La breve stagione 2019/20 ha visto Matteo Vegezzi Bossi tornare su   ottimi livelli, essendo riuscito anche ad ottenere la convocazione per   i Mondiali Giovanili di Lenzerheide, la sua prima esperienza   internazionale. Un’opportunità che gli ha sicuramente giovato, anche   se il classe 2001 dello Sci Club Entracque Alpi Marittime non ha avuto   occasione di dimostrarlo, dal momento che dal 2 febbraio non è più   sceso in pista, a causa del finale anticipato della stagione per   l’emergenza coronavirus. L’ufficio stampa del Comitato Alpi   Occidentali ha contattato il giovane atleta cuneese per avere da lui   un giudizio sulla sua stagione, conclusasi purtroppo con largo anticipo.
Ciao Matteo. Come hai vissuto il periodo di lockdown? 
«Ho studiato, perché in questo periodo sono solito   dedicarmi con particolare attenzione allo studio, dal momento che   durante la stagione sportiva sono costretto a saltare diverse lezioni,   soprattutto quest’anno in cui ho gareggiato anche ai Mondiali. Certo   per un atleta è sempre difficile restare chiuso in casa, anche perché   non possiamo permetterci di stare completamente fermi per due mesi.   Ho, però, la fortuna di avere un giardino, che mi ha aiutato molto   soprattutto mentalmente, mi sono allenato a casa utilizzando tanto i   rulli e facendo anche diverse sedute di forza».
Per tutti voi il finale di stagione è stato piuttosto anomalo, essendo   arrivato con largo anticipo. 
«Si, l’ultima gara l’ho disputata addirittura il 2 febbraio in   occasione dell’inseguimento mondiale di Lenzerheide. Mi sono allenato   fino ai primi di marzo, poi sono state cancellate tutte le gare e gli   allenamenti. Solitamente stacco nel mese di aprile e riprendo con   sedute di puntamento a metà maggio, ma questa volta sono stato   costretto a cambiare tanto. Rispetto al solito, ho ripreso in mano il   fucile in anticipo per fare puntamento, perché altrimenti avrei   staccato per troppo tempo. Diciamo che ho cercato di vivere il   lockdown anche come un’opportunità, così a casa, tra una materia e   l’altra, ne ho approfittato per fare un po’ di puntamento ed affinare   alcune cose».
 La tua stagione è stata molto positiva. Forse proprio per questo c’è   un po’ di rammarico per la sua conclusione anticipata. 
«Certamente sono soddisfatto di quanto ho fatto. Devo però ammettere   che effettivamente un po’ di sfortuna l’ho avuta, in quanto gli unici   Campionati Italiani della stagione si sono svolti a Forni Avoltri nel   mese di gennaio, quando mi presentai con la febbre, giungendo così due   volte quarto. Sento, però, di essere cresciuto rispetto allo scorso   anno e penso di poterlo fare ancora tanto. Quest’anno credo di aver   già fatto un passo avanti, ora voglio compierne un altro altrettanto   grande. Sono molto contento di essermi guadagnato la convocazione per   il Mondiale Giovani, nel corso del quale, tranne nell’individuale,   sono riuscito a trovare sempre delle buone sensazioni. Questa   esperienza ha accresciuto la mia consapevolezza nei miei mezzi e per   questo motivo mi è dispiaciuto non poter mettere in pista quanto ho   imparato nel corso della rassegna iridata, anche perché sentivo di   poter fare molto bene negli altri Italiani della stagione. Sono   convinto di essere cresciuto tanto nel corso della manifestazione   iridata di Lenzerheide e ora ho ancora più stimoli di mettermi alla   prova».
Nel corso del Mondiale, i tecnici azzurri hanno dimostrato anche di   avere grande fiducia in te, schierandoti in staffetta nonostante la   prestazione sottotono nell’individuale. 
«Purtroppo nel giorno dell’esordio ho patito la totale assenza di   esperienza internazionale. Per me era tutto nuovo, un mondo totalmente   diverso dalla Coppa Italia e l’Alpen Cup, a cominciare   dall’organizzazione, passando per l’azzeramento, i test dei materiali   con gli skiman e infine anche gli orari di gara. Gli allenatori hanno   compreso tutto questo e hanno deciso di darmi l’occasione di rifarmi.   Ne sono stato felice, perché ero consapevole di fare molto meglio e   avevo voglia di riscattarmi per dimostrare il mio reale valore. Sono   felice di esserci riuscito».
Come ti sei trovato con il gruppo azzurro? 
«Benissimo, è stata veramente una bella esperienza. Mi è piaciuto   poter lavorare con Mirco Romanin, Fabio Cianciana e gli altri   allenatori azzurri. È bello ogni tanto avere anche degli altri punti   di vista e ricevere nuovi input, che possono generare ulteriori   stimoli. Mi sono anche trovato bene con il gruppo. Ovviamente Steo   (Stefano Canavese, ndr) lo conosco ormai da tantissimi altri e siamo   molto amici, ma mi sono trovato bene anche con Elia Zeni e Fabio   Cappellari, oltre che con gli altri più grandi. In generale tutta   l’esperienza mi ha fatto crescere in autostima e anche nell’approccio   al tiro». 
Biathlon – Matteo Vegezzi Bossi: “Il Mondiale Giovani di Lenzerheide mi ha fatto crescere”
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