Biathlon | 21 marzo 2018, 11:08

Gabriela Koukalova: "Nella squadra mi hanno trattata come una traditrice"

La biathleta ceca ha parlato di quanto sono stati difficili gli ultimi mesi, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con lo staff tecnico.

Pentaphoto

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Nei giorni scorsi si erano sparse voci inquietanti riguardo Gabriela Koukalova. Stando a quanto riportato da alcuni media cechi la ventottenne soffrirebbe di bulimia, non si allenerebbe da quasi un anno, sarebbe in rotta con il resto del team e di conseguenza sarebbe prossima ad annunciare il ritiro definitivo dall’attività agonistica.

Tali indiscrezioni probabilmente sono trapelate sulla base di un’intervista che la diretta interessata ha rilasciato alla rivista Glanc, che uscirà nelle edicole ceche in queste ore. La testata online SIP ha riportato alcuni passaggi di tale “confessione” dell’atleta di Jablonec nad Nisou, assente in questo inverno a causa di un’infiammazione ai muscoli tibiali.

Quando hai maturato la decisione di non prendere parte alle Olimpiadi?
“A dicembre. Non vedevo la luce in fondo al tunnel, perché il dolore alle gambe era enorme. Il mio corpo mi ha chiesto di prendermi una pausa. Non essendo in grado di dare il 100% neppure in allenamento, non aveva senso continuare a provare”.

Quando sono cominciati i problemi?
“Alla fine della scorsa stagione mi sentivo invincibile. Guardavo alle Olimpiadi e volevo dare il 200%, ma in primavera le cose sono cambiate. Nei primi training camp mi sentivo stanchissima, anche se erano solo dei momenti. Però tutto ha preso una brutta piega rapidamente. Se mi fermavo, mi sentivo meglio. Però era una questione di giorni prima che tornassero i dolori. Ho iniziato a essere esasperata e come se non bastasse, la reazione di alcune persone mi ha amareggiata”.

Stai parlando delle tue compagne di squadra?
“Non solo. Pensavo che alcune persone tenessero a me, ma probabilmente lo facevano solo perché avevo successo. Sono stata trattata come un oggetto. Nel momento in cui ho smesso di allenarmi, allora per loro ho anche smesso di esistere. Le credevo persone amiche e invece mi hanno voltato le spalle. Cosa posso dire? Non si smette mai di ricevere lezioni dalla vita”.

Ti stai riferendo anche al tuo allenatore Ondrej Rybar? In passato hai dichiarato che il dolore alle gambe era probabilmente causato anche da un cambiamento nella tua tecnica di sciata.
“Io devo molto a Ondrej e lo stimo nonostante quanto è accaduto. Lui è un ottimo tecnico. Ce ne sono tanti in grado di allenare bene una sola atleta, ma sono pochi quelli che – come lui – sono capaci di far crescere con successo un’intera generazione. Le mie dichiarazioni hanno avuto ampia cassa di risonanza tra i media e la cosa mi è sfuggita di mano. Adesso i contatti con Ondrej sono minimi”.  

Cosa è accaduto di preciso?
“Mi aspettavo comprensione e invece è successo l’opposto. Secondo i fisioterapisti che ho consultato i miei muscoli non sono riusciti a reggere il cambio di tecnica. Ho sempre avuto problemi con i tendini d’Achille e dopo la modifica nella mia sciata ho cominciato a soffrire più che mai. Il dolore è diventato cronico. Mi è stato detto che l’unico rimedio era quello di riposare a lungo. Però all’interno della squadra e ai tecnici l’idea non piaceva, dato che si stavano avvicinando le Olimpiadi. Neppure io ero entusiasta di fermarmi, quindi ho continuato ad allenarmi, con l’unico risultato di peggiorare e avere dolori più forti. Non riuscivo a seguire le tabelle di allenamento, loro hanno cominciato a innervosirsi e io a non essere più serena perché PyeongChang stava svanendo. Non ho avuto alternative, ho dovuto fermarmi. In quel momento sono stata vista come una traditrice, ma cosa potevo fare? Ho detto ‘Mi dispiace, ma il dolore è diventato cronico’”.

Come hanno reagito?
“Penso fossero convinti che il mio fosse semplicemente un problema mentale, che stessi ingigantendo tutto. Si sono comportati in questo modo, ma perché avrei dovuto dire una cosa del genere e buttare le Olimpiadi al vento dopo due stagioni di grandi successi? Credo che se da parte del team ci fosse stata una maggior comprensione nei miei confronti, forse avrei anche potuto risolvere il problema in tempo ed essere competitiva. A un certo punto però mi sono detta che la vita davanti a me è più importante di quella già vissuta, perché un giorno vorrò avere una famiglia, divertirmi e soprattutto essere in salute. Questo fatto ha avuto la priorità sul partecipare a tutti i costi alle Olimpiadi”.

Dunque Koukalova ha confermato il conflitto con il resto del team, soprattutto con i tecnici. Si resta in attesa della pubblicazione dell’intera intervista per capire se emergeranno altri passaggi interessanti e soprattutto se verrà sciolto il nodo riguardo il proseguo della sua carriera agonistica.

Francesco Paone

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