Sci di fondo | 27 novembre 2019, 15:05

Fondo - La nuova realtà di Francesca Baudin tra un futuro da allenatrice di fondo e la passione per il calcio femminile

La valdostana non sarà al via della nuova stagione ma spinge le sue ex compagne della nazionale di fondo: "Sono fiduciosa, ho visto le ragazze molto serene e tranquille, stanno lavorando con maggior fiducia"

Foto Flavio Becchis

Foto Flavio Becchis

Ha lasciato lo sci di fondo al termine della passata stagione, a causa di quei problemi fisici che non le hanno mai permesso di esprime appieno le proprie grandi potenzialità, mostrate a inizio carriera nelle categorie giovanili, dove vinse anche un oro mondiale under 23 nel 2015 ad Almaty.

Francesca Baudin ha annunciato lo scorso aprile l’addio alle gare ancora giovanissima ma è rimasta ovviamente legata al mondo dello sci di fondo e la sua presenza, quel buonumore che porta ogni volta in campo gara, è stata assicurata grazie alle Fiamme Gialle che l’hanno inserita nello staff tecnico, dove sta collaborando con Fulvio Scola. Contemporaneamente la valdostana ha anche ripreso l’altra sua grande passione, il calcio, mettendo nuovamente gli scarpini ai piedi e prendendosi la maglia numero 11 dell’Independiente Ivrea, formazione dell’Eccellenza femminile piemontese. Di questo, ma anche di un suo pensiero sulla prossima Coppa del Mondo di fondo abbiamo parlato con lei quando l’abbiamo sentita lunedì scorso per augurarle buon compleanno.

Ciao Francesca. Innanzitutto cosa stai facendo a pochi mesi dall’addio all’attività agonistica?
«In questo momento sto collaborando con lo staff tecnico delle Fiamme Gialle, sto concludendo il corso maestri in Veneto e successivamente faro quello da allenatore. Grazie all’enorme supporto di Roberto Campaci e Fulvio Scola sto iniziando a capire cosa significa allenare. A volte sono io a fare i programmi con l’assistenza di Fulvio, che mi dà consigli facendomi ragionare sulle motivazioni per le quali determinati lavori sono più adatti rispetto ad altri. Ora ci attende la prima settimana di gare, mi occuperò della preparazione degli sci, che significa svegliarsi presto, testare gli sci e sciare. Quindi meglio che mi faccia trovare in forma (ride, ndr). Sicuramente sotto questo punto di vista era più semplice la vita da atleta. Ho capito cosa significa stare dall’altra parte e per questo motivo ho detto a Fulvio che ogni atleta, secondo me, dovrebbe vivere un mese da tecnico per capire come funzionano le cose, perché noi atleti tendiamo spesso a impuntarci sulle cose più piccole, siamo puntigliosi, senza comprendere pienamente cosa si nasconde dietro questo lavoro».

Non solo fondo per te, in quanto abbiamo visto che stai anche giocando a calcio.
«Si, per me non è una novità, in quanto giocavo già da adolescente contemporaneamente alla mia attività da fondista. Feci anche un raduno con la nazionale Under 17 a Lignano Sabbiadoro. In quella squadra era presente anche Cecilia Salvai, attualmente difensore della Juventus e della nazionale. Nello stesso periodo, però, Marco Brocard mi propose di entrare nella squadra Asiva e di lasciare il calcio per concentrarmi sul fondo. Così feci e abbandonai il calcio a malincuore. Una volta che ho smesso col fondo, l’allenatrice dell’Independiente Ivrea mi ha proposto di far parte della squadra e ho accettato con gioia, anche se purtroppo in inverno non potrò essere al fianco delle mie compagne visto che sarò impegnata con la mia attività nel fondo. Per fortuna, però, nel calcio è prevista una pausa invernale, quindi riuscirò ad essere libera quando arriveranno gli eventuali play off. Ho già fatto tutti i calcoli (ride, ndr)».

Parlaci della società in cui militi, partendo da questo nome particolare.
«La squadra esisteva già lo scorso anno ma faceva parte della società maschile, che è fallita al termine della passata stagione. A questo punto si è deciso di creare un club solo femminile e chiamarlo Independiente Ivrea, ispirandosi al libro di Mauro Berrutto, del quale una nostra dirigente è appassionata. Oltre alla prima squadra abbiamo anche un bel settore giovanile con formazioni Under 15 e Under 12. Sull’onda del seguito avuto dal Mondiale femminile dello scorso anno, sono tante le ragazze che si sono appassionate ed è bello nascano società come la nostra, che investono sullo sport al femminile. Noi facciamo parte della generazione che porterà avanti il movimento, ci sarà sempre una maggiore specializzazione. Tante giovani si stanno iscrivendo e il movimento è destinato a crescere, anche i dirigenti saranno sempre più preparati. Il mio ruolo? Sono un’ala sinistra, indosso il numero undici e ovviamente sono veloce. Al momento siamo al primo posto e puntiamo alla Serie C. Ma non diciamolo troppo ad alta voce (ride, ndr)».

Torniamo al tuo grande amore, lo sci di fondo. A Ruka inizierà venerdì la Coppa del Mondo: pensi che Johaug sia imbattibile?
«Per quello che ha mostrato a Beitostølen, al momento sembra inarrivabile. Certo la stagione è lunga, tutti possono avere momenti di crisi e difficoltà, magari Weng piuttosto che Karlsson potranno avvicinarsi, ma almeno nelle distance ci sarà poca battaglia. Sicuramente vedrò con più piacere le sprint. Una possibile avversaria di Johaug per la generale potrebbe essere proprio una sprinter, Stina Nilsson, che con gli anni è diventata sempre più competitiva sulle lunghe distanze. Lei potrebbe guadagnare punti nelle sprint e difendersi nelle distance, ma credo proprio che alla fine l’esperienza di Johaug pagherà. Nilsson è destinata a diventare una contendente per la Coppa del Mondo, ma forse non ha ancora abbastanza esperienza per vincerla. Anche Frida Karlsson credo sia ancora immatura per vincere la Coppa del Mondo, anche se sinceramente non credevo nemmeno fosse pronta per giocarsi una medaglia mondiale, invece a Seefeld per poco non ha battuto anche Johaug. Però veramente è pazzesco quello che sta facendo la norvegese, per due anni, pur sospesa, ha trovato le motivazioni per allenarsi con continuità senza dover preparare le gare. Si vede tutta la sua voglia di vincere».

Cosa ti aspetti dalle tue ex compagne di squadre?
«In estate le ho viste molto da vicino e sono stata in squadra per anni con molte di loro, tanto che oggi (lunedì, ndr) mi hanno anche chiamato dall’aeroporto per farmi gli auguri di buon compleanno. Vedo bene questa squadra, hanno trovato un equilibrio con tutto lo staff, noto che sono serene e tranquille, lavorano con una maggior fiducia nei propri mezzi. L’ho capito osservando soprattutto Greta Laurent, che conosco sin da bambina. La vedo sempre più tranquilla e determinata, molto concentrata in batteria, non ha più paura di nulla. Sono veramente fiduciosa per la squadra, anche Anna Comarella ha dimostrato lo scorso anno di gareggiare ad alti livelli, le vedo tutte bene. Al di là del corpo sportivo di appartenenza, mi auguro che queste ragazze possano tutte ottenere risultati e risollevare l’Italia a livello internazionale».

Per quanto riguarda la Coppa del Mondo maschile cosa prevedi?
«Vedo la battaglia più aperta rispetto al femminile. Klæbo è un talento fenomenale, ma ha dimostrato in alcune occasioni di essere battibile. Lo squadrone russo, con Bolshunov e Ustiugov, è lì sempre in agguato e pronto ad approfittare del minimo errore. Secondo me avremo una bella lotta. Per quanto riguarda i nostri atleti, ho avuto meno modo di essere a contatto con loro, ma Fulvio (Scola, ndr) sente spesso Steo (Stefano Saracco, ndr), che è molto fiducioso per il lavoro svolto nel corso della preparazione. Poi Chicco Pellegrino è una macchina da guerra, non ho dubbi che ancora una volta dimostrerà il suo grande valore».

Che effetto ti fa non essere al via della stagione da atleta?
«Mi fa parecchio effetto in quanto è accaduto tutto molto in fretta. Non avevo preventivato di appendere gli sci al chiodo, per questo motivo nel corso dell’estate e dell’autunno, vedere gli altri allenarsi mi ha provocato un po’ di sofferenza. Per dire, avrei tanto preferito essere bloccata anch’io in aeroporto come le altre ragazze della squadra femminile, anziché festeggiare il mio compleanno. Ci vorrà tempo per smaltire completamente questo senso di amarezza, però mi concentro sul mio nuovo lavoro e voglio farlo bene. Sono stupita da quanto sia riuscita a staccare il mio nuovo lavoro dal lato emotivo, concentrandomi e lavorando al meglio, cercando di non far mancare alcuna cosa agli atleti e coloro che mi chiedevano consigli».

Giorgio Capodaglio

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