Biathlon | 22 marzo 2020, 14:26

Biathlon - Røiseland: "Sento di avere ancora margini di miglioramento e voglio vedere dove ciò mi porterà"

Pubblichiamo il resto dell'intervista televisiva di Røiseland a NRK, che ha parlato del Mondiale di Anterselva, del problema con il fucile avuto alla vigilia, della difficoltà di emergere e delle sfide con suo fratello

Foto di Flavio Becchis

Foto di Flavio Becchis

Sabato vi abbiamo riportato una parte dell’intervista rilasciata da Marte Røiseland a NRK, in occasione di un talk show televisivo, nella quale la vincitrice di cinque ori mondiali ad Anterselva ha raccontato delle difficoltà avute da bambina a causa dell’asma.

Ovviamente la campionessa del mondo ha parlato anche di tanto altro, compreso il lato sportivo, a cominciare dallo straordinario Mondiale di Anterselva. «È stato molto strano conquistare sette medaglie in sette gare. Il mio obiettivo principale alla vigilia del Mondiale era vincere una medaglia individuale, idealmente oro. Cinque medaglie d’oro e due di bronzo sono molto più rispetto alle mie ambizioni. È davvero strano».

Eppure la marcia d’avvicinamento al Mondiale non è stata così tranquilla per Røiseland. «Siamo arrivati ad Anterselva soltanto due giorni prima della staffetta mista. Ho trascorso la prima giornata di allenamento con l’obiettivo di trovare le giuste sensazioni, per avere la giusta calma e fiducia che tutto andasse bene. Quando sono andata al poligono mi sono resa però conto che il fucile era rotto. L’otturatore non stava funzionando come al solito, era difficile caricare e impossibile riuscire ad eseguire perfettamente i colpi».

A quel punto la norvegese ha temuto di dover cambiare fucile proprio alla vigilia del Mondiale, ma fortunatamente le cose sono andate per il verso giusto grazie anche a Patrick Oberegger. «Noi abbiamo un’arma di riserva – ha ammesso Røiselandma, non so come spiegarlo, è molto difficile trovare un paragone adatto, il tuo fucile è come un figlio, non puoi sostituirlo. Ti alleni con un fucile tutto l’anno e vuoi utilizzarlo perché lo conosci alla perfezione. A quel punto abbiamo deciso di ripararlo e la fabbrica dell’Anschütz, dove è stato fabbricato, non era molto distante. Fortunatamente il mio allenatore, Patrick (Oberegger, ndr) ha detto immediatamente di andarci, ha preso la macchina, si è fatto tre ore di strada, ha riparato il fucile ed è tornato nella notte. Il giorno successivo l’ho provato, alla vigilia della staffetta miste, ero molto nervosa ma il fucile ha funzionato e mi ha fatto molto piacere».

Dal Mondiale alla sua famiglia, ancora una volta Marte Olsbu Røiseland ha parlato benissimo dei genitori, che oltre ad aiutarla tanto durante la malattia, l’hanno sempre spinta ad allenarsi: «Ho una famiglia fantastica. Mamma e papà si sono sempre interessati allo sport e mi hanno spinto a farlo. Non pensavano certo alla competizione, al fatto che potessi un giorno diventare campionessa del mondo. Più che altro mi dicevano di non essere pigra e andare a fare una lunga camminata. Poi ho un fratello sei anni più grande di me, che mi ha ispirato moltissimo. Abbiamo fatto tante sfide tra noi e solitamente perdevo, ma ho sempre dato tutto. Il desiderio di batterlo mi ha spinto a lavorare. Peccato che ora non voglia più competere con me, ma devo provarle a tirarlo fuori da casa e batterlo almeno una volta. Non mi ha mai lasciato vincere e nessuno gli ha mai detto “lascia vincere la piccola Marte”. E in questo senso avevo tutte la carte in regola: ero piccola e molto malata di asma. Ma la frase “Povera Marte, non può vincere a volte?” non è mai stata pronunciata».

Nella sua carriera Marte Olsbu Røiseland ha faticato a raggiungere un livello altissimo, per anni ha visto atlete della sua stessa età arrivarle davanti, ma non si è arresa mai: «Penso che tutti gli atleti professionisti abbiano dei periodi in cui sentono di aver fatto tanti sacrifici ricevendo in cambio troppo poco, ma non ho mai pensato di mollare. Mi sono costruita pietra dopo pietra, avvicinandomi sempre di più al massimo livello. Ho sempre pensato di poter diventare molto competitiva e questo mi ha ispirato. Il percorso è ancora lungo ma vedo questa opportunità. Sento di avere ancora margini di miglioramento e voglio vedere questo dove mi porterà».

Giorgio Capodaglio

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