| 02 marzo 2017, 11:47

L'opinione di Brusadelli: "Tanto di cappello a Ravetto, ma un tecnico ha le conoscenze per guidare la FISI?"

Giusta la sua analisi impietosa, ma lucida e veritiera, dell'attuale situazione della FISI, ma un conto è gestire e motivare una squadra di sci alpino, un altro amministrare. Come dimostra Roda, i tecnici non sono necessariamente manager

Claudio Ravetto (newsbiella)

Claudio Ravetto (newsbiella)

Da direttore tecnico dello sci alpino azzurro a opinionista tecnico di raceSKIMAGAZINE e, nelle intenzioni, candidato alla presidenza della FISI nel 2018, alla scadenza del mandato di Flavio Roda (sempre che non si levi di mezzo prima). E’ questa la metamorfosi di Claudio Ravetto che dalle pagine del sito fa un’analisi impietosa, ma lucida e veritiera, dell’attuale situazione della Federazione, che può vantare un record di successi in Coppa ma dai Mondiali di sci alpino a St. Moritz è uscita con le ossa rotte. E lui, da tecnico di sci alpino e da uomo coraggioso, non si limita a lanciare il sasso ( togliendosene anche dalle scarpe ) ma mette in gioco se stesso annunciando che si candiderà alla presidenza federale per rimediare ai grossolani errori commessi dalla dirigenza e infondere nuova linfa agli sport della neve.

Tanto di cappello, perché non si può non apprezzare una persona così schietta, così capace nel proprio lavoro e così ricca di dignità da accettare di lasciare volontariamente (si fa per dire! ) un prestigioso – e delicato – incarico per non aver centrato in pieno l’obbiettivo prefissato (forse con una sopravvalutazione delle forze in campo e soprattutto della struttura che avrebbe dovuto sostenerle?) Solo una riserva sul suo intervento, motivata dalla fallimentare esperienza di chi, grande atleta o tecnico, ha poi fallito quando si è trovato alla presidenza della federazione. Tanto per fare due nomi, Abbagnale nel canottaggio e Giomi nell’atletica leggera. E la domanda è implicita: è proprio convinto Ravetto di avere quello che in inglese viene chiamato know out, cioè le conoscenze e le abilità operative per svolgere questa nuova attività operativa che lo porta dall’altra parte della barricata?

Un conto è gestire e motivare una squadra di sci alpino, un altro amministrare, gestire e governare una federazione complessa ed articolata come la FISI. C’è da far quadrare i conti, districarsi fra leggi e regolamenti, tenere contatti con la “politica” in senso lato, mediare i contrasti che spesso sorgono tra persone dalla forte personalità. E, come dice lo stesso Ravetto, senza personalità le medaglie possiamo scordarcele. Senza risultati, anche la base diminuisce. La FISI diventa meno attrattiva. La gente preferisce gli enti di promozione sportiva, che non chiedono molto e garantiscono comunque un’assicurazione quando si va sulle piste.

E poi non va dimenticato che FISI non è soltanto sci alpino e non si può continuare a trattare le altre discipline come cenerentole. Negli ultimi anni le soddisfazioni sono arrivate dallo slittino, adesso sta risorgendo il biathlon, mentre lo sci nordico, dopo una lunga crisi, è finalmente tornato all’oro con Pellegrino non certo grazie a Roda ma ai tecnici che inizialmente lui non voleva. A cominciare da Chenetti, il tecnico delle medaglie di Torino 2006 che doveva limitarsi al combinatista Pittin, campione in crescita, non al settore fondo in generale che aveva bisogno di una sterzata.

Per quel poco che seguo di sci alpino, so che Ravetto è una persona di buona volontà: ne ha da vendere, ma da sola non è sufficiente. Basta ricordare gli esordi di Roda: tutti ad applaudirlo, finalmente un tecnico alla guida della FISI. Tranne chi scrive, che avendo seguito, con il fiuto del vecchio cronista più che del giornalista sportivo tutte le manovre orchestrate da qualche ciociaro, dal gruppo bergamasco (che aveva dirottato su lui i voti delle Alpi Centrali) e dal presidente veneto Bortoluzzi, ha visto come è arrivato alla guida della federazione. Sarebbe stato meglio il trentino Conci. Analoga replica nell’elezione successiva: ne è uscito fregato il piemontese Marocco. Proprio perché tecnico, a Roda si è concesso di tutto e di più. Non scendiamo nei particolari, tanto li conosciamo tutti.
Così come sotto gli occhi di tutti ci sono ora i risultati. Ciascuno tragga le proprie conclusioni.

Ma una riflessione dobbiamo farla: è opportuno che un tecnico fuoriclasse come Ravetto vada a fare il presidente, invece che contribuire con la propria esperienza a far tornare gli azzurri in vetta al podio? I “tecnici” non necessariamente sono anche manager. Di solito sono una frana in materia. La politica insegna: citofonare a esodati e pensionati e chiedere cosa pensano della “tecnica” professoressa Fornero, o a studenti e insegnanti per avere la loro opinione sulla buona scuola della professoressa Stefania Giannini (non parliamo dell’attuale ministro Valeria Fedeli, che non ha nemmeno uno straccio di diploma di maturità), o chiedere a disoccupati e precari quanto stimano il ministro del lavoro Poletti.

Il rischio concreto è che un ottimo tecnico si trasformi in mediocre presidente. Non per mancanza di capacità o di buona volontà, ma perché il ruolo richiede competenze diverse. Quelle che avevano Gattai e Morzenti per citare i due più significativi, che hanno avuto segretari generali del calibro di Vergani e Cartassegna. La FISI è una macchina complessa, e per farla funzionare bene bisogna conoscerne tutti i meccanismi. La conoscenza in prima persona è fondamentale, anche se poi si delegheranno ad altri alcuni aspetti gestionali che vanno lasciati e delegati al Segretario Generale come prevede lo Statuto (che non c’è), e al Regolamento organico (cosa che a sua volta latita attualmente in FISI e se ne vedono i risultati). Ma una delega presuppone un indirizzo: che indicazioni può dare chi non ha conoscenze ed esperienze adeguate di come funziona uno sci club, un Comitato Regionale ?

Per questi motivi, al di là di un presidente/manager oggi vedremmo bene una candidatura proveniente dal gruppo dei presidenti regionali, i quali hanno sia la necessaria e approfondita conoscenza della struttura federale, sia la sempre auspicabile vicinanza con la base. Certo, se nessuno di loro volesse prendersi la briga di impegnarsi, con la certezza di finire al centro di polemiche e di accuse da parte degli intenditori improvvisati che pontificano seduti davanti a un monitor, allora bisognerebbe guardare altrove. E la domanda da porsi è: meglio affidarsi a qualcuno esperto di gestione (da affiancare necessariamente con esperti dello sport, se non ha competenze specifiche) o rischiare di “bruciare” uno dei migliori tecnici?

La risposta non è semplice, ma come dice Ravetto, c’è tempo per pensarci, visto che il presidente in scadenza ha le terga ben inchiavardate alla poltrona. E, tanto per cambiare, snobba talmente il fondo da non andare ai Mondiali di Lahti e neppure ha avuto il buon gusto di congratularsi con Pellegrino per l’oro dello sprint. E se n’è pure scordato quando, presenziando all’ufficio di presidenza del Comitato Veneto, ha evitato il benché minimo cenno all’impresa del campione valdostano che ancora una volta ha tenuto alto il tricolore e ha altre buone carte da giocarsi in questi campionati oltre che riconfermarsi in Coppa del Mondo.

C’è da sperare che una adeguata riflessione sul “personaggio Roda” se la facciano anche nei palazzi del CONI perché le Olimpiadi sono alle porte e con questi chiari di luna non si vedono metalli che luccicano. Ma esiste ancora il CONI come entità suprema o è diventato anch’esso un carrozzone che replica, in peggio, l’attività delle federazioni di cui dovrebbe essere invece controllore e guida?

Vi è poi, e non è certo una novità ma si trascina da anni, anche tutto un malumore che serpeggia sulla confusione di ruoli di Presidente e Segretario Generale. Ma i revisori dei conti non guardano anche la gestione ed il rispetto dello Statuto e Regolamento? Domande che, più che da Roda, richiederebbero una risposta da Roma. Ma Malagò, con i 5 Stelle che lo prendono di petto e gli fanno il mazzo, ha ben altro cui pensare che non alle diatribe che arrivano dalla situazione in cui versa la FISI. Anche lì c’è una poltrona da difendere: meglio non sollevare altri polveroni.

Giorgio Brusadelli

Ti potrebbero interessare anche:

In Breve