Biathlon | 17 marzo 2020, 19:02

Biathlon - Il punto di Pietro Dutto sulla Coppa del Mondo femminile: "La costanza di Dorothea Wierer ha fatto la differenza"

Ultima puntata stagionale della rubrica di Pietro Dutto divisa in due parti; iniziamo con quella dedicata alle donne: "Riconfermarsi è la cosa più difficile, ma lei non ha mai avuto dei veri passaggi a vuoto"

Biathlon - Il punto di Pietro Dutto sulla Coppa del Mondo femminile: "La costanza di Dorothea Wierer ha fatto la differenza"

La stagione 2019/20 si è conclusa anticipatamente dopo la decisione di non disputare la tappa di Oslo. Così la Coppa del Mondo si è decisa a Kontiolahti con delle gare emozionanti che hanno incoronato l’azzurra Dorothea Wierer e Johannes Thingnes Bø come vincitori della classifica generale. In Finlandia, però, non c’è stata solo la festa per l’italiana e il norvegese, le gare di Kontiolahti hanno anche segnato l’addio di due campioni come Martin Fourcade e Kaisa Mäkäräinen.

Insomma tanta carne al fuoco nell’ultima puntata della stagione de “Il punto di Pietro Dutto”, nella quale l’ex biatleta ha reso omaggio a coloro che hanno lasciato, ai vincitori e infine fatto un bilancio di una stagione vissuta in nostra compagnia. Abbiamo quindi deciso di dividerla in due parti, la prima dedicata esclusivamente alla Coppa del Mondo femminile, la seconda a quella maschile. Iniziamo dal trionfo azzurro di Dorothea Wierer.

Ciao Pietro, siamo giunti all’ultima puntata della stagione. Copertina ovviamente per Dorothea Wierer, capace di un clamoroso back to back, avendo vinto la sua seconda Coppa del Mondo consecutiva.
«È stata straordinaria, perché se vincere è difficile, riconfermarsi lo è ancora di più. Lei ci è riuscita, ha portato al termine in modo trionfale la miglior stagione della sua carriera. Come avevo previsto all’inizio della stagione, la sua costanza ha fatto la differenza. Mentre le altre hanno avuto dei passaggi a vuoto, lei non è mai andata oltre il ventiquattresimo posto, è migliorata sugli sci ed è stata costante al tiro, anche se nel finale di stagione ha fatto fatica. A parte Eckhoff, tutte le altre avversarie si sono dimostrate competitive soltanto per dei periodi limitati. Poi, ovviamente, per vincere bisogna avere anche un pizzico di fortuna come accaduto all’ultimo poligono, ma serve anche quella nel corso di una stagione per coronare un anno stellare. Lei quest’anno è partita per divertirsi e far divertire, ci è riuscita fino alla fine. Anche quando ha fatto dei passi falsi ha comunque ottenuto punti preziosi per la classifica generale, mentre al contrario altre hanno mancato completamente alcune gare perdendo punti pesanti. Fin dall’inizio sapevamo che Doro era l’atleta più completa e con maggiori chance. In estate e autunno, forse, Lisa Vittozzi sembrava avanti, ma le gare sono d’inverno».

Nel 2018 Wierer dichiarò che dopo i Mondiali di Anterselva avrebbe deciso se proseguire o ritirarsi; dopo due coppe del mondo consecutive, tre titoli mondiali, dei quali due ad Anterselva, quante motivazioni potrebbe avere per proseguire ancora?
«Io penso che andrà avanti fino a Pechino, avrà la motivazione per continuare e dare l’assalto all’oro. Quando sei l’atleta che vince, il più forte, è più facile andare avanti anziché smettere. Fourcade, per esempio, aveva capito di non essere più il numero uno, lo scorso anno ha vissuto una pessima stagione, quindi ora che è tornato su un ottimo livello ha pensato di ritirarsi dopo una stagione positiva. Dorothea, invece, sa di essere in crescendo, la leader del movimento in questo periodo, non ha motivi per ritirarsi, se non extrasportivi, come volere una famiglia. Ma credo aspetterà altri due anni, insomma non vedo i presupposti perché possa smettere, le motivazioni sono ancora alte. Comunque dipenderà anche dall’ambiente attorno a lei, perché sia per un’atleta di altissimo livello come Dorothea o normale, qual ero io, è importante avere un clima di serenità all’interno del team e avere tranquillità fuori. Sulla seconda cosa non ho alcun dubbio, sulla prima vedremo quali decisioni saranno prese».

Vi conoscete da quando eravate entrambi nelle categorie giovanili; ti saresti mai aspettato di vederla vincere tanto?
«Lei è sempre stata dotata di un talento enorme, irraggiungibile per tutti noi, ma allora, come ha spesso dichiarato, non ci metteva un impegno costante e assiduo, tanto che immaginavo avrebbe avuto presto un calo di motivazioni, lasciando perdere. Si è però resa conto di avere un grande talento che non andava sprecato, ha trovato motivazioni e nel frattempo si è sposata, trovando la stabilità famigliare della quale un atleta necessita. A quel punto ha cambiato marcia e raccolto tantissimo».

L’avevamo detto prima della tappa finlandese: il fatto di aver già vinto la Coppa del Mondo avrebbe rappresentato un vantaggio per Dorothea rispetto a Eckhoff e Öberg.
«Infatti la differenza tra Doro e le altre è stata soprattutto nella lucidità con cui ha gestito i momenti che contavano nel corso della stagione. Eckhoff aveva la Coppa del Mondo in tasca all’ultimo poligono, ma lì è crollata sotto la pressione e ha buttato via serie e gara. Anche Öberg ha commesso lo stesso errore nella sprint, quando la gara stava volgendo al meglio per lei. Doro ha quella freddezza che le altre non hanno, la differenza tra il campione e l’atleta di altissimo livello, una cosa che si è vista anche al Mondiale».

Avevi chiesto a Lisa Vittozzi un bel finale di stagione e nella sua Kontiolahti ti ha accontentato. Questo risultato quanto sarà importante per lei in vista del prossimo anno?
«Tantissimo. Fin qui aveva sempre alternato delle buonissime prestazioni a gare molto deludenti, mentre nell’ultimo weekend ha disputato due ottime prove. È importante per lei aver chiuso con un podio, perché quando termini in modo positivo la stagione, parti più carico, determinato e consapevole dei tuoi mezzi quando riprendi con la preparazione in primavera. Ora sarà fondamentale l’approccio alla prossima stagione e vedremo cosa sarà deciso per aiutarla a esprimersi al meglio e ritrovarsi mentalmente. È importante ritrovarla, perché non possiamo vivere dei risultati soltanto di Dorothea, abbiamo bisogno di avere anche lei. Si deve tirare fuori il meglio dal loro dualismo».  

Guardiamo alla prossima stagione. Diciamo che Wierer va avanti e affronta la stagione al cento per cento fisicamente e come motivazioni. Quali avversarie possono intromettersi tra lei e un’altra Coppa del Mondo?
«Quelle di questa stagione. Credo che Öberg, Herrmann, Eckhoff e Røiseland si possano equiparare a Wierer come potenzialità, ma spetterà a loro trovare quella costanza e la consapevolezza nei propri mezzi per tirare fuori quel qualcosa in più nei momenti che contano, come sta facendo Dorothea. Anche le francesi hanno delle ottime potenzialità, anche se molte sono rimaste fin qui espresse solo in parte. Infine c’è proprio Lisa, che quest’anno è apparsa un pelo sotto le altre, ma che se, come ci auguriamo, dovesse ritrovarsi, potremmo metterla sullo stesso piano».

Parliamo del resto della squadra italiana adesso; cosa c’è alle spalle di Wierer e Vittozzi?
«Innanzitutto mi auguro di rivedere presto la miglior Sanfilippo perché non si è espressa sui suoi livelli, che sono certamente superiori, come ha fatto vedere in passato facendo ottime cose. Mi aspetto poi che le giovani abbiano spazio per crescere e qualche anno per maturare tranquillamente. Bisogna continuare a lavorare su Carrara e Lardschneider, hanno delle qualità per chiudere un quartetto che può essere competitivo. Ma secondo me dobbiamo fare di tutto anche per recuperare Gontier e Runggaldier, le abbiamo viste in passato ad ottimi livelli, bisogna fare in modo di ritrovarle. Io credo che la situazione ideale sarebbe avere sei o sette atlete in corsa per la staffetta, anche in grado di dare respiro a Dorothea e Lisa quando necessario. Insomma ci sarà tanto da lavorare».

Infine a Kontiolahti ha detto addio Kaisa Mäkäräinen.
«Mi dispiace veramente tanto non abbia potuto essere salutata dal pubblico di casa nel giorno del suo addio al biathlon. Mi aspettavo che avrebbe smesso. Kaisa è stata una grandissima atleta, ha lasciato un segno indelebile a livello femminile, si è sempre distinta in pista e fuori con tanta gentilezza e un sorriso nemmeno così troppo nordico. Nel corso degli anni ci siamo incontrati tante volte, non soltanto in Coppa del Mondo, ma anche in estate durante la preparazione e l’ho sempre trovata sorridente e gentile. Una grande atleta e una splendida persona»

G.C.

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