Sci di fondo | 21 gennaio 2020, 17:00

Gabriella Paruzzi: "Il fondo è in salute perché c'è interesse e una grande base".

Il consigliere federale a capo dell'area nordica fa il punto dei settori dello sci nordico, del biathlon e della combinata nordica. In crisi, vera, c'è solo il settore femminile dello sci nordico che, ancora, fa fatica a trovare i ricambi generazionali.

Gabriella Paruzzi: "Il fondo è in salute perché c'è interesse e una grande base".

“Il movimento e l’interesse ci sono, soprattutto nel settore giovanile. Solo con una grande base possiamo sperare di trovare un campioncino da far crescere e che possa tenere alto l’onore dell’Italia a livello internazionale”.

Gabriella Paruzzi ha fiducia. Nel fondo di domani e nel movimento di oggi. Il consigliere federale a capo dell’area nordica della Fisi sa bene che non c’è tempo da perdere e che il ricambio generazionale va fatto con prontezza perché situazioni come quelle che sta vivendo il settore femminile dell’Italfondo non debbano più ripetersi.

Paruzzi, come si è strutturata la Federazione?

“La velocità e l’organizzazione sono tutto. Per questo è da qualche anno che abbiamo iniziato una stretta collaborazione con i comitati regionali per fare in modo che la base sia sempre più ampia. Ma dobbiamo essere rapidi perché è dalla base che si deve attingere nel caso in cui al vertice qualcuno lasci”.

Il fondo italiano è retto da due campioni: Pellegrino e De Fabiani. Un po’ poco. Qualcosa si muove, dietro?

“Si, e grazie ai loro risultati e al loro status di atleti di primo livello c’è la possibilità di chiedere risorse per poter lavorare meglio e mettere nelle condizioni ideali anche chi in questo momento non è ancora un campione. Penso a Davide Graz, un atleta da salvaguardare e da far crescere con cura, ad altri giovani interessanti come Simone Daprà, Martin Coradazzi, Daniele Serra e tutto in gruppetto Under 20. Si equivalgono un po’ tutti e si stimolano a vicenda: da loro ci aspettiamo un bel salto di qualità".

E tra le donne? Ci sono speranze?

“Stentano. Un po’ troppo. Diamo loro ancora del tempo ma non troppo. Non possiamo aspettare a lungo perché poi diventerebbe molto difficile ripartire da zero”.

Il biathlon, invece, non sbaglia un colpo: pochi numeri e tutti eccellenti.

“Sono molto bravi e riescono a tutelare i campioni che hanno. Complimenti a chi ha avuto la capacità, la lungimiranza e anche la fortuna di trovare atleti con qualcosa di straordinario. Che permette loro di far appassionare i giovani. Quando uno sport è vincente ha la capacità di attrarre nuove leve. Ci sono tanti fondisti che vogliono provare a praticare biathlon che, va detto, è più divertente perché c’è la parte di tiro. E lo è sia per gli atleti che per il pubblico. Il settore sta vivendo un ottimo momento e mi auguro che possa durare il più a lungo possibile. In Italia il problema è strutturale: non sono molte le località che dispongono di un poligono”.

Chi dispone delle strutture è la combinata nordica. E dietro Alessandro Pittin c’è dell’altro.

“Si, anche se è un settore nel quale la Federazione fa fatica a trovare le professionalità per mantenere le strutture efficienti  sul territorio. Alessandro è molto bravo nella sezione di sci nordico dove riesce sempre a recuperare tantissimo; Samuel Costa sta crescendo bene ed offre prestazioni che si equivalgono sia nel salto che nel fondo. Non è ancora da podio ma ci può arrivare. I numeri sono quelli che sono ma la Fisi crede in questa disciplina”.

Luca Casali

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