| 26 aprile 2017, 07:28

Roberto Lazzarini: "Ecco perché il Veneto continua a raccogliere ottimi risultati"

Il responsabile della squadra di sci di fondo del Comitato Veneto ha parlato a Fondoitalia: "Anna Comarella è un esempio dei grandi risultati che otteniamo ogni anno, stiamo gettando basi importanti"

Un'immagine della squadra del Comitato Veneto: Roberto Lazzarini è il secondo da sinistra, vicino al direttore tecnico Carlo Del Pozzo

Un'immagine della squadra del Comitato Veneto: Roberto Lazzarini è il secondo da sinistra, vicino al direttore tecnico Carlo Del Pozzo

Prosegue il nostro viaggio nei settori giovanili dei comitati italiani. Dopo il Trentino, è arrivato il momento del Veneto, regione che in passato ha regalato allo sci di fondo italiano grandi campioni come Maurilio De Zolt, Fulvio Valbusa, Sabina Valbusa e Magda Genuin, mentre oggi ha in squadra atlete importanti per la nostra nazionale come Virginia De Martin Topranin, Lucia Scardoni e Debora Roncari, ma presto potrebbe arrivarne un’altra, Anna Comarella, che ha appena vinto la Coppa Europa Junior e ha fatto anche una bella figura con le più grandi durante i Campionati Italiani di Santa Caterina. Per conoscere meglio l’organizzazione del Comitato Veneto abbiamo intervistato Roberto Lazzarini, responsabile della squadra di sci di fondo veneta.

Buongiorno Lazzarini. Il Veneto ha regalato tanti ottimi atleti all’Italia nel corso degli anni e anche oggi ha alcuni suoi fondisti con la nazionale. Qual è il suo punto di forza?
«Il Veneto ha sempre avuto ottimi fondisti, che, dopo aver ottenuto discreti risultati da giovani, si sono confermati a livello internazionale. Abbiamo da sempre un grosso bacino, grazie a tre centri importanti come Asiago, Belluno, e la Lessinia. Ci sono ottime tradizioni, che rappresentano una bella base. Nelle ultime stagioni, poi, abbiamo sempre ottenuto degli ottimi risultati, numerosi nostri atleti sono saliti sul podio, dimostrando che oltre a una grande tradizione di sci nordico, stiamo facendo un ottimo lavoro. Non posso che ritenermi soddisfatto per questo trend positivo che abbiamo praticamente tutti gli anni, grazie a tutto il nostro staff di tecnici, dal direttore tecnico Carlo dal Pozzo, ai tecnici Elio De Martin, Simone Antoniol, Mirko Pezzo, Omar Genuin, Elvezio Antoniol».

Nella stagione appena conclusa il Veneto ha festeggiato le splendide vittorie di Anna Comarella, che ha conquistato la Coppa Europa Junior e un argento da protagonista ai Mondiali Giovanili con la staffetta.
«Anna Comarella ha ottenuto dei risultati molto importanti in questa stagione, non soltanto le vittorie, ma secondo me anche i due quarti posti nelle gare individuali dei Mondiali sono importanti. Il modo con cui ha vinto la Coppa Europa ci ha dato molta soddisfazione come Comitato. Anna è una ragazza con tanto talento, molto determinata, ha una mentalità vincente e ha sempre lavorato pesantemente. Mi piace il modo in cui cerca di migliorarsi costantemente e anche quella sua buona dose di umiltà che non guasta mai. I suoi risultati sono stati il fiore all’occhiello della nostra stagione, ma abbiamo anche altre individualità che sono andate molto bene».
    
In generale com’è stata la vostra stagione?
«Molto positiva, siamo stati costantemente tra i primi comitati in Italia. Abbiamo avuto ottimi risultati da Anna (Comarella ndr), ma anche Chiara e Alessia De Zolt Ponte hanno vinto titoli, quest’ultima anche la Coppa Italia. Tra le atlete più giovani abbiamo Maria Sole Cona che ha ottenuto diversi successi. Insomma abbiamo già gettato delle basi importanti, i futuri ricambi di quelle atlete che abbiamo ancora oggi in nazionale. Questi risultati significano che stiamo lavorando bene».

Lei è responsabile della squadra dal 2014: può descriverci quello che avete fatto in questi anni?
«Una delle prime cose che abbiamo fatto è stata quella di allestire una squadra A con 18 effettivi, insieme a una squadra b con 16 aggregati, che partecipano insieme ai raduni. Abbiamo dimostrato che si può ampliare la squadra anche facendo economia, perché in questa maniera abbiamo dato la possibilità a più ragazzi di allenarsi ad alti livelli. Inoltre abbiamo coinvolto anche gli allenatori degli sci club, che a turno partecipano ai raduni ed entrano in contatto con quelli del Comitato. In questa stagione, inoltre, c’è stata anche la presenza di alcuni allenatori federali in due raduni. Questo ha alzato il livello tecnico degli allenamenti, ma soprattutto ha fatto in modo che si definisse una linea guida omogenea di allenamento da seguire. È una cosa molto importanti per i ragazzi, che in passato si sono trovati allenatori con diverse metodologie nei vari passaggi da sci club, comitato e nazionale, finendo così per andare in confusione e a volte perdersi. In questo modo, invece, c’è una linea impostata dalla commissione giovani della FISI, che è quella da seguire. Un’altra cosa che tengo a sottolineare, riguarda il fatto che non abbiamo mai messo un'esagerata pressione ai ragazzi. Non abbiamo mai preteso il risultato immediato, ma impegno, serietà, educazione e rispetto per tutti. Il nostro compito è di garantire ai ragazzi una crescita come atleti, ma soprattutto come persone, perché solo un élite arriva al professionismo».

Non avete un compito facile, in quanto vi ritrovate questi giovani in un’età molto particolare.
«Si, è un periodo particolare della loro vita, soprattutto in questi anni dominati da social e telefoni, che hanno reso tutto ancora più complicato. Ritengo sia molto importante riuscire a interagire con loro, soprattutto ai raduni, capire quali sono i loro blocchi psicologici, i loro limiti. Non bisogna fare grandi paternalismi o sgridarli, ma spiegare come superare certe situazioni. L’allenatore deve essere fermo e farsi rispettare, ma dall’altra parte deve anche partecipare alle loro gioie e condividere il dispiacere degli insuccessi, perché non si può sempre vincere. Ritengo che come Comitato abbiamo raggiunto anche degli ottimi risultati sulla disciplina, perché utilizziamo spesso le caserme di Predazzo o Auronzo, dove i ragazzi imparano molto, vedono cos’è la disciplina, maturano, ma allo stesso tempo hanno anche la possibilità di stare bene e mangiare meglio».  

Stiamo vivendo un periodo non semplice dal punto di vista economico, ci sono meno arruolamenti, così è più alto il numero di ragazzi che non riesce poi a diventare professionista. Come gestite questa situazione?
«Certamente quest’anno, con l’accorpamento del Corpo Forestale nei Carabinieri, il problema è diventato ancora più pesante, non soltanto per gli atleti, ma anche per noi comitati, perché usufruivamo di molti allenatori della Forestale e ancora non è chiaro cosa accadrà. I ragazzi sono tanti, il livello è secondo me anche alto e, una volta usciti dai Junior e di conseguenza dai comitati, è difficile proseguire l’attività agonistica privatamente, per i costi e i trasferimenti. Qualche famiglia più facoltosa prova a sostenerli un anno o due, nella speranza possano entrare in un corpo militare, altri cercano di andara avanti con delle piccole sponsorizzazioni. Noi del Veneto stiamo cercando di aiutare qualcuno di questi ragazzi, grazie a un accordo con le Fiamme Gialle, che ci lasciano utilizzare le strutture della Caserma di Predazzo per degli allenamenti collettivi con quelli del Gruppo Sportivo, per permettere a questi atleti di restare nel giro. Il problema, purtroppo, è grande, come comitati abbiamo dei budget limitati. Noi, come già detto, almeno nel primo anno da senior li aiutiamo, li facciamo partecipare ai raduni della nostra squadra A, diamo qualche contributo per portarli con noi alle gare, li aiutiamo nel limite che ci è possibile. Spesso qualche genitore o amico di famiglia li accompagna alle gare e si prova così a resistere, anche perché quando sono lì e manca poco, vedo una grossa delusione e lasciarli così sarebbe un errore. Noi dobbiamo aiutarli, farli maturare e, se non riescono poi ad emergere, fargli capire che oltre un certo limite non possono andare. Insomma vanno accompagnati anche in questa fase e non lasciati da soli un momento all’altro. Certo, è un vero peccato, perché a volte, in passato, abbiamo visto atleti maturare tardi. Siamo tutti consapevoli che più è grande il bacino, più è facile tirar fuori atleti buoni. Ma essendo un problema economico del paese, c’è poco da fare».

Un altro problema per molti giovani riguarda il rapporto tra scuola e sport.
«Si, questa è sempre stata una problematica per i giovani, perché è molto difficile conciliare le due cose. Gli ski college hanno in parte risolto il problema, ma non completamente, perché hanno un costo e non tutti possono permetterselo. Io ho sempre detto ai ragazzi che va data la priorità alla scuola, un atleta non può pensare di non studiare, perché lo studio è importante e comunque nessuno di questi ragazzi può essere certo di diventare un professionista. So che a volte è durissima, ma organizzandosi per bene, parlando con la scuola, mandando dai professori in alcune occasioni anche dirigenti di sci club o comitato, e magari dedicando meno tempo ai social, si concilia tutto. Ecco, Anna Comarella è un grande esempio anche in questo, perché ha vinto pure la borsa di studio grazie ai suoi voti».  

Cosa dice ai giovani che escono dalla categoria junior e si affacciano ora tra i senior?
«Ricordo sempre a questi ragazzi, che sono soltanto all’inizio del loro sogno di arrivare un giorno in nazionale e prendere parte a grandi competizioni. Quindi, non devono considerarsi arrivati, ma nemmeno mollare e demoralizzarsi nei momenti di difficoltà, perché se sono arrivati fino a qui, significa che hanno fatto un grande lavoro e hanno le qualità giuste per emergere, quindi hanno la possibilità di arrivare dove sognano. La cosa importante, e insisto su questo punto, è ricordarsi, però, che non sono ancora arrivati, perché non si finisce mai di imparare. Il mio motto, comunque, è il seguente: si è sconfitti solo quando ci si arrende, mai mollare».

Giorgio Capodaglio

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