tifosi, pur ammainando i vessilli che hanno inalberato per anni, non hanno perso la passione per il fondo e seguono ancora le gare; in più, essendo di bocca fine (lo dimostrano i banchetti che organizzavano con affiancamento di vini adeguati alla situazione) hanno una specie di venerazione per chi, seppure in una veste diversa, quella del commentatore televisivo, ne è a sua volta protagonista ormai “storico” seppure in una veste diversa.

Così sono scesi ancora in campo in segno di protesta contro la RAI per la “scomparsa” dai teleschermi del telecronista Franco Bragagna , ma anche contro la FIS. All’emittente televisiva nazionale si chiederebbe una spiegazione di quello che appare come un accantonamento immotivato del suo giornalista stimato da tutti gli appassionati di sport per la sua competenza in materia, mentre la federazione internazionale dello sci viene messa sotto accusa per la sospensione di 2 mesi inflitta dal TAS, il Tribunale di arbitrato dello sport, a Martin Jonshrud Sunby che qui fino all’ultimo è stato in corsa per il successo che ha tentato invano di contrastare al russo Sergey Ustiugov, troppo forte per chiunque in questa occasione.

E’ stato punito non per doping, ma semplicemente per non avere seguito le regole della Wada, l’agenzia mondiale antidoping nell’uso di medicinali per l’asma. Nel suo caso il salbutamolo, commercializzato come Ventolin, assunto senza averlo segnalato.

La positività era stata accertata il 3 dicembre 2014 a Davos e nella tappa di Tour de Ski dell’8 gennaio 2015 a Dobbiaco. La Federazione norvegese si è assunta tutte le responsabilità, ma la sospensione è scattata ugualmente: 2 mesi a partire dall’11 luglio. Una buffonata dal punto di vista dell’efficacia, considerato il periodo, che non è certamente determinante per la preparazione.

Sicuramente più pesante, se non altro sul piano economico e dell’immagine, la cancellazione della vittoria del Tour de Ski 2014/2015 e della Coppa del Mondo della stessa stagione. I due striscioni esposti a Tesero hanno riscosso successo, almeno fra gli addetti ai lavori, e suscitato curiosità nel pubblico che, purtroppo, è in progressivo calo e non annovera più personaggi altrettanto storici che per qualche decennio hanno contribuito a creare animazione.

Come il mitico “Barba” zio di Fulvio Valbusa con i suoi campanacci, e l’altrettanto mitico Maurizio Capitanio, direttore didattico della Val di Scalve, terra di fondisti, che si presentava abbigliato come un vichingo, e nei momenti di esaltazione mollava il mantellaccio restando in maglietta anche con temperature polari e si sgolava fino a diventare afono.

Lo striscione sul doping “generico” è stato immediatamente postato da ben 3 televisioni norvegesi, mentre un giornalista della VG di Oslo, dopo aver registrato un’intervista con il gruppetto di bergamaschi, ha fatto un articolo sul proprio portale, che è stato poi ripreso da Petter Northug. Da parte sua il commentatore FIS, intervistando Sundby, gli ha chiesto se aveva visto lo striscione scritto in inglese a caratteri cubitali: non poteva essergli sfuggito, malgrado la fatica e la tensione della corsa, piazzato com’era a mezza costa sul percorso di gara ripetuto più volte.

Animatore dell’iniziativa il solito Giuseppe Pellegrinelli, informatico più conosciuto come Manfri, che del Fans club è stato per anni il presidente/animatore e che, come spiegazione della loro iniziativa, ha distribuito anche biglietti che, con la foto di Bragagna, riportavano anche la scritta “Brillante commentatore/Arguto interprete delle discipline sportive/Usa mezzi non propri/Manca dal settembre scorso/Chi ha notizie contatti/Rai Sport 1 e 2.

Su questo, dal punto di vista dello spettacolo che viene offerto dalla RAI attuale, siamo perfettamente d’accordo: l’assenza di Bragagna si sente perché chi lo sostituisce manca di “verve”, non ha le specifiche conoscenze e neppure il buon senso di farsi affiancare da una “spalla” di razza com’era Monetti per quanto riguarda l’atletica. Le immagini non hanno adeguata spiegazione. Il telespettatore deve subire la situazione se non ha Sky che gli permette di passare su Eurosport dove Gadin e Valbusa sono in grado di reggere ogni concorrenza.

Voci di corridoio fanno risalire la mancata presenza di Bragagna alle troppe ferie (diverse centinaia di giorni!) cui è stato costretto a rinunciare e che la RAI non gli può pagare: quindi lo fanno stare forzatamente a casa. Eppure in valle ci sarebbe Gianfranco Benincasa, sempre giornalista RAI ma della redazione di Trento, che si era già fatto valere nei Mondiali 2013. Purtroppo ha il “difetto” di far parte della testata regionale e non di Rai Sport, ma tornerà in scena per la Val Casies, che sarà trasmessa in diretta nell’intervallo fra le due prove dei Mondiali di slalom.

La spalla potrebbe essere Albarello: sarebbe un gradito ritorno quello del campione olimpico ed ex CT della nazionale. Per quanto riguarda l’informazione del pubblico di Tesero ha provveduto fortunatamente lo speaker Paolo Mei, fatto venire da Cogne, che non ha perso un colpo.

Scelta azzeccata la sua, con un solo neo: la musica troppo forte che lo accompagnava.

Giorgio Brusadelli

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