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Biathlon, Gottlieb Taschler non ha dubbi: “Il Mondiale ad Anterselva farebbe crescere questo sport”

Nelle Olimpiadi di Calgary del 1988, l’Italia conquistò la sua prima prima storica medaglia nel biathlon ai Giochi Olimpici, arrivando al bronzo nella staffetta maschile. Quella squadra era composta da Werner Kiem, Johann Passler, Andreas Zingerle e Gottlieb Taschler. Nativo di Anterselva, come due dei suoi tre compagni di staffetta, Taschler ha vinto anche un bronzo e un oro ai Mondiali, prima di lasciare la carriera agonistica e concentrarsi su quella dirigenziale, diventando Presidente del Comitato Organizzatore delle gare di Coppa del Mondo ad Anterselva, che ha anche ospitato ben cinque edizioni dei Mondiali. La località altoatesina è ora candidata a ospitare il Mondiale del 2020 e 2021. Di questo abbiamo parlato con Gottlieb Taschler nell’intervista qui di seguito.
Buongiorno Taschler, com’è iniziata la storia internazionale di Anterselva nel biathlon?
«All’inizio degli anni settanta si svolsero da queste parti delle gare tra forestali e cacciatori che sparavano con la carabina da grande distanza. Battista Mismetti, il tecnico della nazionale di allora, rimase molto colpito da queste piste, cominciò a portarci la nazionale e propose di svolgerci delle gare internazionali. Nello stesso periodo Kurt Hinze, tecnico della Germania Est e in quegli anni responsabile delle piste delle gare internazionali di biathlon, fede lo stesso con la sua squadra nazionale. Quest’ultimo e Mismetti fecero amicizia con un albergatore locale, Paul Zingerle, e si iniziò a parlare di portare qui una gara di Coppa del Mondo. Si decise quindi di far disputare ad Anterselva una 20km e una 10km sprint per il 1978, ma il biathlon internazionale arrivò qui tre anni prima. Nel 1975 era infatti in programma il Mondiale ad Asiago, ma a causa di mancanza di neve furono costretti a spostarlo e così lo portarono ad Anterselva. Da lì è iniziata la nostra storia».  
Così la gara di Anterselva è diventata una tappa fissa della Coppa del Mondo e il pubblico è cresciuto anno dopo anno.
«Si, è esplosa una passione travolgente. Dal 1978 la Coppa del Mondo è una tappa fissa, mentre abbiamo disputato altri quattro Mondiali nel 1976, 1983, 1995 e 2007. In quest’ultima occasione siamo riusciti a portare a vedere la gara addirittura 125 mila spettatori e in Coppa del Mondo abbiamo in media sempre 65mila spettatori. La gara di Coppa del Mondo ad Anterselva è l’evento più grande in Italia per quanto riguarda gli sport invernali».                                                              
Tanti campioni del biathlon sono nati o hanno iniziato ad Anterselva e lei è uno di questi con un bronzo olimpico e un oro mondiale; può raccontarci la sua carriera?
«Ho iniziato con lo sci di fondo quando andavo alla scuola elementare, negli anni successivi ci portarono a vedere queste gare di biathlon. Insieme ai miei coetanei guardavamo la squadra nazionale allenarsi e così ci fecero provare a tirare, ovviamente iniziando con l’aria compressa. Iniziai quindi a praticare questa disciplina e nel 1979 partecipai al Campionato Italiano che si disputava a Limone Piemonte, arrivando terzo. Quel giorno, quando eravamo a pranzo dopo la gara, il tecnico della nazionale Astigiano venne da me portandomi la tuta della nazionale, dicendomi che da quel giorno facevo parte della squadra. Con me entrarono in squadra anche Andreas e gli altri di Anterselva. Già nell’86 vincemmo il bronzo ai Mondiali, poi arrivò quello bellissimo ai Giochi Olimpici, il primo per l’Italia nel biathlon. Per noi fu una grande emozione».  
Come ha fatto Anterselva a diventare nel corso degli anni una delle più importanti strutture al mondo per il biathlon?
«Siamo stati bravissimi e siamo cresciuti anno dopo anno. Come dico sempre: siamo sul podio Mondiale come struttura, ma il bronzo ce l’hanno gli altri. Insomma siamo uno dei due migliori centri al mondo. Siamo ben organizzati riguardo il trasporto, perché non è facile portare decine di migliaia di persone ogni giorno in un luogo come il nostro. Per farlo si deve avere un sistema organizzato alla perfezione. Abbiamo tre linee, una serve i parcheggi grandi di Anterselva, un’altra va alla stazione ferroviaria e una terza che passa per i paesi vicini al nostro. I tempi d’attesa sono poi molto bassi, massimo 20 minuti. Inoltre ci sono tanti volontari e un ambiente quasi familiare, dove ognuna di queste persone è disposta ad aiutare chiunque abbia problemi. Questa è una cosa molto apprezzata da chi viene da fuori. Insomma la differenza la facciamo grazie all’organizzazione, l’ottimo ambiente che creiamo con gli spettatori, il trasporto, il ristoro e lo spettacolo di contorno».  
Il prossimo 4 settembre a Chisinau, in Moldova, verrà scelta la località che ospiterà i Mondiali di biathlon del 2020. Avete buone possibilità?
«Ci siamo candidati sia per il 2020 sia per il 2021, per avere la certezza di ospitare uno dei due Mondiali. Il nostro obiettivo è però per il 2020, perché nel 2021 è in programma anche il Mondiale di sci alpino a Cortina. Abbiamo buone chance perché nel 2020 saranno passati tredici anni dall’ultimo Mondiale da noi ospitato e per quelli del 2019 abbiamo perso solo in finale contro la Svezia. Gli altri ci apprezzano, gli atleti e i tecnici vengono sempre volentieri nella nostra località, dove non manca mai la neve, il meteo è buono e c’è una passione senza eguali. In Moldova porteremo grandi campioni come Dorothea Wierer, Lukas Hofer e Dominik Windish, che saranno i nostri testimonial. Voglio ringraziare il CONI, perché il presidente Malagò ha visto una tappa di Coppa del Mondo nella nostra località ed è rimasto molto soddisfatto, così ci sta aiutando con la candidatura. Lo stimo moltissimo perché è una persona che vive lo sport. Inoltre ringrazio anche la FISI, che sta lavorando e combattendo per darci questi Mondiali. Abbiamo bisogno di queste forze».  
Secondo lei, cosa dovrebbe spingere la federazione ad assegnarvi i Mondiali del 2020?
«È nell’interesse dell’IBU organizzare un Mondiale in una località in grado di far fare un salto in avanti a questo sport. Il biathlon avrebbe l’opportunità di crescere di livello, perché riusciremmo a portare ad Anterselva un centinaio di migliaia di persone e potremmo anche far crescere ulteriormente questo sport nel nostro paese, con la possibilità dell’arrivo di nuovi sponsor che potrebbero investire nel biathlon. Insomma sanno qual è il nostro potenziale e per questo motivo non ho dubbi che decideranno di assegnarci questa rassegna iridata».  
In caso di assegnazione dei Mondiali, ci saranno dei lavori di ampliamento del vostro centro?
«Lo faremo a prescindere, perché ne abbiamo bisogno anche per la gara della Coppa del Mondo, visto che ci serve un nuovo centro media, oltre che ampliare i parcheggi ed altre strutture. Dovremo investire una cifra attorno ai 7,5 milioni di euro e lo faremo grazie all’aiuto delle amministrazioni locali».  
Grazie all’esplosione della squadra femminile e al ritorno ad alti livelli di quella maschile, siamo di fronte alla nazionale italiana di biathlon più forte di sempre: qual è stato il contributo di Anterselva alla crescita del movimento italiano?
«La nostra località ha contribuito moltissimo, perché la manifestazione che si svolge qui da molti anni ha fatto crescere l’interesse per il biathlon e portato molti giovani a praticare questo sport. Il nostro sci club li accoglie sempre a braccia aperte, formandoli per il futuro».  
Oltre al biathlon, perché Anterselva è una località che attrae molto turismo?
«Siamo la zona ideale per coloro che amano frequentare la montagna sia in estate sia in inverno. Gli amanti dello sport possono praticare fondo e biathlon, mentre a pochi chilometri di distanza ci sono le piste di discesa a Plan de Corones, che è una località molto frequentata. A tre passi si trova tutto, dallo sci alpinismo alle passeggiate in montagna, fino alla mountain bike. Sono contento di vivere in un luogo che offre così tanto».

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