| 23 aprile 2017, 07:28

Il consiglio di Pietro Piller Cottrer alle giovani azzurre: "Siete state brave, ma adesso testa bassa e lavorare, perché confermarsi non è mai facile"

L'allenatore della Squadra B Under 25 ha parlato di Caterina Ganz, Giulia Stürz, Francesca Baudin, Ilenia Defrancesco e Monica Tomasini

Il consiglio di Pietro Piller Cottrer alle giovani azzurre: "Siete state brave, ma adesso testa bassa e lavorare, perché confermarsi non è mai facile"

Fino a pochi anni fa Pietro Piller Cottrer raccoglieva vittorie e regalava soddisfazioni al fondo italiano da atleta, oggi lo fa, invece, come allenatore della squadra B Under 25 della nazionale, che nell’ultima stagione ha visto Caterina Ganz imporsi in Coppa Europa e arrivare addirittura a partecipare ai Mondiali di Lahti, comportandosi benissimo; Giulia Stürz esordire in Coppa del Mondo a La Clusaz con un ottimo 17° posto; Francesca Baudin vincere un titolo italiano e tornare alle gare in Coppa del Mondo dopo un anno di stop; le due giovanissime del gruppo, Ilenia Defrancesco e Monica Tomasini, ottenere delle prestazioni al di sopra delle loro stesse aspettative nei Mondiali Giovanili e in Coppa Europa al loro primo anno da senior. È un Pietro Piller Cottrer soddisfatto quello che abbiamo intervistato per commentare la stagione delle giovani.

Ciao Pietro. È stata una stagione molto positiva per le ragazze da te allenate, soprattutto per Caterina Ganz, vincitrice della Coppa Europa. Alla vigilia della stagione ti saresti aspettato che avrebbe raggiunto questi risultati?
«Sinceramente da Caterina me l’aspettavo, perché avevo già visto lo scorso anno che questa ragazza è tosta e aveva già disputato delle belle gare in Coppa Europa. Sono riuscito, grazie alla collaborazione con Marco Selle, a fare con lei un bel lavoro. Io mi sono occupato dell’allenamento e della crescita tecnica, mentre con lui abbiamo deciso come gestire al meglio questa ragazza, scegliendo di avere pazienza e aspettare il momento giusto per lanciarla in Coppa del Mondo. Avrebbe anche potuto partecipare al Tour de Ski, per esempio, ma abbiamo ritenuto che non fosse il momento ideale per farlo e i risultati finali ci hanno dato ragione. Eravamo consapevoli del fatto che potesse vincere la Coppa Europa, ma la cosa più importante è che lei abbia acquisito consapevolezza gara dopo gara, perché diventa tutto più semplice quando vinci. Poi l’appetito viene mangiando e la testa, nel suo caso, ha fatto molto la differenza fino poi a raggiungere la qualificazione per le finali di Coppa del Mondo. A Falun, al suo esordio in Coppa del Mondo, per poco non è entrata a punti, ai Mondiali ha fatto bene. Noi confidiamo molto sulla sua crescita anche per l’anno prossimo».

Come mai avete deciso di farle saltare le finali di Coppa Europa a Seefeld, quando ancora non aveva vinto matematicamente, per portarla a Quebec City per quelle di Coppa del Mondo?
«La scelta è figlia delle esperienze fatte in passato da me e Selle, come atleta e tecnico. Solitamente, soprattutto in un anno mondiale o olimpico, molti big arrivano a fine stagione un po’ più scarichi, così una ragazza giovane e piena di entusiasmo, con tanta voglia di mettersi in luce, ha più possibilità di ottenere un buon risultato rispetto a quante ne avrebbe alla prima gara di Ruka, quando vanno tutti al cento per cento. Noi non pensiamo alle vittorie di oggi, ma lavoriamo in funzione di formare delle donne che siano atlete a 360 gradi. Quando si crea la possibilità di mandarle in Coppa del Mondo, è giusto che la Coppa Europa passi in secondo piano. Alla fine, comunque, ha preso il piatto completo, visto che ha anche vinto il pettorale giallo di leader della classifica».

Un’altra esordiente in Coppa del Mondo, nel corso della stagione, è stata Giulia Stürz, che ha avuto poi qualche difficoltà nella seconda parte.
«Ha fatto un esordio straordinario a La Clusaz. Un po’ mi dispiace che questa sua ottima performance sia coincisa con una delle sue peggiori stagioni, rispetto a quello che è il suo talento. Da gennaio in avanti non è più riuscita ad andare bene, sembrava quasi l’ombra di se stessa. Anche nel suo caso abbiamo avuto diverse occasioni per farla esordire in Coppa del Mondo già in precedenza, tipo a Davos, ma non ritenevamo fosse il momento giusto. Si è fatta le ossa in Coppa Europa, è rimasta con i piedi per terra, poi ha esordito a La Clusaz facendo benissimo. Fino a quel momento la sua stagione è stata molto positiva, poi c’è stato il calo e dovremo analizzare cos’è accaduto. Forse potrebbe aver pagato le fatiche del Tour de Ski».

In questa stagione c’è stato anche il ritorno alle gare di Francesca Baudin.

«Il suo è un capitolo a parte, perché soltanto un anno fa, di questi tempi, era ferma dopo due interventi chirurgici. Al di là del fatto che nel corso della stagione abbia avuto dei momenti altalenanti e umorali, passando da eccellenti risultati ad alcune contro prestazioni negative, nel suo caso il bicchiere va considerato mezzo pieno, perché abbiamo ritrovato un’atleta, che ha rischiato di dover abbandonare la carriera. Questa ragazza non corre da 2 anni, fino a poco tempo fa nemmeno poteva allenarsi a pattinaggio, mentre oggi è campionessa italiana sprint a skating. Abbiamo ritrovato un’atleta, che oggi gareggia senza pensare al male avuto. Questo è già bene. Purtroppo il suo percorso di crescita è stato rallentato rispetto a quelle che sono le sue potenzialità, perché senza l’infortunio subito due anni fa, oggi non soltanto poteva stare stabilmente in Coppa del Mondo, ma anche andare molto forte e ottenere ottimi risultati. Il primo passo, però, è stato fatto, era importante ritrovarla».

Passiamo alle due giovanissime: Ilenia Defrancesco e Monica Tomasini.
«Mi hanno regalato una bella soddisfazione, perché sono cresciute moltissimo rispetto al livello in cui erano quando sono entrate nel nostro gruppo e hanno ottenuto dei risultati al di sopra delle loro stesse aspettative. Si sono trovate e integrate molto bene nel gruppo, allenate sempre con impegno e, cosa che mi piace sottolineare, hanno subito capito che devono ascoltare i miei consigli. Non perché io sia la bibbia, sia chiaro, ma per il fatto che, se andiamo d’accordo e troviamo una linea comune, capiscono che i consigli che gli do sono per il loro bene. Un po’ alla volta sono entrate in forma e si sono tolte delle soddisfazioni non indifferenti. Ilenia è riuscita a ottenere degli ottimi piazzamenti e due podi in Coppa Europa, una cosa che non si sarebbe mai immaginata alla vigilia. Monica, invece, il podio l’ha solo sfiorato in Coppa Europa, ma è riuscita a compiere una grandissima gara ai Mondiali Giovanili, concludendo addirittura al quinto posto a 10” dal podio, finendo davanti a tutte le concorrenti della Coppa Europa. Ai Mondiali americani, per esempio, Caterina era giustamente la nostra punta di diamante, ma non è riuscita a rendere al meglio, mentre Monica e Ilenia sono finite due volte nelle dieci e non lontane dal podio. Sotto un certo punto di vista, per come sono cresciute nel corso della stagione, mi sento inorgoglito soprattutto da queste due ragazze».

Personalmente, sentivi più pressione da atleta durante una staffetta, oppure oggi che alleni queste ragazze?
«Non per sminuire l’importanza delle due cose, ma in nessuno dei due casi sento pressione, perché faccio quello che desidero e con il massimo entusiasmo. Ho sempre saputo che nello sport ci può stare la prestazione normale, quella super, ma anche la contro prestazione, quindi non mi sono mai fatto prendere dall’ansia. Anche perché se l’avessi fatto quando ero terzo frazionista, non sarei riuscito a raggiungere i risultati che ho avuto. Lo stesso con le ragazze, perché se mi faccio prendere dall’ansia, visto che non sono bravo a nascondere il mio stato d’animo (ride ndr), loro lo percepirebbero e capirebbero che qualcosa non va. L’importante è avere la consapevolezza di aver fatto il proprio dovere, questo ti fa vivere in maniera serena, poi qualcosa di positivo arriva».

Cosa ti aspetti da queste ragazze per la prossima stagione?
«Sembrerò scontato, ma è giusto ripetere all’infinito questo concetto, perché fino a quando un atleta non ci sbatte la testa è sempre difficile capirlo: vincere e ottenere i primi risultati è facile, ma confermarsi è molto più difficile. Avete sentito Arrivabene in Formula 1 dopo la vittoria della Ferrari? Ha detto: “Abbiamo vinto, ma non abbiamo fatto ancora nulla, quindi testa bassa, giù e lavorare”. Ecco, cambia lo sport ma il principio è sempre quello. Quindi è stato bello, siete state brave, ma non avete fatto ancora nulla, perché vincere gare giovanili o fare belle prestazioni ai Mondiali è una cosa, le Olimpiadi un’altra e fino a quando non si arriva a vincere delle medaglie c’è tanto da fare. Alle ragazze dico che intanto sarebbe già un grande successo confermarsi, che non è affatto una cosa scontata. Già in passato, un discorso che feci proprio a Giulia e Francesca, ho detto alle ragazze di non credere che se si sono raggiunti dei risultati, è scontato che questi vengano migliorati l’anno successivo, perché è già un lusso confermarli. Non è un ragionamento atto a frenarle, ma soltanto a fargli capire che bisogna ancora fare tanto lavoro e molti piccoli passi, perché quando poi le cose iniziano ad andare bene, allora è un attimo andare in Coppa del Mondo e da lì crescere di morale e decollare»

Giorgio Capodaglio

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