| 19 luglio 2017, 07:29

Abram vuole essere più forte della sfortuna: "Voglio dimostrare il mio valore"

Il valdostano, che ha vinto tanto tra i junior, è stato bloccato dalla mononucleosi nella sua prima stagione da senior; ora è più deciso che mai a riscattarsi, anche con l'aiuto di due grandi campioni: "Sono fortunato perché a volte posso allenarmi con Pellegrino e De Fabiani"

Abram vuole essere più forte della sfortuna: "Voglio dimostrare il mio valore"

Il primo anno da senior è importante e difficile per ogni atleta, soprattutto se vi arriva dopo tante vittorie da junior. Non è semplice ottenere subito risultati di rilievo da senior e se nelle categorie giovanili si è abituato a lottare spesso per la vittoria, può anche abbattersi se si trova lontano dalle migliori posizioni nelle prime uscite. Figuriamoci se un giovane, proprio nell’anno in cui sale di categoria, si trova anche a convivere con un infortunio o una malattia rognosa come la mononucleosi. È quanto accaduto a Mikael Abram, classe ’96 dell’Esercito, arrivato con grandi aspettative tra i senior, dopo aver vinto tantissimo da junior, ma colpito presto dalla mononucleosi, che dopo averlo limitato nelle prime uscite, l’ha completamente fermato per gran parte della stagione. Il valdostano è ripartito soltanto in Primavera, allenandosi con il Centro Sportivo Esercito, più determinato che mai a mostrare tutto il suo valore. L’abbiamo intervistato, trovando un ragazzo deciso e consapevole dei propri mezzi, incoraggiato anche dai due leader della nazionale italiana, Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani, con cui ha la fortuna di allenarsi in alcune occasioni.

Ciao Mikael, come sta procedendo la preparazione dopo lo stop obbligato a causa della mononucleosi?
«All’inizio ho faticato abbastanza, perché ero rimasto fermo per più di tre mesi. Ero anche preoccupato, perché non capivo se ciò fosse dovuto a un po’ di ruggine che dovevo togliermi, oppure se ancora non fossi completamente guarito. Mi sono tranquillizzato subito, però, perché nei successivi raduni sono riuscito ad allenarmi bene, quindi penso di essere guarito. Ho comunque fatto da poco le analisi e presto arriverà il responso. Purtroppo per uscire dalla mononucleosi ci vuole sempre un po’ di tempo».

Prima che ti venisse diagnosticata la mononucleosi, eri preoccupato per le tue prestazioni?
«Si, anche perché all’inizio pensavo fossero dovute a problemi di testa, credevo di stare bene fisicamente, dal momento che nei primi test a Livigno e Oberhof ero andato abbastanza forte. Poi sono iniziate le gare e d’improvviso non sono più riuscito ad andare. Ho pensato tanto alle motivazioni e credevo fosse un po’ di tensione, l’inconscia paura del passaggio nei senior. Ho presto capito, però, che probabilmente si trattasse di altro, in quanto ero sempre stanco, dormivo tutto il giorno, andavo al letto addirittura alle nove. Stranamente nel corso degli allenamenti non sentivo troppo la fatica, ma in gara avevo le gambe inchiodate, non riuscivo ad esprimermi».

Per te era una stagione importante; quanto ti ha fatto male aver di fatto saltato il tuo primo anno da senior?
«Ero tanto arrabbiato, perché avevo voglia di dimostrare il mio valore e mettermi alla prova, capire quanto fossero distanti da me i senior. Avevo diversi obiettivi stagionali, come il Mondiale negli USA, che ovviamente non ho raggiunto. È stato abbastanza demoralizzante, ma adesso mi sto riprendendo, mi sto accorgendo, allenandomi con l’Esercito e a volte con Francesco De Fabiani, di aver ritrovato una buona condizione, di andare finalmente bene».

Ti alleni anche con Francesco De Fabiani?
«Si, quando sono qui a casa, a volte mi alleno a Gressoney con Francesco e Chicco Pellegrino. Purtroppo non possiamo farlo spesso, perché devono incrociarsi tra loro diversi fattori. Non sempre ci troviamo a casa nello stesso periodo, ma soprattutto a volte loro sono in fase di carico e io di scarico, o viceversa, quindi non possiamo fare lo stesso allenamento. Le poche volte che riusciamo a combinare gli allenamenti, però, mi sfiniscono abbastanza (ride ndr)».

Quali obiettivi ti sei posto per la prossima stagione?
«Tornare ai livelli degli avversari con cui ho sempre lottato e spesso vinto da junior. Voglio tornare a essere l’atleta di prima, scoprire il mio reale valore da senior e magari esordire in Coppa del Mondo. Tanti miei compagni l’hanno fatto lo scorso anno a Dobbiaco, mentre io purtroppo non ho avuto questa occasione. Poi ho anche l’obiettivo di partecipare e fare bene al Mondiale Giovanile di Goms, non voglio pormi limiti, bisogna sempre puntare in alto. Mi alleno con atleti forti sia nel Centro Sportivo Esercito sia a casa, voglio migliorare tanto».  

Da Junior hai vinto in ogni specialità o format di gara: quale preferisci?
«Sinceramente mi piacciono entrambi gli stili, classico o skating mi cambia poco, vado bene in entrambi. Per quanto riguarda le distanze, sono sempre andato molto bene nelle sprint, ma anche nelle distance ho ottenuto ottimi risultati. Nel mio ultimo anno junior ho fatto meglio nelle 10km rispetto alle 15, dove ho fatto più fatica. Purtroppo nella passata stagione non ho avuto modo di misurarmi su questa distanza, per capire se va ancora così».

Quanto ti è mancata la competizione?
«La gara tantissimo. Addirittura in inverno non sono mai riuscito a guardare le classifiche delle gare, perché mi veniva il nervoso. Mi scocciava pensare di essere a casa, quando invece potevo essere anch’io in gara».  

Puoi raccontarci come hai iniziato?
«Fin da piccolo ho sciato con papà e a 5 anni sono entrato nello Sci Club Gran Paradiso. Ho fatto anche un po’ di discesa, ma alla fine ho optato per il fondo, anche perché mio papà allenava la squadra. Mi sono quindi allenato con lui, fino a quando sono stato chiamato dal comitato. Da lì sono arrivati i primi successi e infine la nazionale. Ho sempre desiderato essere un fondista professionista, ho sperato tanto di entrare in un Centro Sportivo e grazie all’Esercito questo sogno si è realizzato».

Escludendo i tuoi amici Pellegrino e De Fabiani, chi è il tuo atleta preferito?
«Sarò banale, ma dico Northug, che ho sempre apprezzato, già da bambino quando mi emozionava vedere ogni suo gesto, le pazzie che ogni tanto faceva in gara. È un personaggio unico. Però non posso non avere come punto di riferimento i due esempi che ho qui vicino casa. Mi ritengo fortunato perché a volte posso allenarmi con campioni come Pellegrino e De Fabiani».

Ti hanno dato qualche consiglio?
«Si sono sempre interessati a me, spesso durante l’anno mi hanno chiesto informazioni e Chicco mi ha anche dato alcuni consigli. Parliamo spesso delle loro gare e, quando ci alleniamo, mi danno a volte anche consigli sulla tecnica, oppure delle dritte importanti in palestra».  

Qual è la cosa che più ti piace di entrambi?

«Di Chicco la determinazione, ha la testa fatta per lo sport. Di Defa la sua semplicità».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Partecipare un giorno a Olimpiadi o Mondiali e fare anche qualcosa di buono, magari vincere una medaglia importante. Credo sia il sogno di tutti gli atleti».

Sei di Cogne dove nel prossimo marzo si disputeranno gli OPA Games.
«Prima di tutto spero di qualificarmi per gareggiare. Se lo facessi sarebbe sicuramente una bella esperienza, avrei tanto tifo dalla mia gente. Dall’altro lato, però, le gare casalinghe sono spesso le più difficili, perché senti tanta pressione».

Vuoi ringraziare qualcuno in particolare?
«Sicuramente l’Esercito, perché mi segue da un po’ di anni. Con esso anche Roberto Gal e la Rossignol per i materiali; infine, ovviamente, tutta la famiglia che mi è stata dietro e mi ha aiutato in questo periodo di crisi, insieme ai miei amici»

Giorgio Capodaglio

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