Combinata | 26 giugno 2020, 15:32

Combinata - Raffaele Buzzi molto colpito da Winkelmann: "Mi piace, si mette in gioco in prima persona"

L'azzurro del CS Carabinieri ha avuto una buona impressione del nuovo allenatore dopo i primi raduni: "È stato bello ritrovare i compagni, forse vedevamo le cose come una routine, ora abbiamo capito che nulla è scontato"

Pentaphoto

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Ha ripreso la preparazione insieme ai compagni di squadra, con tanta voglia di migliorare nel salto per poter riuscire a guadagnare posizioni ed essere competitivo anche in Coppa del Mondo. Raffaele Buzzi si sta allenando con concentrazione e determinazione, non si preoccupa delle incertezze sul prossimo Grand Prix e la Coppa del Mondo, pensa solo a migliorare. L’azzurro ha anche avuto un impatto molto positivo con il nuovo allenatore, Danny Winkelmann, e ha tantissimi stimoli, forse anche legati al lungo periodo di lockdown che ha insegnato a tutti che nulla è scontato o dovuto.

Con il friulano del Centro Sportivo Carabinieri abbiamo quindi affrontato tutti questi argomenti nell’intervista che segue.

Ciao Raffaele. Com’è stato tornare ad allenarsi con i compagni di squadra?
«È stato veramente bello ritrovarsi, perché abbiamo dovuto aspettare tanto, essendo stati costretti a passare un lungo periodo a casa, nel quale ognuno ha cercato di lavorare anche da solo. Tornare ad allenarsi assieme è stato quindi bello e diverso dagli altri anni. Prima davamo per scontato lo stare insieme ad allenarci, ora invece è stato quasi una liberazione farlo. Ce lo siamo gustato di più, si è percepito moltissimo il piacere dello stare tutti assieme. Sapete, dopo tanti anni, ritrovarsi per i primi raduni in primavera, passare tanto tempo insieme diventa quasi una routine, quanto è accaduto ci ha permesso di vederlo sotto un altro aspetto, in qualche modo è come se fosse la prima volta».
    
Il salto sarà curato da Danny Winkelmann; qual è stato il primo impatto con il nuovo allenatore?
«Molto positivo. Ha un modo di lavorare diverso rispetto agli altri allenatori. Mi ha fatto subito un’ottima impressione, anche perché si mette in gioco in prima persona, addirittura si allena anche con noi, viene a correre e fa gli esercizi di stretching. Devo ammettere che tante cose le fa anche meglio di noi e sotto questo aspetto riesce a stimolarci ancora di più nel migliorare, visto che siamo degli atleti professionisti. È una bella sensazione avere un allenatore che fa tutto in prima persona».

Per quanto riguarda il salto? Che impressioni hai avuto delle sue idee?
«Già nel passato raduno abbiamo potuto apprezzarlo anche sotto questo aspetto. Mi piace molto il suo modo di vedere le cose e spiegare. Ha un’idea diversa su come deve essere un salto e vuole trasmettercela. L’inizio è stato molto positivo. Con lui stiamo comunicando in inglese, soprattutto io, gli altri parlano con lui anche in tedesco».

Qual è stato il primo consiglio che ti ha dato sul salto?
«Mi ha fatto notare che sono troppo rigido e devo fare più stretching, ma soprattutto farlo meglio. Mi ha detto che se miglioro in quel particolare, tutto diventerà più facile. Insomma il focus principale sarà una maggior mobilità».

L’obiettivo per te è quindi lavorare molto sul salto?
«Certamente vorrei focalizzarmi sul salto, perché negli ultimi anni ho visto che sugli sci stretti ci sono, quindi sono anche pronto a rischiare di perdere qualcosina sul fondo ma migliorare molto nel salto. Anche perché se non riesco a partire più avanti nell’inseguimento, diventa tutto molto complicato».

Torniamo alla passata stagione; qual è il tuo bilancio?
«Sono soddisfatto per la parte fondo e per il fatto che il mio corpo mi ha sostenuto per tutto il corso della stagione, tranne un piccolo infortunio che ho accusato negli USA in Continental Cup. Mi sono tolto qualche soddisfazione in questo circuito, mentre in Coppa del Mondo ho fatto bene purtroppo solo a Seefeld. Nel salto ho fatto molta fatica, probabilmente è stato anche un problema mentale, mi buttavo già con troppa facilità se le cose andavano male. Quindi ora voglio crescere nel salto, anche per avere una maggiore consapevolezza in gara».

Le tante incertezze sul regolare svolgimento del Grand Prix estivo e anche della Coppa del Mondo possono condizionarti togliendoti qualche stimolo?
«L’incertezza non mi condiziona. Anche perché il Grand Prix l’abbiamo sempre considerato come qualcosa in più di un allenamento, per vedere a che punto eravamo con la preparazione, non lo prendevamo come una competizione normale. Da una parte, non avere oggi una data certa per l’inizio, mi toglie anche un po’ di stress, mi fa concentrare unicamente sul lavoro che devo fare. Ecco, solitamente penso comunque molto alla gara, ora, invece, questa situazione mi spinge a focalizzarmi solo sull’inverno e a dedicare l’estate soltanto all’allenamento per migliorare. Anche i dubbi sulla stagione invernale non mi condizionano, in quanto non posso controllare queste cose, ma soltanto lavorare per arrivare pronto alle gare di novembre. Rispetto al passato ho iniziato a pensare soltanto al lavoro, a migliorare e fare tutto al massimo, senza dare già oggi troppo peso alle gare. Sono meravigliato anch’io, ma forse questo ultimo periodo mi ha insegnato anche a gestire le situazioni di incertezza. Spero di riuscire a farlo anche in gara».

Tornando al periodo di lockdown. Come ho chiesto anche a tanti tuoi colleghi: hai scoperto qualche hobby particolare?
«Sicuramente il “fai da te” (ride, ndr). Ho comprato casa e avevo tanti lavori da fare, che mi hanno quindi portato via molto tempo. Per quanto riguarda il resto, mi piace disegnare e ogni tanto mi ci sono dedicato».  

Giorgio Capodaglio

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