Due anni di assenza dalle competizioni di skiroll, ma il ritorno è stato subito vincente per Emanuele Sbabo, capace di imporsi già in un’occasione in Coppa Italia, la sprint di Pinzolo. L’atleta veneto dei paracadutisti è anche tornato in nazionale, partecipando alla prima prova di Coppa del Mondo a Oroslavje,  e si prepara a vivere un Mondiale da protagonista. L’abbiamo  intervistato per conoscere le motivazioni che l’hanno spinto a tornare e  quali siano le sue aspettative, scoprendo un atleta che a 34 anni  appena compiuti ha ancora tanta passione e voglia di divertirsi con lo  sport.
    
Ciao Emanuele. Cosa ti ha spinto a tornare alle gare dopo quasi due anni?
«L’ho  fatto perché ho ritrovato le motivazioni dopo un inverno molto positivo. Ho  partecipato ai Casta, Campionati Sciistici delle Truppe Alpine, che si  sono disputati a Dobbiaco, difendendo i colori degli Alpini  Paracadutisti nel biathlon e nella prova di pattuglia, che siamo anche  riusciti a vincere. Ovviamente vi parteciperò anche il prossimo anno al  Sestriere. Successivamente ho preso parte anche al Mezzalama, disputando una discreta prova insieme ai miei compagni, alla prima competizione di sci alpinismo, nonostante appena  tre settimane di preparazione. Questi risultati mi hanno messo nuovi stimoli e voglia di  mettermi nuovamente in gioco, così eccomi qui». 
L’inizio è stato subito positivo, visto che a Pinzolo hai subito ottenuto il successo in Coppa Italia.
«Non  mi aspettavo di tornare immediatamente al successo, anche se la  condizione c’era e sapevo di poter fare un buon risultato. Sono riuscito  a esprimermi molto bene a Pinzolo contro dei giovani atleti molto  agguerriti». 
    
Sei tornato anche in Coppa del Mondo, ma ad Oroslavje hai avuto un po’ di sfortuna, cadendo nella mass start.
«La  sfortuna conta fino a un certo punto, perché a volte in gara ci sono  dei contatti, frutto di distrazione tua e dei tuoi avversari. Una cosa  che fa parte del gioco. Nello specifico della gara croata, eravamo in  gruppo su un tratto veloce, dove ero in scia a Jacopo Giardina, che ha  spinto con i bastoni, ma io ero molto vicino a lui, così ho toccato con  una ruota il suo bastone, mi sono sbilanciato e sono caduto. Per fortuna  non mi sono fatto nulla, soltanto qualche abrasione, così sono  ripartito subito anche se la gara era compromessa. Peccato, perché mi  ero preparato bene e sapevo di poter ottenere un buon risultato nella  gara del venerdì, visto che si è decisa in volata e sarei stato lì con  loro. Mi sono parzialmente rifatto nella sprint della domenica, nella  quale siamo stati tutti vicini, segno che nel Mondiale svedese sarà una  battaglia». 
Qual è il tuo obiettivo per il Mondiale?
«Andrò  con lo spirito che mi sono prefissato alla vigilia della stagione:  divertirmi e accettare tutto quello che viene, perché non devo  dimostrare nulla a nessuno, tantomeno a me stesso. La passione è ancora  presente e mi dà la spinta per fare sempre il massimo. Non punto quindi  al risultato, ma fare il meglio possibile». 
L’Italia si presenta al Mondiale con una grande squadra.
«Le  gare mondiali penso saranno veramente difficili. Noi italiani siamo  competitivi dappertutto, soprattutto nella sprint, mentre siamo un po’  penalizzati in altre gare rispetto agli scandinavi, vedi le prove in salita. C’è sicuramente la  possibilità di ottenere dei buoni piazzamenti, dipenderà dalle  condizioni con cui arriveremo in Svezia. Non partiamo come super  favoriti, ma siamo capaci di tutto e potremmo tirar fuori delle  sorprese: oltre a noi sprinter, ci sono Bonaldi, Tanel, le gemelle  Bolzan che sono una sicurezza e gli junior. Insomma si potranno avere  dei buoni risultati, ma non esageratamente scontati come in altre  occasioni. Sia per lo stile sia per le caratteristiche del tracciato,  gli svedesi saranno favoriti».
Ti sono mancate le competizioni in questi anni?
«Sono  sincero e rispondo no. Sono stato benissimo anche senza, ho avuto  l’occasione di fare delle nuove esperienze. Avevo perso la motivazione,  la voglia di preparare le gare, che di per sé sono sempre piacevoli da  fare. L’inverno scorso, però, ho avuto sensazioni positive, quindi ho  scelto di tornare e riviverle anche in gara». 
Come hai iniziato a fare skiroll?
«A  otto anni ho cominciato a praticare fondo, poi ho seguito le orme di  mio fratello che aveva partecipato a diverse gare di skiroll. A 11 anni  l’ho provato anch’io e mi sono subito divertito, anche se non avevo  iniziato con l’intenzione di partecipare alle gare. Ricordo quando mio  papà mi portava a provare e la maggior parte della giornata la spendevo a  rialzarmi dalle cadute. Ho proseguito ad allenarmi e mio fratello  Emiliano mi ha convinto a iscrivermi alle prime gare, nelle quali sono  subito arrivati ottimi risultati. Ad appena 18 anni ho ricevuto la prima  convocazione in nazionale e da lì è iniziata una carriera che mi ha  dato molto di più rispetto alle aspettative. Ora sono tornato senza  l’obbligo di dimostrare nulla, ma con la felicità di trasmettere  qualcosa ai giovani». 
Continuerai a gareggiare per gli Alpini Paracadutisti anche il prossimo inverno?
«Certo,  sono entrato nel 2003 e sono stato per tanti anni a Bolzano, prima di  trasferirmi a Verona nel 2011, dove è anche nato mio figlio. Con la mia  famiglia viviamo stabilmente qui. Ai CASTA 2018, che si disputeranno al  Sestriere, dovrei fare ancora il biathlon militare, che rispetto a  quello di Coppa del Mondo prevede i fucili in dotazione all’Esercito e  non la carabina. È uno dei principali obiettivi della prossima stagione.  Pratico anche sci alpinismo e sci alpino, perché fare diverse attività è  molto stimolante».  

