Messe le elezioni alle spalle, con i vincitori che non sembrano in grado di fare un governo che regga, è venuto il momento di distrarre l’attenzione per coprire l’incapacità di gestire il dopo voto come si dovrebbe e come anche Lega e Centro destra si erano ripromessi di fare in caso di successo. Che indubbiamente c’è stato ma non può essere utilizzato se non passando attraverso le più varie alchimie, che fanno a pugni con il buon senso, purtroppo materia sconosciuta ai politici di professione. Non è il caso di parlarne, non perché l’argomento non meriti, ma semplicemente perché non è materia di questo sito. Se lo facciamo, ma sotto tutt’altro aspetto, è solo per evidenziare quella che ritengo essere una sorta di malafede da parte della “guida” morale del Movimento 5 Stelle che, almeno sulla carta, risulta primattore in fatto di voti ma certamente non sulla gestione degli stessi.
In attesa di quello che succederà sul piano politico, Beppe Grillo, non avendo probabilmente di meglio cui pensare, con una telefonata agli attivisti riuniti a Collegno ha lanciato l’idea di ricandidare Torino alle Olimpiadi invernali del 2026. Vent’anni dopo le precedenti che costarono 3,5 miliardi di euro e alla fine, sul territorio, hanno lasciato più macerie che benefici. Sarò stato un menagramo, ma all’epoca lo avevo personalmente anticipato su Fondoitalia, molto prima che si effettuassero, descrivendo una riunione dei pezzi grossi della Fisi a Pragelato, che non era certamente una località a vocazione sci nordico ma destinata invece ad ospitarne le prove più significative.
Qui, infatti, si sarebbero effettuate le gare di fondo e di salto che hanno comportato la costruzione, ex novo, dello stadio e dei trampolini. Il primo c’è ancora, ma sottoutilizzato, pur con la sua pista definita turistica, gli altri sono andati letteralmente a pezzi. In aggiunta, a Cesana Torinese, non troppo lontano, è andata alla malora anche la pista di bob, skeleton e slittino, che ha dovuto essere smantellata. La pista di Zoeggeler, 19 curve in meno di un chilometro e mezzo. Costata 140 milioni di euro e definitivamente chiusa nel 2011, dopo che tenerla aperta per quella stagione invernale era costata un milione e mezzo per due mesi di attività.
Va comunque premesso che la “manifestazione di interesse”, che dovrebbe essere avanzata dall’Amministrazione ed è stata contestata dagli stessi pentastellati di Torino che ne fanno parte, va rivolta al CIO e deve essere il CONI di Malagò a farlo, certamente non la politica e tantomeno Grillo, per quanto proponga Olimpiadi diverse: cioè “sostenibili”, a dimostrazione che il movimento sa raccogliere le sfide e provare a gestire cose complicate attraverso il riutilizzo delle strutture sportive, residenziali e di trasporto già esistenti senza costruirne di nuovi, tutelando il paesaggio e l’ambiente con un chiaro vincolo sulla gestione edilizia post olimpica dei villaggi senza nessun esborso da parte della città. Afferma che sarebbe un atto di maturità politica da parte del movimento, cosa che il forzista Osvaldo Napoli definisce invece “comicamente politico”. Tanto più dopo che gli stessi grillini avevano respinto l’idea di candidare Roma alle Olimpiadi estive. “Sarebbe da irresponsabili”, aveva detto il Sindaco Virginia Raggi sottolineando come “quelle del 1960 siano state le Olimpiadi del mattone e se ne stanno pagando ancora i debiti”. Ha sicuramente ragione, ma il suo “guru” la pensa diversamente. Si mettano almeno d’accordo. Ma lui stavolta è andato oltre le righe, sentendo forse la mancanza di una guida ispiratrice qual era Gianroberto Casaleggio senior.
Di tutt’altro tenore quanto afferma, invece, il presidente del Comitato Veneto Roberto Bortoluzzi, uno che non manca certo di esperienza, nelle dichiarazioni pubblicate anche su questo sito, aderendo alla proposta avanzata dal governatore del Veneto Luca Zaia con la partecipazione delle province autonome di Trento e Bolzano per candidare le Dolomiti a sede delle Olimpiadi 2026. Un’idea che coinvolge territori che sugli sport invernali ci campano da sempre e dispongono già di piste e impianti che, al massimo, necessitano di qualche aggiornamento che non implica i costi che richiederebbero le Olimpiadi torinesi. Ma non soltanto queste: purtroppo nel gioco delle candidature c’è pure chi avanza un accordo fra Milano e la Valtellina sicuramente suggestivo ma che imporrebbe costi superiori e, con questo, maggiori possibilità di farci la “cresta”. L’ideale per i politici di professione o d’accatto. Cerchiamo, invece, di stare con i piedi per terra. Vedremo chi ha la meglio.
Olimpiadi 2026, il pensiero di Brusadelli: “Torino 2026? La vedo così”
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