Biathlon | 12 ottobre 2020, 15:30

VIDEO, Caos Bielorussia - Il fratello di Domracheva scambiato per un manifestante: aggredito, picchiato e arrestato dagli agenti

Il racconto di Nikita Domrachev, fratello dell'ex campionessa, duramente aggredito dalla Polizia bielorussa durante una manifestazione anti Lukashenko; Skardino: "Vi odio"

VIDEO, Caos Bielorussia - Il fratello di Domracheva scambiato per un manifestante: aggredito, picchiato e arrestato dagli agenti

La situazione politica in Bielorussia si sta facendo molto più pesante. Dopo le elezioni dello scorso agosto, vinte da Alexander Lukashenko, ormai alla guida del paese da ventisei anni, sono partite le forti proteste dei suoi oppositori con l’accusa di aver truccato le elezioni. La stessa Unione Europea ha deciso di sanzionare Lukashenko perché la tornata elettorale non sarebbe stata né libera né equa.

In Bielorussia proseguono da mesi ormai le proteste di chi chiede vengano svolte delle reali elezioni democratiche, represse spesso nel sangue dagli interventi delle forze dell’ordine.

Inevitabilmente anche il mondo dello sport ne è stato coinvolto con alcuni atleti che si sono schierati dall’una o dall’altra parte. Ieri, però, nella cronaca dei fatti è finita suo malgrado anche la biatleta Darya Domracheva. Suo fratello Nikita Domrachev, infatti, è stato brutalmente assalito e picchiato dalla polizia, passato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nikita, infatti, ha raccontato che non stava partecipando alla manifestazione ma si stava recando in bicicletta da sua madre, quando si è trovato nel mezzo degli scontri tra polizia e oppositori. Il tutto trova conferma anche dalle immagini del video pubblicato da sport.tut.by. Le forze dell’ordine, scambiandolo per un manifestante, l’hanno brutalmente assalito, picchiandolo ripetutamente, prima di ammanettarlo e portarlo all’interno della camionetta. Domrachev, ancora sanguinante è stato quindi arrestato e detenuto.

Questo il suo racconto a sport.tut.by: «Stavo andando in bicicletta lungo la ciclabile nella zona dove vive mia madre, quando ho raggiunto il ponte ho visto molte persone in un’uniforme verde che mi correvano incontro urlando. Mi sono spaventato e voltato nella direzione opposta, ma da lì mi è arrivato incontro un gruppo di agenti di sicurezza in nero. Mi hanno buttato già dalla bici e senza spiegazioni iniziato a picchiarmi. Ho iniziato presto a sanguinare dalla testa. Avevo paura per la mia bici, che ho da dieci anni e alla quale sono molto legato, ho cercato di liberarmi per salvarla. Ma mi hanno preso e buttato in una camionetta. Lì mi hanno minacciato e mi hanno colpito con un manganello. Non riuscivo a vedere nulla per i colpi e il sangue che cadeva sulla mia faccia. A un certo punto ho pensato di essere cieco e ho chiesto di chiamare un’ambulanza. Tuttavia mi è stato detto che non l’avrebbero fatto, perché il dottore sarebbe stato presente alla stazione di Polizia. Le mie mani erano poi ormai insensibili essendo troppo strette dalle manette, ma non hanno accontentato la mia richiesta di allentarle. Gli agenti hanno quindi iniziato a deridermi e insultarmi. Hanno rovistato nei miei effetti personali, nel portafoglio, ma avevo alcun simbolo politico. Dopo un po’ mi hanno buttato su un’altra macchina e portato in giro per la città per circa un’ora, ma mi hanno dato almeno una benda per fermare l’emorragia. Sono stato portato alla stazione di Polizia con un gruppo di altri detenuti. Non avevo le scarpe, si erano perse durante l’arresto. Lì hanno segnato i miei dati, mi hanno fotografato ma non hanno preso alcuna prova. Poi è arrivata un’ambulanza. Nello stesso momento mi hanno portato un protocollo già pronto con tutte le testimonianze degli ufficiali, ma non me l’hanno letto, giustificandolo per la presenza dei dati personali degli agenti di sicurezza. Il protocollo indicava che avevo partecipato a un evento di massa non autorizzato. Mi sentivo molto male, avevo un forte mal di testa, quindi ho firmato. Non so quando ci sarà il processo. L’ambulanza mi ha portato in Ospediale dove dopo diverse ore di coda, mi hanno messo in reparto. La mattina successiva ho firmato la rinuncia al ricovero e sono tornato a casa. Non ho detto agli agenti di essere il fratello di Darya Domracheva e non abbiamo ancora parlato con lei di quanto accaduto, anche se ne è a conoscenza».

Domracheva non ha mai manifestato dissenso nei confronti di Lukashenko, anche se ha più volte invitato manifestanti e agenti a mettere fine alle violenze. Più diretta, invece, un’altra ex biatleta bielorussa, Skardino, che anche in questa occasione non si è tirata indietro attaccando duramente gli agenti sui social: «Vi odio».

 

Giorgio Capodaglio

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