Nella serata di ieri il presidente dell’Ibu Anders Besseberg ha rilasciato le prime dichiarazioni dopo la notizia della perquisizione nella sede centrale della federazione internazionale, confermando di essere sotto inchiesta per una questione legata al doping
“Riguarda il fatto che l’Ibu non avrebbe indagato su passaporti biologici dai valori anomali. Si parla di atleti russi che hanno gareggiato con sostanze proibite nel sangue ai Mondiali di Hochfilzen 2017. Manderemo i campioni al laboratorio di Oslo e scopriremo se è davvero così”.
Il settantaduenne è stato interrogato dalla polizia norvegese e probabilmente le forze dell’ordine austriache faranno altrettanto, aggiungendo: “Personalmente non penso di aver fatto nulla di male. Chiaramente c’è stato molto clamore attorno a questa vicenda e penso sia antipatico che sfortunato vedere l’Ibu coinvolta in questo affare”.
Dunque Besseberg sostiene che si tratterebbe di una questione limitata a quanto accaduto lo scorso anno, ma secondo i media norvegesi i Mondiali di Hochfilzen 2017 sarebbero solo la punta dell’iceberg.
Secondo il tabloid VG la vicenda comincerebbe nel 2011 e sarebbero stati insabbiati ben 65 casi di doping. La televisione Nrk afferma di avere trovato conferme in merito.
Ieri il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un documento, di presunta origine Wada, dove si accuserebbe la Russia di aver pagato profumate tangenti per nascondere positività dei propri atleti.
Insomma, l’impressione è che i pezzi del puzzle siano ancora troppo pochi per incastrarli, ma il disegno che potrebbe apparire alla fine rischia di esser inquietante.
Besseberg: “Il problema riguarda i Mondiali 2017”, ma i media norvegesi parlano di 65 casi insabbiati in 7 anni

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