Nonostante il recente infortunio, Johannes Klæbo è ancora il più forte. Federico Pellegrino ha provato a infrangere la superiorità del norvegese nella durissima sprint di Åre, prova spaccagambe se ne esiste una, ma nulla ha potuto in finale contro un vichingo che ha avuto ancora la meglio.
Ma per il poliziotto di Nus è comunque arrivato il quarantesimo podio della carriera, contando anche le prove a squadre in competizioni di primo piano. Un risultato importante, il primo del 2020 e quindi anche del nuovo decennio.
Sul podio finale c’è stato spazio anche per il francese Renaud Jay mentre il cammino di un generoso Francesco De Fabiani si era interrotto in batteria, quando il valdostano aveva dimostrato di non aver digerito appieno lo sforzo della precedente, positiva, qualificazione.
Un discorso che meriterebbe un approfondimento è proprio quello relativo allo sforzo richiesto per affrontare 4 turni di un tracciato così duro, considerando anche l’atto iniziale. Nel cuore di un tour di dieci giorni, infilare una "sprint" di questo tenore rischia di essere davvero letale per i muscoli ed il recupero degli atleti e non ci sarebbe da sorprendersi se giovedì, nella distance trasfrontaliera che porterà la carovana in Norvegia, il ritmo dovesse essere al limite del soporifero.
Vedremo: intanto esaltiamo ancora una volta Chicco Pellegrino: in ogni turno ha dimostrato di esserci; non è arrivata la vittoria, ma contro un Klæbo così…
Fondo – Pellegrino fa 40. Secondo dietro a Klæbo nella sprint di Åre

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