Sci di fondo | 08 gennaio 2021, 18:11

Fondo - Tour de Ski: le parole di Paolo Ventura, Giandomenico Salvadori e Mirco Bertolina

I tre azzurri hanno parlato a Fondo Italia dopo la gara; Ventura: "Contento di gareggiare sulla mia pista"; Salvadori: "Oggi ho avuto delle brutte sensazioni"; Bertolina: "In questa gara c'è un dislivello superiore al Cermis"

Foto di Newspower

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Al termine della 15km in tecnica classica di Tesero, Fondo Italia ha incontrato gli azzurri protagonisti della gara. Dopo De Fabiani e Pellegrino, vi riportiamo le dichiarazioni di Paolo Ventura, Mirco Bertolina e Giandomenico Salvadori.

Partiamo dal trentino del Centro Sportivo Esercito, Paolo Ventura, nato a Tesero e ovviamente cresciuto su questa pista. Per lui quella odierna, conclusa in 29ª posizione, è stata una gara speciale, come ha dimostrato il fatto che in tribuna ci fosse anche uno striscione a lui dedicato con scritto “quando la gara si fa dura, si scatena Paolo Ventura”. «Si, ho visto lo striscione (ride, ndr), sono stati i miei amici che avrebbero tanto voluto vedermi dal vivo, ma purtroppo in questo momento la cosa più giusta da fare è rispettare le disposizioni date. Sono contento di essere qui a gareggiare in Coppa del Mondo sulla mia pista. Per quanto riguarda la gara sono soddisfatto a metà, pensavo un po’ meglio ma faticavo molto in salita, ho perso il gruppetto giusto al terzo giro, non sono riuscito a rientrare e alla fine sono rimasto lì. Contento comunque per un ventinovesimo posto, che non è da buttare via, anche se pensavo un po’ meglio. Cermis? Ormai arrivo fino in fondo, poi sto abbastanza bene, non sono neanche così stanco, quindi li finisco. Il futuro? Sogno di tornare qui con il pubblico, perché gareggiare in casa è sempre bello quindi spero esserci anche prossimo anno».

Molto deluso è sembrato Giandomenico Salvadori, che al contrario dello scorso anno sta ottenendo buoni risultati in tecnica libera faticando però in classico. «Speravo andasse molto meglio, invece oggi ero proprio stanco. Probabilmente le gare precedenti si sono fatte sentire. È stata molto dura, già all’inizio ho sentito che non girava, così è stata un po’ un’agonia. Quest’anno sta andando al contrario rispetto alla scorsa stagione, quando faticavo in skating senza fare una gara decente. Ora invece sto facendo fatica in classico e non so per quale motivo. Spero di sbloccarmi anche in alternato. Il Cermis? Vediamo, oggi ho avuto delle brutte sensazioni. L’idea iniziale era di finirlo, ma stasera valuteremo, vediamo».

Infine Mirco Bertolina, che sta aspettando il Cermis, una gara che si addice alle sue caratteristiche. Il carabiniere valtellinese ha però dato una lezione a tanti con le sue belle parole, facendo comprendere quanto sia importante per lui essere qui dopo essere rimasto un anno fuori dalla Coppa del Mondo e soprattutto a seguito anche del covid-19, che l’ha costretto addirittura a stare fermo per cinquanta giorni. La sua serenità d’animo è contagiante. «Tre anni fa, quando ho fatto per la prima volta il Tour qui, questa era stata la gara più difficile. Tutt’ora è ancora la competizione più dura. Oggi abbiamo fatto 567 metri di dislivello, il Cermis ne ha 420, quindi ci tengo a divulgare questa informazione per fare capire che sulla carta oggi c’è stata più salita di domenica. Il Cermis? Sono particolarmente legato a quella gara. Dopo la 15km di Dobbiaco è la competizione che più mi si addice all’interno di questo Tour de Ski. E poi non ho motivo di fermarmi, mi piace essere qui nell’ambiente della Coppa del Mondo, c’è un’aria che mi piace. Mi sto godendo che questo clima dopo che per un anno sono rimasto fuori. Se ad inizio autunno mi sarei aspettato di essere qui? In quel momento no. Durante la mia cinquantena, ormai la chiamo così visto per quanto mi ha tenuto bloccato il covid, pensavo non saremmo nemmeno riusciti a fare le gare. Fortunatamente sono riuscito a restare mentalmente lucido, mi sono goduto la famiglia ed ho studiato tante cose utili per la mente. Ci tengo poi a ringraziare tutte le persone che sono felici per quello che sto facendo, anche per essere qui soltanto a finire la gara. Vorrei dire che loro sono la mia motivazione, faccio tutto questo per rendere felici tutti coloro che anche in questi giorni mi stanno scrivendo da casa».

Giorgio Capodaglio

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