Biathlon | 26 agosto 2019, 10:49

Biathlon - Loginov critica la Russian Biathlon Union: "Un contratto deve essere frutto di un negoziato"

Il biatleta russo si è anche lamentato delle molte carenze della RBU a livello logistico e di organizzazione: "Lo scorso anno avevamo una sola tuta da gara; una volta abbiamo dovuto pensare da soli al trasporto dall'aeroporto a Hochfilzen"

Biathlon - Loginov critica la Russian Biathlon Union: "Un contratto deve essere frutto di un negoziato"

In Russia prosegue la discussione tra la squadra maschile, capitanata da Loginov, e la Federazione Russa di biathlon. Alla base la firma del contratto con la Russian Biathlon Union, che non è ancora arrivata perché gli atleti non sono d’accordo con le proposte ricevute, in particolare sull’impossibilità di avere degli spazi per i propri sponsor personali. Ma non solo, gli atleti russi vogliono rivedere anche tante altre cose circa la logistica, l’organizzazione delle trasferte e gli obblighi delle parti.

Alexander Loginov, dopo un lungo periodo di silenzio, ha deciso quindi di parlare pubblicamente, rilasciando un’interessante intervista in patria, al portale sport.ru.

L’atleta ha voluto chiarire subito alcune cose: «In primo luogo non è vero che i contratti ci sono stati inviati già lo scorso febbraio – ha svelato Loginov – ma soltanto in occasione dell’ultima tappa di Coppa del Mondo ad Oslo. Era il 21 marzo, in un incontro avvenuto il giorno precedente la sprint. Gli allenatori mi hanno consegnato la mia copia. I documenti in ogni caso non sono stati ricevuti da tutta la squadra. In secondo luogo, nonostante io non sia un avvocato, a un’occhiata veloce mi sono sorte subito alcune domande. In ogni caso loro mi hanno detto che era soltanto una bozza del contratto, non quello finale. Quindi durante la primavera mi aspettavo qualche incontro per discutere su alcuni dettagli. In fin dei conti per me un contratto deve essere frutto di un negoziato, non una firma silenziosa su un documento con il quale non sono abbastanza d’accordo».

Le attese di Loginov però sono state presto deluse: «Non c’è più stata alcuna discussione su questo argomento fino a quando, durante un incontro a maggio, è riapparsa la questione e in quell’occasione non era nemmeno presente tutta la squadra. Ho ricevuto la mia copia via mail, ma non erano presenti cambiamenti rispetto a quella precedente. In giugno il presidente della RBU, Vladimir Drachev, è venuto al raduno di Tchaikovsky, così abbiamo parlato brevemente, ma l’unica cosa che mi ha detto è stata di scrivere una lettera per spiegare cosa non mi andasse bene. Così ho scritto dopo essermi consultato con degli avvocati. L’abbiamo firmata come squadra, anche coloro che avevano già posto la firma sul contratto pentendosene. L’intera squadra, otto atleti, ha firmato la lettera».  

L’atleta di punta della squadra russa ha quindi spiegato cosa non accetta del contratto. «A me sembra che tutta questa problematica si potrebbe risolvere facilmente se ci si sedesse al tavolo per negoziare, anziché comunicare attraverso degli ultimatum. Nel contratto sono presenti in cinque punti gli obblighi della federazione e in due pagine quelli degli atleti. Questa è una parte abbastanza divertente, in quanto avendo parlato con gli avvocati, ho realizzato che questo di fatto non è un accordo tra gli atleti e la federazione, ma un accordo che regola gli obblighi di sponsorizzazione della federazione, in cui noi siamo solo dei partecipanti senza però avere alcun diritto. Non siamo scontenti solo per la questione degli sponsor personali. Per esempio, nel contratto viene richiesto soltanto agli atleti di non fare affermazioni che possano screditare l’onore, la dignità e la reputazione della RBU. Ma la stessa cosa non viene chiesta ai suoi dirigenti e qualcuno l'anno scorso tirò fuori notizie di cose accadute all'interno della squadra come il caso Garanichev-Babikov. Dovrebbe esserci un ufficio stampa con una chiara procedura di comunicazione con la stampa per allenatori, atleti e dirigenti. Ora non è così. Ci sono spesso incomprensioni, troppe informazioni escono fuori dalla squadra. Naturalmente questo ci infastidisce».

Loginov si è poi lamentato dell’organizzazione di allenamenti e trasferte: «La RBU organizza la preparazione. A luglio secondo il nostro piano avremmo dovuto recarci a San Pietroburgo, dove c’è un tunnel nel quale possiamo allenarci sulla neve. Abbiamo discusso nei dettagli l’importanza di questo raduno già a inizio estate, ma all’ultimo momento, circa una settimana prima, ci è stato comunicato lo spostamento del training camp a Tyumen. Sia chiaro, io sono sempre felice quando mi alleno a casa, ma a luglio a Tyumen non abbiamo neve, mentre a San Pietroburgo avremmo potuto metterci gli sci ai piedi. In passato ho già provato a prepararmi in questa maniera, iniziando a sciare già a luglio e mi va bene. Rinviare il passaggio sulla neve è stata una scelta sbagliata, perché rispetto agli skiroll cambia tanto. Capisco che loro si aspettino da noi grandi risultati in Coppa del Mondo, ma questi si decidono spesso per 2” o 3” che si costruiscono su dei particolari e la preparazione è uno di questi. Inoltre non abbiamo ancora ricevuto l’equipaggiamento per la prossima stagione e non sappiamo quando arriverà. In quella passata, dopo il cambio di sponsor tecnico, ricevemmo alcune cose in agosto, come pantaloni corti, alcune t-shirt, calzini e cose del genere. In inverno ci mandarono poi altre cose, ma tra queste non c’erano giacche isotermiche. Io ne ricevetti una prima di Nove Mesto, ma in squadra non sono da solo. Oppure avevamo bisogno di un paio di tute, perché ci sono località come Oberhof dove piove a dirotto e non puoi presentarti in gara con una tuta bagnata. Mi sembra una cosa elementare. Abbiamo chiesto queste cose mille volte, ci è stato detto che erano state inviate a Mosca ma non abbiamo ricevuto nulla. Per i più anziani della squadra non è un problema, abbiamo le vecchie attrezzature, ma per i giovani si. Infine la logistica. Tornati da un raduno in Finlandia, noi atleti abbiamo pagato il taxi per l’aeroporto restando lì per un paio d’ore prima della sua apertura. Ma questo non è l’esempio più catastrofico. Per esempio in occasione di un raduno a Kontiolahti, coloro che erano stati selezionati per l’IBU Cup sarebbero rimasti lì, mentre i convocati per la Coppa del Mondo, avrebbero dovuto raggiungere il prossimo raduno a Obertilliach. Il problema è che l’abbiamo saputo solo il giorno prima, ci è stato detto di pagare il viaggio a spese della regione o proprie. Abbiamo cercato un biglietto da Joensuu per l’Austria, ma alla fine con Malyshko abbiamo trovato la soluzione più economica facendo scalo a San Pietroburgo e da lì volare in direzione Vienna. Un altro esempio? Avevamo un raduno a capodanno a Hochfilzen, ma in quell’occasione non ci è stato organizzato alcun trasferimento dall’aeroporto di Vienna però noi non lo sapevamo. L'abbiamo scoperto solo dopo essere arrivati e aver preso i bagagli, a quel punto siamo stati costretti a organizzarci da soli. Essendo l’1 gennaio c’erano meno treni, così abbiamo affittato una macchina e guidato».

Il biatleta russo ha quindi descritto gli incontri avuti con il vice presidente della RBU Alexei Nuzhdov e il direttore esecutivo Sergei Golikov. «Si ho incontrato Nuzhdov a Mosca, abbiamo parlato per molto tempo. Lui ha espresso la sua poszione, io la mia. Ma non c’è stato alcun compromesso. Golikov è invece venuto a Sochi, ma con lui è stato un dialogo veramente difficile. Anzi nemmeno possiamo chiamarlo in questa maniera, non è un dialogo se vieni costantemente interrotto. Diciamo che è stato un suo monologo, tanto che non ho capito perché sia venuto. Avevo deciso di parlare e fare proposte, ma le cose non sono andate bene. Dopo quell’occasione c’è stata un’altra conversazione con Nuzhdov, che ha detto di essere pronto a un compromesso dove avremo un dialogo e ci si ascolterà a vicenda».

Loginov ha quindi chiarito le richieste della squadra per raggiungere un compromesso: «Non chiediamo soldi o altro, anzi ho letto tante bugie sui miei presunti guadagni. Noi vogliamo solo restare alle condizioni che avevamo con l’ex leadership della federazione. Un posto per uno sponsor personale sulla carabina, non chiediamo altre condizioni. Per esempio io ho uno sponsor che mi supporta da sei o sette anni. Altri si rivolgono a me, voglio farsi pubblicità ma non posso dargli nulla perché non so cosa posso offrire loro. Abbiamo 450 centimetri quadrati di equipaggiamento, nove sponsor possono essere collocati lì ma la federazione assicura di averli già tutti e nove. La RBU ci ha proposto invece un posto sul berretto da corsa. Inoltre non possiamo portare uno sponsor senza il consenso della federazione. Poi c’è un punto meraviglioso, in quanto la RBU può decidere di portarci a un qualsiasi evento legato ai suoi sponsor quando vuole, anche prima di una gara. Comunque ci hanno proposto un incontro il 27 agosto presso gli uffici federale, anche se per noi non sarà facile in quanto siamo in piena preparazione con programmi già fatti. Insomma decideremo di andare solo se avremo la certezza di un dialogo. Sicuramente non deciderò soltanto per me, abbiamo un malcontento comune in squadra. I ragazzi hanno firmato ma io no e difenderò gli interessi della squadra fino alla fine. Tutti noi atleti abbiamo voglia di gareggiare, ma se dovessi firmare senza aver trovato un giusto compromesso con la RBU tradirei la squadra e non potrei guardare negli occhi i miei compagni durante gli allenamenti»

G.C.

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