Biathlon | 30 luglio 2020, 12:46

Biathlon - Gli atleti svedesi preoccupati per i pochi test antidoping

Hanna Öberg, Stina Nilsson e Sebastian Samuelsson hanno sottolineato il fatto che in questi mesi ci siano stati pochi controlli: "Capiamo le difficoltà, ma quanto successo non è stato ottimale nella lotta al doping"

Biathlon - Gli atleti svedesi preoccupati per i pochi test antidoping

Ne avevamo già parlato tempo fa, la pandemia di Covid-19 ha messo in difficoltà anche il sistema antidoping, in quanto è molto più complicato per le federazioni nazionali ed internazionale effettuare con regolarità i test in un periodo di emergenza sanitaria globale. Questa volta a lanciare l’allarme sono stati alcuni biatleti svedesi, che hanno sottolineato a Sportbladet quanto sia sceso il numero di test ai quali sono stati sottoposti nel corso della prima parte della preparazione.

Hanna Öberg è consapevole delle difficoltà riscontrate da chi è preposto ad effettuare i test, ma dall’altra parte non ha nascosto la sua preoccupazione per le conseguenze: «Ci sono stati pochissimi test – ha spiegato – capisco le motivazioni, dal momento che il personale sanitario è stato molto impegnato e sono loro ad uscire fuori ad effettuare i test. Ma ovviamente non è bello pensare che alcuni atleti non siano stati testati. Devo avere fiducia che tutto funzioni e se qualcuno ha barato durante questo periodo verrà comunque poi scoperto. Ma ovviamente quanto successo non è stato ottimale nel contrastare il doping».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la neo biatleta Stina Nilsson: «Il numero di test è stato inferiore rispetto al solito, sono stata testata solo due volte in primavera. Ma ero così contenta ed orgogliosa perché era stata l’IBU a testarmi. Per quanto riguarda il numero inferiore di test, ne ho parlato anche insieme ad una mia compagna di squadra. Al momento non è chiaro cosa stiano facendo le altre persone e ciò non è positivo».

Sebastian Samuelsson, che si è sempre esposto nella lotta al doping, vuole essere fiducioso. «Mi auguro che avendo effettuato meno test in questa fase, abbiano maggiori risorse per farne di più e migliori dopo»

G.C.

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