| 29 gennaio 2019, 19:56

BERSAGLIO MOBILE - Puntata 6. "Prepariamoci a festeggiare l'arrivo in Italia della Sfera di cristallo"

La tappa di Anterselva ha emesso svariate sentenze. Andiamo ad analizzare l'accaduto in compagnia di René Laurent Vuillermoz nel consueto appuntamento settimanale

Pentaphoto

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Ormai la Coppa del Mondo di biathlon è ufficialmente entrata nella sua seconda metà di stagione.

La tappa di Anterselva ha verosimilmente posto la parola fine sulla corsa alla Coppa del Mondo maschile, ormai nelle mani di Johannes Bø.

In campo femminile invece la Sfera di cristallo appare indirizzata in Italia, ma i temi da affrontare sono parecchi.

Sentiamo riguardo questi, e altri argomenti, l’ex azzurro René Laurent Vuillermoz nella consueta rubrica.

 

Cominciamo dal settore femminile. Anterselva ha probabilmente decretato definitivamente che la Coppa del Mondo sarà vinta da un’italiana. Resta solo da stabilire quale. Sei d’accordo?
“Assolutamente sì, a meno che due atlete sin qui solidissime non entrino contemporaneamente in crisi. L’eventualità però mi pare decisamente improbabile, quindi prepariamoci a festeggiare la Sfera di cristallo, perché non ci sono avversarie con la stessa regolarità di Dorothea e Lisa. Da inizio stagione dico che secondo me la Coppa prenderà la strada di Sappada, quindi per coerenza resto fedele al mio pronostico. Comunque, se anche dovessi sbagliarmi, non mi dispiacerebbe affatto. La Doro si merita il Coppone tanto quanto la Lisa”. 

Al di là delle difficoltà fisiche avute nella sprint, la tappa altoatesina ha probabilmente anche sancito il definitivo ritorno al vertice di Laura Dahlmeier, apparsa nuovamente sbocciata sul piano psicologico. Cosa ne pensi?
“Guarda, sinceramente mi sembra che stia attraversando una fase altalenante e queste situazioni sono sempre difficili da gestire a livello personale. L’attuale Coppa del Mondo di biathlon è decisamente più dispendiosa dal punto di vista mentale rispetto ai tempi in cui correvo io, perché l’attenzione mediatica è cresciuta esponenzialmente. Di conseguenza è aumentata anche la pressione che gli atleti devono gestire, soprattutto in nazioni dove la disciplina è seguitissima come Germania o Francia. Vedremo cosa deciderà di fare Laura riguardo la sua carriera. Per l’immediato sono sicuro che a Östersund darà comunque filo da torcere a tutte”.

Ad Antholz abbiamo probabilmente ammirato i primi vagiti della stella di Marketa Davidova. Quali sono le tue impressioni su di lei?
“Secondo me ha veramente un gran potenziale. Quest’anno sta capendo quali sono i suoi limiti, dove può arrivare, cosa le serve per crescere. Ha ancora dei passaggi a vuoto al tiro, ma in prospettiva fa paura sugli sci e credo la vedremo stabilmente al vertice in tempi brevi. La butto lì, potrebbe diventare un’outsider per vincere la classifica generale già dal prossimo inverno”.

Giriamo la medaglia e guardiamone il rovescio. In campo femminile quali sono le delusioni sentenziate dalla tappa di Anterselva?
“Senza dubbio la squadra francese, che ha raccolto le briciole. Chevalier si è spenta all’improvviso, Bescond e Braisaz continuano a fare tanta fatica, Aymonier non pervenuta. L’unica nota positiva può essere il rendimento di Simon, ma non salva certo il bilancio. In generale quella delle transalpine è sinora una stagione molto al di sotto delle aspettative e sembra non riescano a trovare il bandolo della matassa per capire qual è il problema. Poi, personalmente, credo ci siano altre delusioni. Al di là dell’ultimo fine settimana ne farei un discorso generale”.

Spara.
“Due nomi su tutti. Mäkäräinen ed Herrmann. Per Kaisa dopo le prime due tappe si è completamente spenta la luce. In Alto Adige ha dato segnali di vita, ma di fatto non è più un fattore per la classifica generale. Forse l’età  inizia a farsi sentire anche per lei. Riguardo la tedesca, invece, ipotizzo abbia deciso di andare all-in sui Mondiali perché per il momento non l’abbiamo proprio vista. Nel qual caso non sarei affatto stupito che torni a casa da Östersund con una medaglia, magari anche del metallo più pregiato”.

Adesso focalizziamoci sul resto della squadra italiana. Quali sono le tue riflessioni?
“Nicole tra sprint e inseguimento ha dato segnali positivi. Purtroppo ha, e probabilmente avrà sempre, questi passaggi a vuoto al poligono che compromettono la sua regolarità. Però, nel suo rendimento altalenante, è importante focalizzarsi sugli alti e non sui bassi. Secondo me la sua stagione sinora è buona e conferma il trend dello scorso anno, rimanendo sul positivo. Federica tra Ruhpolding e Anterselva ha fatto fatica ed è un peccato, perché di lei c’è bisogno soprattutto in ottica staffetta. È una grande lavoratrice e crede tanto in ciò che fa, ma non  è ancora riuscita a trovare costanza. Speriamo che questa piccola pausa  le serva per ritrovarsi, in maniera tale da fare le tappe americane come si deve e i Mondiali come si merita. Mi auguro anche che l’intervallo possa fare bene anche ad Alexia per trovare la tanto agognata forma fisica”.

Passiamo al settore maschile. Si può dire che la Coppa del Mondo si è chiusa ad Anterselva?
“Sì. Johannes è di un altro pianeta ormai da inizio stagione e Martin ha ufficialmente alzato bandiera bianca”.

A proposito di Martin Fourcade, cosa pensi della sua decisione di non gareggiare in America? Si tratta di una scelta ponderata, oppure la vedi più come una mossa della disperazione?
“Diciamo che la condivido. Secondo me gli farà bene non volare oltreoceano, così potrà prepararsi come meglio crede per i Mondiali e soprattutto ritrovare tranquillità emotiva. È palese che in questo momento soffre sul piano fisico, ma anche e soprattutto su quello mentale. Paradossalmente la grande forza dei compagni di squadra aumenta il suo disagio perché in ogni intervista sottolinea come per tutta estate sia sempre stato davanti ai connazionali, ma ora non riesce a tenere il loro passo. Insomma, ha perso la bussola e ha bisogno di pace per ritrovare la giusta rotta”.

Qual è la tua interpretazione riguardo quanto gli sta accadendo?
“Sai, se una risposta non ce l’ha lui, figurati io! Posso provare a lanciare un’ipotesi. Secondo me sta subendo un calo fisiologico dovuto all’aver passato i 30 anni. I tempi di recupero non sono più gli stessi del passato. Inoltre ha due figlie, quindi più impegni e responsabilità. I francesi hanno tutti cambiato sistema di allenamento, diventando una squadra omogenea e veramente tosta almeno tra i maschi, ma forse nel suo caso questa modifica non ha portato giovamento. Ha fatto più o meno quello che ha voluto per 7 inverni, adesso invece è un campione alla ricerca di sé stesso”.

Capitolo Italia. Cosa possiamo dire sul movimento azzurro?
“Lukas ha disputato una tappa sulla falsariga della sua stagione. Grandissima regolarità, tanto che non è mai uscito dai quindici, ma gli è sempre mancata la gara perfetta per trovare l’acuto. Comunque si tratta dell’ennesima conferma del suo alto livello. Finalmente si è visto qualche segnale positivo anche da Dominik, che ha ritrovato un po’ di energie. Non è ancora quello dello scorso anno, ma sicuramente le sue performance sono incoraggianti in vista della seconda parte di inverno. Sono contento per Thomas, perché finalmente è riuscito a coniugare rendimento sugli sci e precisione al tiro. I risultati si sono visti soprattutto nell’inseguimento e speriamo abbia trovato la quadra del cerchio. Montello resta invece altalenante. Bene a Ruhpolding, male ad Anterselva. Forse nel suo caso il problema è la performance atletica, nel senso che non riesce a trovare costanza sotto questo punto di vista. Magari ai Mondiali avrà il picco, ma resto dell’idea che sia necessario arrivare alla grande manifestazione stagionale in fiducia. Infine riguardo Cappellari credo possa valere lo stesso discorso fatto per Braunhofer e Lardschneider la scorsa settimana. Come tutte le nuove leve italiane pagano un po’ sugli sci, ma adesso l’importante era rompere il ghiaccio con la Coppa del Mondo e la sua è stata sicuramente un’esperienza positiva”.

Francesco Paone

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