| 15 gennaio 2018, 23:10

BERSAGLIO MOBILE - Puntata 5. "Anche la staffetta maschile è da medaglia, ma con un'altra formazione"

Tantissima carne al fuoco nella tappa di Ruhpolding. Andiamo ad analizzare quanto accaduto in compagnia di René Laurent Vuillermoz.

BERSAGLIO MOBILE - Puntata 5. "Anche la staffetta maschile è da medaglia, ma con un'altra formazione"

La tappa di Ruhpolding ha lasciato in eredità tantissima carne al fuoco. Per organizzare al meglio la grigliata ed evitare di bruciare qualche taglio succulento abbiamo chiesto il consiglio di un esperto in materia, l’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz, che ha organizzato al meglio le pietanze bavaresi.

Cominciamo dal settore femminile, dove per l’Italia è finalmente arrivata la prima vittoria stagionale. Non sorprende che il merito sia di Dorothea Wierer.
“Assolutamente no, d’altronde era solo una questione di tempo perché Dorothea è costantemente al vertice sin da inizio stagione. L’individuale è stata la gara in cui la ruota è girata nel verso giusto. Lei non ha sbagliato e le altre sì. Di conseguenza è arrivato il successo”.

Wierer ha fatto più fatica nella mass start, dove però Vittozzi ha forse disputato la miglior prova stagionale sugli sci stretti. Primo segnale di crescita anche nel fondo?
“Ha fatto una bella gara, speriamo che questo trend continui ad Anterselva. A Lisa servono un paio di competizioni con buon rendimento sugli sci in vista di PyeongChang. Quanto visto a Ruhpolding conferma che alle Olimpiadi avremo 2 carte da medaglia. Per questo vanno lasciate tranquille e fatte lavorare senza pressioni varie”.  

Anche il resto della squadra ha brillato. La staffetta ha portato a casa uno splendido secondo posto dando filo da torcere alla Germania fino all’ultimo metro, con una Sanfilippo in grado di tenere testa addirittura a Laura Dahlmeier.
“Spero che per Federica questa staffetta possa rappresentare un punto di svolta, perché è stata in grado di replicare in gara, sotto una pressione enorme, quanto riesce a fare in allenamento. La serie in piedi è stata una delle migliori della sua carriera e l’ultimo giro assieme a Dahlmeier può farle capire come non debba temere avversarie quando riesce a sciare a mente libera. Rimane altalenante, ma la sua performance è molto incoraggiante in vista di febbraio, quando sarà importante ripartire dal tappeto con la sagoma bianca”.

Anche Gontier ha fatto la sua parte, dando l’impressione di essere sulla via del pieno recupero.
“Come direbbero i francesi, Nicole ha fatto un bout de chemin. Ovvero si sta ritrovando in Coppa del Mondo un passo alla volta. L’ho vista più tranquilla rispetto a Oberhof. Sugli sci ha un livello alto e in staffetta ha visto che può fare bene anche al tiro. Questi risultati la aiuteranno a crederci ancora di più”. 

Allargando lo sguardo al resto del mondo, dopo quattro tappe con un rendimento impressionante Kuzmina qui è mancata cedendo la testa della classifica generale a una Mäkäräinen solidissima. Per la slovacca è finita la luna di miele al poligono?
“Secondo me ci sta un piccolo abbassamento di forma dopo quattro tappe di altissimo livello. Vedremo cosa combinerà ad Anterselva e magari lì si potrà dire se qualcosa si è rotto al tiro oppure no. Mäkäräinen nuovo pettorale giallo meritatamente, prima di ieri non aveva ancora vinto, ma è regolarissima. Non sbaglia un colpo, è sempre lì in alto e sta davvero facendo una grande stagione”.

Kuzmina 33 anni, Mäkäräinen 35. È il momento delle veterane.
“D’altronde le giovani non stanno bene. Justine addirittura si è presa una gastroenterite e questo genere di malanni ti butta a terra. Dahlmeier invece non è ancora performante al massimo, dati i ripetuti malanni. Però sono le altre a doversi preoccupare, perché se tiene questo rendimento anche quando non è al 100%, immaginate cosa potrà fare nel momento in cui si sarà messa a posto. A proposito di preoccupazioni. Occhio a Herrmann, che inizia a essere pericolosa anche nelle gare su 4 serie. Con la velocità nel fondo di cui è dotata, questa in futuro potrà lottare davvero per traguardi importantissimi”.

Magari quelli per cui Fourcade e Bø stanno duellando. Passiamo al settore maschile, cosa pensi di quanto visto? Per la prima volta in stagione Martin ha sovrastato Johannes sugli sci.
“Sicuramente Martin ha fatto il Martin. È andato veramente forte e sugli sci ha ammazzato tutti gli altri. È chiaro che in Baviera i rapporti di forza tra lui e Bø si sono invertiti, ma non mi fermerei a tirare conclusioni sulla base di una settimana. Vedremo se ad Anterselva i valori rimarranno così o se cambieranno. Comunque sia, stiamo assistendo a un qualcosa di impressionante. Abbiamo due fenomeni che rischiano di spartirsi tra di loro la stagione fino alla fine. Se non vince uno vince quell’altro e il resto del mondo può solo raccogliere le briciole”.

A proposito di resto del mondo. In questi giorni nelle classifiche abbiamo visto tanta Norvegia e tanta Francia, non solo grazie a Fourcade e Bø. Ma possibile che gli altri Paesi siano così indietro?
“No! Occhio ai cechi, perché si sono risvegliati. Tra Oberhof e Ruhpolding hanno ottenuto tanti piazzamenti nella top-10 con Krcmar e Slesingr, inoltre è arrivato un podio con Moravec. Anche l’Austria mi pare sulla buona strada, visto il recupero di Landertinger. Poi comunque la Germania è sempre lì. È vero, loro te li aspetti in lotta per vincere e in questo senso sinora gli è mancato qualcosa. Però bene o male ce n’è sempre qualcuno che si salva e non dimentichiamoci di quattro anni fa, quando nella prima metà di inverno combinarono poco o nulla, ma poi disputarono una bella Olimpiade”.

Passiamo all’Italia, dove l’impressione è che la tappa di Ruhpolding abbia confermato quanto ammirato in quelle precedenti.
“Assolutamente. Hofer è quinto in classifica generale senza essere ancora entrato nei primi cinque in nessuna gara. Significa che sta facendo una grandissima stagione, con una regolarità eccezionale. Gli manca sempre quel colpo per fare il botto, ma questa settimana corre in casa e potrebbe essere davvero l’occasione buona. Bormolini sta disputando un inverno sulla stessa falsariga. Anche lui molto costante, anche lui sempre a dare l’impressione di giocarsi qualcosa di importante senza riuscire però a centrare il bersaglio grosso. Per intenderci, io penso che Thomas ormai sia maturo per un piazzamento nella top-15 o addirittura nella top-10. Windisch continua a fare più fatica nelle gare individuali rispetto alle staffette, dove invece è sempre presente. Attenzione però, a dicembre il risultato pieno a livello personale lo ha marcato in Francia, nella terza settimana. Sarebbe l’ideale succeda anche ad Anterselva, perché rappresenterebbe una bella iniezione di fiducia in ottica olimpica. Infine su Chenal, continuo a dire che lui deve solo fare esperienza. Non bisogna chiedere né pretendere nulla, perché stiamo parlando di un ragazzo all’esordio assoluto in Coppa del Mondo. Sta effettuando un autentico apprendistato, e gli apprendistati sono fatti di belle gare, ma anche di batoste”.

È impossibile non chiedere la tua opinione in merito alla composizione della staffetta maschile, che tante discussioni ha generato sui Social nei giorni scorsi.  Questo è l’ordine con cui schiereresti il quartetto a PyeongChang?
“No. Questa è una formazione creata per difendersi. In Coppa del Mondo lo si può fare, in quanto ci si gioca le carte pesanti prima degli altri e poi si corre in difesa per salvare un bel piazzamento, cosa peraltro riuscita sia a Oberhof che a Ruhpolding. Alle Olimpiadi invece correre così non servirà a niente, perché tutte le nazioni schiereranno i propri big in fondo. Quindi, per come la vedo io, sarebbe meglio rischiare all’inizio, così da avere i due cavalli da corsa nelle frazioni conclusive. Se va male hai comunque la speranza di recuperare. Se va bene invece il passo è fatto e ti giochi le medaglie. Dico questo perché sono convinto che il quartetto maschile sia una formazione da medaglia. Però non con questo ordine. Nella gara che conta bisogna rischiare l’all-in. Bormolini sta benissimo al lancio, dove può tenere il ritmo degli altri. Poi in seconda schiererei Chenal, perché se tira fuori la gara super allora sei in corsa per il podio con i due big. Hofer però lo metterei in terza, perché Windisch in volata non parte battuto contro nessuno. È rischiosa, lo so, però bisogna crederci e bisogna osare. Comunque si tratta solo della mia opinione, quelli che decidono sono i migliori tecnici italiani. Se opteranno per usare l’ordine di Oberhof e Ruhpolding anche a PyeongChang avranno i loro motivi. Semplicemente la vedo in maniera diversa, non si tratta di un giudizio negativo nei confronti della loro scelta”.

Vedo che non hai dubbi sulla presenza di Chenal nel quartetto.
“Assolutamente no, lui in questo momento è il numero 4 del movimento viste le difficoltà di Montello. Chiaramente qualcuno di riserva serve e, visti i risultati di Beppe, bisogna essere realisti. Personalmente ad Anterselva darei la possibilità di gareggiare in Coppa del Mondo a Pietro Dutto, tornato a frequentare i quartieri alti in Ibu Cup”.

Cambieresti qualcosa anche nella staffetta femminile, dove le due più forti vengono schierate nelle prime due frazioni?
“Per le donne è una situazione diversa, non credo che la squadra possa essere gestita diversamente. Al massimo invertirei Nicole e Dorothea, mettendo Gontier in seconda e Wierer in terza, perché la terza frazione in campo femminile spesso è quella decisiva. Lisa è perfetta per il lancio, mentre Federica nell’ultimo giro può prendere a sberle parecchie persone e ha dimostrato di reagire bene quando è sotto pressione. È ovviamente un po’ più sulla difensiva, ma con le ragazze ce lo possiamo permettere”.

Francesco Paone

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