Sci di fondo | 29 maggio 2020, 17:09

Fondo - Dal dramma del grave incidente subito, al ritorno allo sci: Hannah Halvorsen is back on track!

Lo scorso Novembre un terribile incidente stradale poteva costargli la vita, ora a distanza di otto mesi la fondista americana Hannah Halvorsen vede finalmente la luce in fondo al tunnel e presto potrà tornare di nuovo sugli sci.

Fondo - Dal dramma del grave incidente subito, al ritorno allo sci: Hannah Halvorsen is back on track!

Fino alla sera del 1 Novembre 2019 Hannah Halvorsen aveva pianificato la propria vita passo dopo passo ma riflessa verso lunghi periodi di tempo.

Da teenager voleva diventare una fondista, laurearsi all’Università e partecipare alle Olimpiadi. Durante la stagione 2018-19 stava facendo grandi progressi sugli sci stretti, aveva vinto due titoli nazionali americani e debuttato in Coppa del Mondo nella sprint di Dresda sfiorando l’ingresso nelle top 30 per poi gareggiare sul suolo nordamericano nelle Finals di Quebec City. La preparazione estiva ed autunnale era andata secondo i suoi piani, ciò le aveva permesso di pianificare il susseguente inverno sugli sci, ponendosi determinati obiettivi: ottenere un posto per il Nordic Opening di Ruka, disputare più gare in Coppa del Mondo, lottare per una medaglia ai Mondiali under 23 di Oberwiesenthal e ottenere un pettorale per le tanto attese gare di casa di Marzo a Minneapolis.

Questi erano i piani che lei aveva ben chiari in testa prima di quel fatidico 1 Novembre 2019.

Quella sera Hannah stava passeggiando lungo le vie di downtown Anchorage, laddove sta frequentando il terzo anno alla locale Alaska Pacific University, quando attraversando la 7th West avenue, una jeep non rispettando la precedenza pedonale la colpì in pieno, la imbarcò sul tetto del fuoristrada, trascinandola per un centinaio di metri e facendola poi pesantemente cadere al terreno causandole varie fratture ed ematomi al cranio, la frattura della tibia, la completa rottura del legamento crociato posteriore, del legamento collaterale mediale al ginocchio sinistro, oltre a varie escoriazioni riportate lungo un pò tutte le parti del corpo.

In quell’incrocio sulla 7th West, i suoi futuri piani le furono sottratti all’istante. Una promettente stagione sciistica oramai all’orizzonte dovette essere sostituita da una lunga riabilitazione e tanti dubbi.

Ora a distanza di sette mesi la ventiduenne fondista americana si dichiara estremamente sollevata di poter raccontare la sua esperienza: «Perché questa è stata una ferita tanto grande per me, è stata una quasi esperienza di morte. Ora ho questo grande senso di apprezzamento per il fatto che sono ancora viva, potrò camminare e sciare di nuovo, vedere come prima e senza danni permanenti. Questo episodio poteva andare in modo molto peggiore. Sono stata davvero fortunata in una situazione sfortunata».

Quella sera Halvorsen fu immediatamente portata al locale Providence Medical Center nella città più popolosa dell’Alaska e operata d’urgenza alla testa. I danni riportati alla testa furono i più severi da operare. I medici le dovettero ricucire insieme una frattura cranica e “ripulire” un ematoma nel cervello. Inoltre le rilevarono parecchie contusioni e lividi praticamente lungo tutto il capo. Una volta risvegliatasi dall’operazione, Hannah non si ricordava più il proprio nome, quale mese dell’anno fosse, oltre a perdere il senso del gusto e dell’olfatto.

Alcune settimane dopo tutto è tornato al suo posto, anche se non ricorda ancora nulla della settimana precedente all’incidente, come pure le due settimane successive. I medici che l’hanno operata la definiscono quasi una miracolata. Il 50% dei pazienti che sono stati colpiti alla testa negli esatti punti e modalità in cui Hannah è stata urtata, infatti, subiscono la perdita della vista. La sua e’ stata parecchio debole per una decina di giorni ma ora, fortunatamente, lei non ha più problemi in quel senso. Solo un mese dopo l’incidente, la nativa californiana, una volta stabilizzatasi nella mente e nelle ferite alla testa, si è potuta sottoporre nella rinomata Steadman Clinic di Vail all’intervento ai legamenti del ginocchio sinistro.

L’intervento chirurgico in Colorado si è rivelato un completo successo ed una volta ripresasi dall’anestesia, la sua prima domanda è stata quando poteva riprendere a sciare di nuovo. Durante la degenza al Medical Center di Anchorage, i suoi genitori Jon e Julie si sono dichiarati subito ottimisti conoscendo bene la forza caratteriale della figlia e speranzosi che i suoi personali piani sciistici non erano stati del tutto cancellati ma solamente rinviati. Lo stesso concetto ha ribadito la sua buona amica e compagna di Università Hailey Swirbul :«Se lei vuole tornare, tornerà. Lei ha una mente forte. Hannah può fare qualunque cosa voglia.»

Hannah Halvorsen si è sviluppata sciisticamente a Truckee, piccola località californiana in cui è nata nel Febbraio 1998, poco distante dalla più conosciuta Squaw Valley che fu sede delle Olimpiadi invernali del 1960. Dopo aver ottenuto ottimi risultati in patria a livello junior fu una delle componenti con Julia Kern, Hailey Swirlbul e Katharine Ogden dello storico quartetto americano che conquistò la medaglia di bronzo nella staffetta dei Mondiali Junior 2017 a Soldier Hollow.

Nella stagione seguente Hannah decise di trasferirsi ad Anchorage per frequentare la Alaska Pacific University studiando con profitto psicologia ma anche per perseguire al meglio il suo desiderio di diventare una fondista di successo e partecipare alle Olimpiadi dei grandi.

Una volta tornata a casa per iniziare la lenta riabilitazione ai legamenti Hannah non aveva più nulla da pianificare nella nuova stagione. Niente gare o Olimpiadi nel suo pensiero immediato, essi sono ora totalmente irrilevanti. Tutti i suoi progetti sono stati sostituiti dal solo semplice desiderio di tornare a sciare sulla neve. L’incidente aveva modificato nel carattere una “life-planner” come lei era sempre stata: «Penso di aver speso la maggior parte delle mie energie e del mio tempo pensando a me stessa come a una fondista e quando tu pensi solo a sciare non ti rendi veramente conto come puoi assaporare al meglio semplici cose come guidare, passeggiare o assaggiare del cibo. Ora realizzo bene cosa è importante per me adesso. Dovrei essere preoccupata di chi scia più veloce di me? Non lo penso proprio ora. Voglio solo tornare ad allacciare gli sci alle mie scarpette su un ghiacciaio e farlo al meglio che io posso».

La ragazza che, accompagnata dalla numerosa famiglia composta dai quattro fratelli e dalla sorella Savannah, per anni e anni continuamente gareggiava, settimana dopo settimana lungo le varie location degli States, ora spende dalle tre alle cinque ore al giorno facendo vari esercizi fisici per completare al meglio la propria terapia riabilitativa. Questi piccoli progressi giornalieri sono tutti parte del nuovo unico piano che inizia col semplice processo di mettere in pratica piccoli miglioramenti giorno dopo giorno. Col duro lavoro e la giusta pazienza Hannah sa bene ora che questo processo terminerà con lo sciare di nuovo ad un livello elite.

La fondista californiana ricorda il primo highlight di questo processo riabilitativo, quando cinque settimane dopo le operazioni al ginocchio ha abbandonato le stampelle e ha potuto fare i primi passi con le sue gambe: «Noi a volte prendiamo per scontato piccole cose quotidiane come l’andarsi a prendere un bicchiere d’acqua in cucina ad esempio. Quello invece fu un momento indimenticabile per me.»

Lo scorso mese invece, Halvorsen si e’ veramente sentita sul giusto tracciato quando ha potuto correre di nuovo, seppure per soli 10 minuti. Ora lei finalmente sente avvicinarsi il traguardo dei nove mesi, termine che i medici le avevano dato prima che potesse tornare a sciare sull’Eagle Glacier, location estiva poco distante da Anchorage, dove con le sue compagne di allenamento è in programma un training camp a fine agosto. La strada per arrivare fin li è ora in discesa per lei. In questo mese i dottori che la seguono le hanno dato luce verde per rincominciare a fare double poling sugli skiroll, il prossimo mese potrà praticare con l’alternato e a luglio dilettarsi nuovamente a skating.

In tutti questi mesi di lunga riabilitazione Hannah ha comunque speso molto del suo tempo sostenendo attivamente tutti i suoi compagni di squadra impegnati durante l’inverno in Coppa del Mondo come pure i teammates dell’Alaska Pacific University Nordic Ski Team sia quando lei stava combattendo per la vita in ospedale e sia durante la riabilitazione.

Proprio questo suo estremo senso di attaccamento al suo team, le sono valsi la scorsa settimana il prestigioso “Buddy Werner Sportsmanship Award” onorificenza intitolata al primo vincitore americano della discesa libera di Kitzbuhel e che negli States si assegna ad un atleta che ha dato il proprio contributo alla sportività e allo spirito di squadra.

La motivazione dietro a questo prestigioso riconoscimento ben illustra il carattere e la personalità di Hannah: «Dal momento in cui lei ha riguadagnato conoscenza, ha voluto assicurare ai compagni di squadra il suo supporto. Lei voleva essere parte della squadra seppure a distanza. Hannah si è valsa del proprio stato per rinvigorire i suoi teammates e l’intera comunità americana dello sci di fondo, portando il proprio pensiero positivo e ispirandoli verso maggiori traguardi. Con ciò che ha passato, Halvorsen ha imparato a essere paziente e ad apprezzare le piccole cose. Dall’inizio di questa sua stagione da infortunata non è passata una settimana senza che lei abbia sentito e incitato almeno uno dei suoi compagni di squadra».

Ragazza dalla spiccata forza mentale, in possesso di una simpatia contagiosa ed estremamente determinata la ventiduenne fondista californiana. Dopo aver spronato via computer e messaggi gli amici ora sente dentro di se la giusta motivazione per tornare ad allenarsi e viaggiare verso le principali sedi fondistiche assieme a loro.

L’incidente del 1 Novembre l’ha privata di un anno agonistico e dell’ingresso nella squadra A americana con tutte le facilitazioni logistiche ed economiche ad esso annesse, ma Hannah non ha paura di fallire perchè quando cose spiacevoli accadono tu ottieni lo spirito di provare a te stessa che puoi tornare ad un livello perfino migliore di prima e questo rende le cose talvolta addirittura più semplici.

Other sources: Anchorage Daily News, CraigMedred News, Faster skier

Paolo Romanò

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