Sci di fondo | 27 maggio 2020, 17:35

Fondo - Fulvio Scola parla della squadra maschile Milano Cortina 2026: "Giovani di talento e con tanta voglia di lavorare"

Dalle Fiamme Gialle al gruppo azzurro che lavorerà a stretto contatto con la Squadra A; Scola presenta la sua squadra, spiega come sarà organizzata la preparazione e chiarisce gli obiettivi, che non sono solo a lungo termine

Fondo - Fulvio Scola parla della squadra maschile Milano Cortina 2026: "Giovani di talento e con tanta voglia di lavorare"

È il nome nuovo nello staff tecnico azzurro per la stagione 2020/21. Quattro anni dopo aver concluso la sua carriera da fondista, nella quale ha anche ottenuto due podi in Coppa del Mondo (2° nella sprint di Düsseldorf 2010/11 e 3° nella team sprint di Milano 2011/12), Fulvio Scola torna nei quadri federali da allenatore della nazionale maschile “Milano Cortina 2026”, formata da atleti nati tra i 1995 e il 2000. L’ex allenatore delle Fiamme Gialle – la squadra di sede della Finanza sarà diretta ora da Francesca Baudin sotto la supervisione di Roberto Campaci – guiderà un gruppo formato da Stefan Zelger, Michael Hellweger, Paolo Ventura, Simone Daprà, Lorenzo Romano, Luca Del Fabbro e Davide Graz. La parte restante del gruppo, composta da Martin Coradazzi e gli altri 2000, si allenerà invece con Simone Paredi.
    
La redazione di Fondo Italia ha contattato Fulvio Scola per parlare di questo nuovo ruolo, avere da lui una presentazione degli atleti che dirigerà e capire anche quale sarà la programmazione estiva/autunnale in un periodo molto particolare a causa dell’emergenza covid-19.

Buon pomeriggio Scola. A 38 anni torna nei quadri federali come allenatore del gruppo maschile “Milano Cortina 2026”, che comprende alcuni dei giovani più promettenti del fondo italiano; un bel passo per la sua carriera da allenatore.
«Sicuramente è una bella sfida professionale, ma anche una grande responsabilità, in quanto guiderò un gruppo di ragazzi molto forti, che hanno già dimostrato le proprie qualità di atleti e grandi lavoratori. Dovrò cercare di aiutare loro a tirare fuori tutte le migliori qualità che possiedono. Per me è il ritorno in FISI dopo esserci stato da atleta. Per questo motivo voglio ringraziare la Federazione, che dopo avermi già aiutato in passato, ora mi dà questa possibilità anche da allenatore. Con essa, dico grazie ovviamente anche alle Fiamme Gialle che mi supportano».

Cosa vuole portare alla squadra?
«Le idee che ho maturato negli ultimi quattro anni, guidando la squadra di sede delle Fiamme Gialle. Fortunatamente ho avuto modo di lavorare con persone che mi hanno aiutato moltissimo a crescere. Mi riferisco in particolare al nostro responsabile, Roberto Campaci, che mi ha sempre spinto a ragionare in maniera critica su tutte le attività dell’allenatore. Sono convinto di aver avuto una formazione di alta qualità in questi quattro anni e per questo motivo ringrazio le Fiamme Gialle e Campaci in primis. Porterò questa mentalità anche nella mia nuova esperienza in FISI».

La squadra è stata denominata “Milano Cortina 2026”: il messaggio è chiaro, si lavora in ottica delle Olimpiadi italiane.
«Senza dubbio, il nome assegnato alla squadra rende l’idea della volontà federale di investire già ora su un gruppo di atleti con l’età giusta per raggiungere il top delle prestazioni in quella circostanza, per noi italiani fondamentale. Ovviamente, però, abbiamo obiettivi intermedi altrettanto importanti. Innanzitutto vogliamo fare in modo che questi ragazzi possano gareggiare in Coppa del Mondo sempre con maggiore assiduità e competitività. Dovranno affrontare il massimo circuito mondiale non solo nell’ottica della prestazione tout court, ma anche della crescita futura. Sarà per loro fondamentale fare esperienza e il risultato dovrà essere valorizzato in questo senso. Ciò non significa che dovranno accontentarsi di piazzamenti nelle retrovie, ma essere consapevoli che alla loro età possono permettersi di affrontare queste competizioni per verificare il proprio livello e capire dove migliorare, perché la carriera è ancora lunga».

Come sono organizzati i gruppi Milano Cortina 2026?
«Io sono responsabile della squadra maschile e Renato Pasini della femminile, mentre Paredi allenerà un gruppo misto di ragazzi e ragazze. Tutti ovviamente collaboreremo tra noi e renderemo conto direttamente al direttore agonistico, Marco Selle. La divisione è legata non all’età ma all’obiettivo. I gruppi guidati da me e Pasini sono formati da tutti atleti che hanno già esordito in Coppa del Mondo o non l’hanno ancora fatto ma hanno l’obiettivo concreto di essere lì e con l’ambizione di figurare bene. Nel gruppo diretto da Paredi, invece, sono stati inseriti i 2000, tranne Graz e Monsorno, più Martin Coradazzi. Sono atleti che in partenza hanno l’obiettivo focalizzato sull’OPA Cup, ma ovviamente se andranno forte, potranno avere anche spazio in Coppa del Mondo. Fortunatamente nel nostro sport è il cronometro a comandare. Ciò non significa che i ragazzi allenati da me e Pax non si cimenteranno in OPA Cup, ma il loro obiettivo deve essere altro. Comunque la mia squadra e quella di Pasini si alleneranno insieme. Ci saranno poi occasioni in cui lavoreremo con la squadra A, cosa che ci auguriamo possa avvenire spesso, ed altre in cui lo faremo con i giovani di Simone Paredi. Ovviamente, tutto dipenderà dall’evolversi dall’emergenza coronavirus, che ci causa diverse restrizioni».

A proposito, avete già stabilito un programma di lavoro?
«Ci troveremo a metà giugno in Val di Fiemme con la mia squadra e quella di Pax. A livello logicistico gli atleti di Fiamme Gialle e Fiamme Oro potranno dormire nelle rispettive caserme, quelli della zona alloggeranno nelle rispettive abitazioni e gli altri dormiranno in un albergo. Dopo una settimana dovremmo poi spostarci sullo Stelvio, per l’allenamento in ghiacciaio sfruttando l’albergo prenotato dalla FISI. Al momento un programma come quello degli anni passati, nel quale era tutto stabilito da qui a novembre, è solo un lontano ricordo. Dovremo essere flessibili ed adattarci alle situazioni che troveremo. Nonostante le limitazioni, il distanziamento e tutto il resto, io e Pasini daremo una chiara linea di allenamento da seguire e cercheremo soprattutto di far fare gruppo. C’è tanta voglia di ripartire, quindi faremo bene nonostante le limitazioni».

Presentiamo ora la squadra in ordine d’età, partendo dal ‘95 Zelger e i due ’96, Hellweger e Ventura.
«Zelger viene dall’esperienza in squadra A con Saracco. Già ho condiviso con il suo ultimo allenatore tutte le informazioni utili sulla passata stagione, che potranno essermi d’aiuto nell’affrontare con lui la nuova preparazione. È un atleta polivalente, che ha già fatto bene nelle sprint e ha i mezzi per farlo anche nelle distance. Paolo Ventura viene, invece, dall’esperienza da fuori quota nell’Under 23 di Cardini. In questo caso parliamo di un distance puro. È un atleta molto competitivo in classico, che è migliorato tanto anche in skating. Cercheremo di farlo salire ancora di livello in tecnica libera, affinché sia competitivo in entrambi gli stili. Abbiamo quindi Hellweger, l’unico atleta all’interno del gruppo che non è arruolato. Lo scorso anno è stato veramente ammirevole, perché è partito fuori dalla squadra e senza un corpo sportivo, a 23 anni si è ugualmente messo in gioco, ed è arrivato a vincere in OPA Cup e fare top 15 in Coppa del Mondo. C’è poco altro da aggiungere sulla sua grande voglia di arrivare. Ho parlato con il suo ex allenatore e abbiamo condiviso alcuni punti. È uno sprinter puro, l’unico per il quale dovrò pensare a una personalizzazione profonda della preparazione, in quanto non dovrà sostenere i carichi degli altri. Insomma si allenerà spessissimo con i compagni, ma a volte dovrà fare qualcosa di diverso».

Passiamo ai due ’97, Simone Daprà e Lorenzo Romano.
«Entrambi facevano parte del gruppo di Cardini, che in questi giorni sentirò per avere un feedback sui ragazzi. Ho notato che i giovani da lui allenati sono tutti dei grandi lavoratori, hanno effettuato tante ore di allenamento e non hanno paura di faticare. Simone Daprà è un atleta che predilige le distance, anzi, ama in modo particolare le gare molto dure. Lo ritengo un fondista completo, sia in tecnica libera che in classico riesce a essere molto competitivo. Ha fatto bene nel recente Mondiale Under 23 ma anche nel Tour Scandinavo, dove ha anche ottenuto i suoi primi punti in Coppa del Mondo. Ora che non è più Under 23 si focalizzerà maggiormente sulla Coppa del Mondo, perché dovrà diventare competitivo anche lì. L’altro ’97 è Lorenzo Romano, che forse personalmente conosco meno rispetto agli altri, in quanto, essendo lui piemontese, non si allena solitamente in Val di Fiemme e non ha mai fatto parte delle Fiamme Gialle, nemmeno nel settore giovanile. Ci siamo già sentiti e anch’egli è un atleta distance, come Ventura e Daprà. A differenza degli altri, però, lui è più un pattinatore che un alternista. Cercheremo di capire i suoi margini di miglioramento in classico, ma potrebbe fare dello skating il suo cavallo di battaglia, anche perché rispetto al passato, abbiamo oggi carenza di atleti competitivi in questo stile. In questo senso potrebbe essere molto utile alla squadra azzurra».

Infine Luca Del Fabbro e Davide Graz, due azzurri molto attesi, entrambi medagliati nelle ultime due edizioni dei Mondiali Juniores.
«Li conosco meglio facendo entrambi parte delle Fiamme Gialle. Luca non ha bisogno di presentazioni, un anno fa ha vinto un titolo mondiale juniores nella 30km in classico, coronando quanto di buono aveva fatto a livello giovanile. Nella passata stagione è entrato nel mondo senior, ha faticato ed è stato purtroppo fermato da un problema fisico. La sua stagione si è praticamente conclusa a gennaio, in quanto, quando stava rientrando, si è bloccato tutto a causa dell’emergenza coronavirus. Per lui si tratterà di riprendere il filo interrotto la stagione scorsa. È forse il più grande lavoratore per quanto riguarda i volumi di allenamento. Dovremo trovare il giusto equilibrio tra volumi e intensità. È un ragazzo di talento. Lui e Davide Graz sono gli unici Under 23 del gruppo, quindi avranno ancora più tempo per dimostrare la giusta progressione nel livello e nella qualità. Anche Graz ha bisogno di poche presentazioni. Lo scorso anno ha vinto due medaglie ai Mondiali Junior e ha già fatto punti in Coppa del Mondo. È un atleta polivalente, ottiene risultati nelle sprint come nelle distance. In passato aveva il suo punto debole nella tecnica classica, ma è cresciuto anche lì, come dimostra la medaglia vinta ai Mondiali Junior. Ora salirà di categoria e anche se da senior ha già esperienza, sa di trovare una maggiore concorrenza. È molto competitivo nelle sprint, ma non dovremo avere troppa fretta nello specializzarlo in un format particolare, ma sfruttare la sua polivalenza. Dovremo concedergli tutto il tempo necessario per fare un percorso più adatto a lui, senza l’assillo del risultato immediato. È molto maturo, quando parli con lui, non sembra di avere di fronte un ragazzo di appena vent’anni. È molto deciso e ha grandi obiettivi in testa. Ciò rende il percorso più facile».

Diceva in precedenza che farete dei raduni con Squadra A e il gruppo di Paredi; ciò significa che il programma di allenamento sarà simile?
«In linea di principio il programma delle fasi di carico e scarico sarà identico, per permetterci, se sarà logisticamente possibile, di fare dei periodi di allenamento insieme. Noi allenatori discutiamo e condividiamo le nostre idee, cerchiamo di creare delle linee guida comuni, poi ovviamente ogni allenatore metterà in pratica le proprie peculiarità. C’è tanta condivisione tra noi, abbiamo degli obiettivi comuni che vogliamo raggiungere».

Lo scorso anno da lei era partita l’idea del progetto interforze. Crede che, a causa dell’emergenza coronavirus, per quest’anno bisognerà metterlo da parte?
«Prima che mi venisse assegnato questo incarico, mi ero già sentito con gli allenatori responsabili degli altri centri sportivi. Eravamo consapevoli delle difficoltà legate al covid-19, ma volevamo trovare un modo per fare qualche raduno in tarda estate o in autunno, se possibile. Insomma non si vuole perdere quanto fatto, c’è la volontà di continuare a collaborare. Spero che i centri sportivi riescano a trovare un modo per portare avanti l'ottimo lavoro dello scorso anno».

Un’ultima domanda: con il suo passaggio in nazionale, Francesca Baudin guiderà la squadra di sede delle Fiamme Gialle. Cosa vuole dirle?
«Ci siamo già sentiti. Con lei abbiamo condiviso tante cose in questi anni. Credo che, pur essendo giovane e ancora con poca esperienza, Francesca abbia tutte le qualità per poter fare molto bene questo lavoro. Nella passata stagione ho cercato di condividere con lei alcune mie idee, ma soprattutto farla ragionare su tanti aspetti dell’allenamento e la gestione degli atleti. Ho notato una persona che percepisce le cose al volo ed è anche molto propositiva. Sono convinto che farà una bella esperienza e le servirà nel suo percorso di crescita da allenatrice. Entrerà in un ottimo gruppo di lavoro, guidato da Roberto Campaci, che ha già formato me e Zattoni. Francesca è attesa da una bella esperienza, perché prenderà in mano il gruppo di sede composto da biatleti e fondisti. Sono convinto che farà molto bene».


Giorgio Capodaglio

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