| 09 luglio 2017, 07:38

Combinata Nordica, l'obiettivo di Giulio Bezzi: "Migliorarmi e continuare a divertirmi facendo questo sport"

L'atleta del GS Monte Giner è consapevole, però, di essere atteso da un periodo importante: "I prossimi due anni saranno fondamentali per raggiungere l'obiettivo dell'arruolamento"

Combinata Nordica, l'obiettivo di Giulio Bezzi: "Migliorarmi e continuare a divertirmi facendo questo sport"

La voglia di emergere, di diventare professionista e raggiungere grandi traguardi nello sport, allo stesso tempo la consapevolezza di doversi costruire un futuro alternativo e fare mille sacrifici per portare avanti il proprio sogno. Quella di Giulio Bezzi, giovane combinatista del GS Monte Giner e inserito nella squadra C della nazionale, è la storia di altri giovani atleti, pronti a sostenere mille sacrifici, non soltanto economici, per inseguire il proprio sogno di diventare professionista. Figlio di Massimino Bezzi, presidente del GS Monte Giner, il classe ’99, che nella passata stagione ha partecipato ai Mondiali Giovanili di Soldier Hollow, si è raccontato a Fondoitalia, aprendosi a sogni e obiettivi.

Ciao Giulio, come sta procedendo la preparazione?
«Bene, soprattutto nella parte riguardante il salto, perché abbiamo già svolto diversi raduni tra Tarvisio, Planica e Villach. Ho avuto qualche piccolo problema all’inizio, perché mi sono dovuto concentrare soprattutto sulla scuola, per finire l’anno nel migliore dei modi, avendo perso tante lezioni tra dicembre e marzo. Una volta finita la scuola ho risposto a tutte le convocazioni. Siamo stati anche a Stams con il Comitato Trentino, perché purtroppo da noi non esistono trampolini da 60, come ben sapete, mentre la prossima settimana saremo a Predazzo per allenarci sui trampolini più grandi. Come allenatori ho Andrea Bezzi sul salto, mentre per il fondo lavoro con Pier Ettore Gabrielli e, quando sono a Pozza di Fassa, con Fabio Selle».

Quanto è importante far parte delle squadre nazionali?
«Tantissimo, perché la FISI mi dà un grande aiuto organizzando diversi raduni e permettendomi così di migliorare sempre, perché in queste occasioni posso confrontarmi con gli altri e crescere soprattutto nel salto. Per quanto riguarda il fondo, invece, lavoro soprattutto a casa, visto che nei raduni facciamo diverse sedute dedicate al salto, perché altrimenti sarebbe difficile allenarsi, non avendo trampolini».

Ti sei già posto un obiettivo in vista della prossima stagione?

«Voglio innanzitutto qualificarmi per i Mondiali Junior di Kandersteg, in Svizzera, con l'obiettivo di fare molto bene. L’esperienza fatta lo scorso anno negli USA mi ha fatto crescere molto, soprattutto dal punto di vista mentale. Ho capito che negli eventi importanti, ogni minimo particolare può fare la differenza».

A proposito, puoi raccontarci l’esperienza statunitense?
«Già soltanto pensare di andare negli USA è una cosa fantastica, se poi lo fai per una cosa a cui tieni, come il salto e la combinata, è fantastico. Ci sono arrivato nonostante fossi più giovane rispetto agli avversari. In quella occasione ti trovi ad affrontare delle gare che possono cambiarti la vita. Mi sono trovato molto bene, perché essendo tutti nella stessa casa, ho avuto l’opportunità di conoscere meglio gli altri atleti azzurri di salto e fondo, condividere con loro le nostre esperienze. Si è formato un bel gruppo e nell’ultimo giorno, quando noi combinatisti avevano finito le nostre gare, abbiamo seguito le staffette del fondo, ci sentivamo in dovere di stare vicino ai nostri compagni, perché siamo una nazionale e fare gruppo è fondamentale per migliorare tutti insieme. Il podio ottenuto dalle ragazze ha rappresentato una bella soddisfazione anche per noi, una grande emozione, come il successo di Manuela Malsiner e l’argento di Alex Insam, perché quando vivi insieme quindici giorni, conosci anche sogni e difficoltà degli altri, che ti rendono partecipe di esse».

Nell’ultima stagione il tuo compagno di squadra Aaron Kostner ha ottenuto diversi successi; questi possono rappresentare uno stimolo in più anche per te?

«Con Aaron ci conosciamo da tantissimi anni, gareggiavamo uno contro l’altro anche da bambini. Inizialmente eravamo molto vicini come risultati, poi lui in questi ultimi anni ha fatto dei step superiori rispetto ai miei. La sua vittoria in Alpen Cup ha fatto felice tutta la squadra e personalmente mi ha anche fatto capire che anch'io avrei le potenzialità per arrivare, ma non le ho ancora espresse. Ora ho maggiori stimili e convinzioni, grazie anche a lui, perché guardandolo ho capito che continuando a lavorare tanto e a testa bassa, posso migliorare. Inoltre da Aaron posso imparare a tirar fuori quella cattiveria che un po’ mi manca, la capacità di riuscire a rendere al cento per cento anche in gara, dove spesso non riesco a ripetere le buone cose che faccio in allenamento».

Puoi raccontarci come hai iniziato con la combinata nordica?
«Salto ormai da undici anni. Ho iniziato nel 2006 con Walter Cogoli, che ora sta allenando in Austria. Mi è sempre piaciuta l’idea di saltare e ho iniziato, come tutti, facendo sia salto sia combinata. Ho deciso di optare poi per la combinata, un po’ per la mia corporatura, un po’ perché ti concede qualche margine di errore in più rispetto al salto, dove ti giochi tutto in pochi secondi. Certo allenarsi sia nel salto sia nel fondo non è facile, devi stare sempre molto attento a non sbilanciarti dall’una o dall’altra parte».

Chi è il tuo atleta preferito?
«Naturalmente nel salto bisogna tifare Davide Bresadola che è un mio compaesano, quindi ho il dovere di supportarlo sempre (ride ndr). Nella combinata stimo molto Erik Frenzel, ma il mio atleta preferito è Akito Watabe, che è lì a lottare con i migliori in ogni occasione. Mi è sempre piaciuto perché è molto equilibrato nelle due discipline, eccelle in entrambe, anche se è stato sempre sfortunato e ha raccolto meno rispetto a quanto avrebbe meritato. Inoltre fa mille sacrifici, perché sta praticamente tutto l’anno lontano da casa. Nel mio piccolo so quanto sia difficile, perché anch’io sono via da casa per due-tre mesi, per studiare e allenarmi».  

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Come ogni atleta vincere una medaglia di peso a un Mondiale o un'Olimpiade. Oggi, però la cosa più importante è migliorarmi e mantenere sempre il divertimento che provo nel fare lo sport che amo, la cosa che più mi spinge nel continuare a dare sempre il cento per cento. Naturalmente, poi, sarà fondamentale venire arruolato. Ho ancora due anni da junior e saranno per me decisivi per entrare in un corpo militare e continuare a coltivare questi sogni».

Infine c’è qualcuno che vuoi ringraziare?
«Voglio ringraziare tutti i miei allenatori e skiman, ma soprattutto i miei genitori che mi permettono di studiare in Val di Fassa per proseguire la mia attività nello sport, facendo molti sacrifici economici. Durante il periodo scolastico sono tutta la settimana lontano da casa, per poi tornarci nel weekend, mentre durante i raduni resto lontano per mesi. È importante però proseguire sia lo sport sia lo studio, perché quest’ultimo mi lascia aperta la possibilità di fare altro nella vita se non dovessi realizzare il mio sogno sportivo»

Giorgio Capodaglio

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