| 26 maggio 2017, 07:29

Brusadelli: "A Pinzolo la mostra sulla 24 ore di fondo, con l'augurio che un giorno torni anche la gara" (FOTO)

Venerdì 9 giugno sarà inaugurata, presso la Casa della Cultura e del sociale, la mostra sulla storica 24h di Pinzolo; il pensiero e i ricordi di Giorgio Brusadelli

Brusadelli: "A Pinzolo la mostra sulla 24 ore di fondo, con l'augurio che un giorno torni anche la gara" (FOTO)

Torna la 24 h di Pinzolo, in Alta Val Rendena, la manifestazione internazionale di sci di fondo che, dal 1980, per dieci edizioni ha portato alle cronache questa località turistica che si trova ai piedi della salita che porta a Madonna di Campiglio. Per ora lo fa come mostra permanente nella Casa della cultura e del sociale, dove verrà inaugurata venerdì 9 giugno alle ore 17, a futura memoria per quelle migliaia di fondisti che vi hanno preso parte. Per gli appassionati, tuttavia, anche se è problematico reinventare lo spirito che animò i primi organizzatori, si spera sempre che sia il primo passo verso la ripresa di quella gigantesca staffetta che coinvolgeva, su un bellissimo anello, centinaia di squadre di 4 elementi ciascuna, mentre gli “individuali” scendevano in pista in caccia del primato individuale. Con la possibilità di puntare al record mondiale, appannaggio in quel periodo del finlandese Teuvo Rantanen che lo stabilì nel 1985 con 401,280 km, alla media di 16,720 km orari. Sempre vittorioso dal 1985 al 1987.

Il record a squadre è stato invece stabilito nel 1987 con km 533, 754 dalla formazione delle Fiamme Gialle alla media di km 22,239. Sempre nello stesso anno la squadra femminile della Russia percorreva 405 km, alla media di km 18,875. Ad un’altra finlandese, Sisko Kainulainen, la miglior prestazione femminile con 315 km, alla media di 13.125 km. Il maggior numero di squadre, 220 (216 maschili e 4 femminili) nel 1982, quando a vincere furono gli scatenati soldati del 5° Reggimento di fanteria svedese venuti a Pinzolo con Bengt Hermann Nilsson, l’allenatore della nazionale italiana che nel 1968 portò Franco Nones alla medaglia olimpica della 30 km alle Olimpiadi di Grenoble

Nel 1988 la decima e ultima edizione venne fermata all’alba, dopo 15 ore, a causa di un diluvio che rese impraticabile la pista e stremato i concorrenti.

Parlare di record, ovviamente, è significativo solo per il decennio in cui si è effettuata questa manifestazione, poiché negli anni successivi la tecnica ha subìto notevoli evoluzioni. Non ci sarebbero termini di comparazione. Si è infatti passati dal “classico” passo alternato al mezzo pattinato, più noto come passo Siitonen. Il finlandese vincitore della Marcialonga 1982 è stato infatti il primo ad applicarlo nelle granfondo, mentre in Coppa del Mondo il primo a farsene interprete fu lo statunitense Bill Koch sulla pista di Castelrotto. Una tecnica con la quale si aumentava la velocità e che ha anticipato quello che sarebbe poi diventato lo skating che con il doppio pattinato è ancora più veloce e non ha problemi di sciolinatura di tenuta. Non parliamo poi dei materiali.

E’ stata un’idea, quella delle 24 ore, maturata dopo analoga esperienza di Giustino Del Vecchio, abruzzese trapiantato a Milano. Pilota d’aereo e giornalista pubblicista direttore della rivista Nuovo Vai e del sito vademecumdelfondista.com, così ha spiegato come arrivò a cimentarsi per la prima volta sulla neve con gli sci di fondo per stabilire il suo primo “exploit” in materia, che aveva avuto comunque un prologo con gli skiroll.

Svolgeva l’attività di pilota collaudatore e doveva effettuare corsi di sopravvivenza, in uno dei quali era compreso un test che imponeva di raggiungere una delle basi aeree, con attrezzature normali da pilota, da un punto posto a 40, 60 e 80 km. Lui optò per quest’ultima distanza: ci impiegò 24 ore e, nel corso della lunghissima sgambata sulla neve, desiderò di avere ai piedi gli sci di fondo che quantomeno l’avrebbero resa se non altro più piacevole. Fu così che, da appassionato della montagna, cominciò ad allenarsi per le lunghe distanze con gli sci, e, quando il lavoro gli impediva di andare sulla neve, a farlo con gli skiroll. E fu con questo attrezzo che si cimentò il 6 e 7 ottobre 1976 sulla pista junior di Monza, coprendo la distanza di 240 km e 8 metri nelle 24 ore.

Ovvio che poi pensasse di ripetere la prova della stessa durata ma effettuata sulla neve, affrontando una situazione che presenta condizioni ben diverse da quelle dell’asfalto, legate più a necessità esterne che fisiche: le condizioni ambientali, la quota, l’altitudine adatta, ma soprattutto le persone che credessero nella sua idea e lo aiutassero nella sua realizzazione. Il dott. Giordano Cremonese, titolare della Sportful, gli mise a disposizione l’abbigliamento adatto, Franco Nones gli sci Karhu, Bruno De Angeli e Mario Cigardi lo seguirono durante la preparazione nel territorio comasco. A Pinzolo, tra il 24 e il 25 febbraio 1979, Ezio Binelli, Ugo Caola, Diego Leoni, Mauro Mancina e Toni Masè gli furono ininterrottamente al fianco in quella che, considerate le condizioni ambientali (nevischio poi trasformatosi in pioggia) da tentativo di primato si trasformò in una “mattana” affrontata comunque con un po’ di incoscienza ma soprattutto uno spirito che non ha certo lasciato radici nella gioventù odierna.

Questa mostra sarà anche il modo migliore per ricordare pure Ugo Caola, purtroppo scomparso prematuramente. Un uomo di poche parole, che privilegiava i fatti, e lo ha dimostrato nella sua vita, che è stata di crescita continua. Partendo dal nulla, aiutato dalla moglie e poi dai figli, ha saputo crearsi una fortuna. Bravo nella professione quanto nello sport, con la passione dello sci nordico, che coltivò per tutta la vita come atleta fin dall’immediato dopoguerra e come organizzatore. Partecipò alla Vasaloppet 1970 con il gruppo dei trentini comprendenti Moggio, Giovannini e Nele Zorzi che ne presero lo spunto per inventare l’anno dopo la Marcialonga alla quale prese parte finché la salute lo ha sorretto. Era uno dei “senatori”. Un’esperienza fantastica, della quale fece propaganda a Pinzolo e, dopo l’incontro con Giustino del Vecchio, fece maturare con gli altri quattro amici l’idea della 24 h che, come la definì Mauro Mancina, segretario generale, era una gara popolare ma ad alto contenuto tecnico ed agonistico perché concede spazio tanto all’atleta che al fondista amatoriale. Una gran bella idea che, come si è detto, meriterebbe di essere ripresa.

ALCUNE FOTO DELLA 24H DI PINZOLO

Giorgio Brusadelli

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