Sci di fondo | 26 aprile 2021, 17:20

Pellegrino e De Fabiani a Fondo Italia: "È una grande opportunità non solo per noi"

I due azzurri hanno spiegato la loro decisione, d'accordo con la FISI e la Federazione Russa, di allenarsi con il gruppo Cramer della nazionale russa: "Non è una fuga, questa esperienza ci aiuterà a capire come lavorano gli altri"

Foto di Pentaphoto

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A chiusura di una settimana nella quale ha tenuto banco la notizia della decisione di Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani, ovviamente d’accordo con la FISI e la Federazione Russa, di allenarsi con il gruppo della nazionale russa guidato da Markus Cramer, i due azzurri hanno spiegato la loro scelta in una diretta andata sui canali social di Fondo Italia, grazie anche al permesso concesso da FISI, Gruppo Sportivo Fiamme Oro e Centro Sportivo Esercito.

Federico Pellegrino ha spiegato come è maturata l’idea di allenarsi con una squadra straniera. «Io e Francesco passiamo tanto tempo assieme, abbiamo idee e le condividiamo in lunghe chiacchierate. In occasione delle finali di Engadina siamo rimasti su in Svizzera ad allenarci e abbiamo parlato tanto stando in camera assieme. Così abbiamo iniziato a ragionare su questa possibilità. È un’idea che avevo da tempo, da quando Gregorio Paltrinieri mi mise la pulce nell’orecchio, in occasione di un aperitivo a Livigno mi parlò della sua esperienza in Australia. Lui si era staccato dal suo team in Italia, per allenarsi sei mesi lì con Mack Horton. Non a caso ho anche chiesto un parere a lui su questa idea di allenarci con i russi. Lo stesso Paltrinieri mi ha spinto a farlo perché non a tutti capita questa opportunità, utile anche a vedere il mondo italiano con occhi diversi. Nel corso di questi anni ne avevamo già parlato diverse volte con Steo (Stefano Saracco, ndr). Per noi questo è stato comunque un piano B – ha poi aggiunto Pellegrinoin quanto il piano A era di chiudere questo quadriennio olimpico come era iniziato, ma non è stato possibile.
Nell'ultima difficile stagione, complice anche l’assenza di alcune nazioni nei mesi di dicembre e gennaio, ci si sarebbe sarebbe aspettati di più dalla squadra, ma i risultati sperati non sono arrivati. Personalmente mi sono tolto soddisfazioni, vincendo gare e la Coppa del Mondo di specialità, ma i Mondiali non sono andati come mi auguravo e come sperava tutta la squadra. A fine stagione è arrivata la decisione di Marco Selle e della FISI di interrompere la loro collaborazione, quindi ci siamo trovati a dover ragionare su un futuro diverso. Era ovvio che ci sarebbe stata una riorganizzazione, che naturalmente è sempre un rischio alla vigilia di una stagione olimpica. A quel punto anziché rischiare stando in Italia, abbiamo deciso di farlo mettendoci in gioco con questa esperienza»
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Come mai proprio la Russia e Markus Cramer? De Fabiani è stato piuttosto chiaro nella sua spiegazione: «Da anni si parlava di fare un’esperienza internazionale, anche per capire cosa accade fuori dai nostri confini. Cramer è l’allenatore straniero che meglio conosciamo, in quanto ci siamo spesso allenati assieme al suo team quando ci siamo incontrati in Finlandia oppure a Ramsau. Il nostro ex allenatore, Stefano Saracco, ha un ottimo rapporto con lui, hanno una visione del programma abbastanza simile. Sicuramente, allenandoci con un’altra realtà avremo una ventata di novità e spunti per affrontare al meglio questa importantissima stagione. L’augurio è di arrivare alle Olimpiadi al nostro massimo potenziale di sempre».  

Il valdostano del Centro Sportivo Esercito ha voluto subito chiarire che non si tratta di una fuga all’estero. «Io la paragonerei ad un master internazionale, nel quale vai, cerchi di fare del tuo meglio ed imparare tutto quello che puoi. Noi già a novembre torneremo con la squadra italiana, durante le gare non sarà molto diverso dal solito. Cercheremo di portare in Italia questa esperienza internazionale che sono convinto ci aiuterà anche ad impostare il nuovo quadriennio olimpico con qualche nuovo spunto. Abbiamo solo da imparare stando a stretto contatto con atleti forti ed un allenatore di fama internazionale che ha vinto tanto. Ci si chiede spesso cosa si faccia all’estero o cosa potremmo fare di meglio in Italia. Questo ci potrebbe aiutarci anche a rispondere a queste domande».

In tanti hanno contestato la decisione della FISI di permettere ai due campioni azzurri di allenarsi lontano dalla squadra italiana, in quanto ciò penalizzerebbe la crescita dei più giovani. Su questo Pellegrino la pensa diversamente: «Ci ho ragionato tanto in questo periodo. In molti fanno un paragone con il gruppo francese, nel quale alle spalle di Manificat e Gaillard crescono giovani come Lapalus e Lapierre. Ma a differenza loro, che da diverse edizioni di Mondiali ed Olimpiadi non scendono mai dal podio, noi abbiamo qualche difficoltà in più. Se andiamo a vedere, l’ultimo podio non firmato da me o De Fabiani, magari assieme a Nöckler, è quello di Clara sul Cermis che risale a sei anni fa. Ciò vuol dire che io e Francesco siamo i punti di riferimento di questo ambiente già da alcuni anni. Qui viene una mia riflessione personale: ma forse non è che magari possa essere proprio Pellegrino il problema di questo sci di fondo italiano, visto che a volte è arrivata anche questa voce dall’esterno e dall’interno? Ho quindi pensato che questa potesse essere l’occasione soprattutto per chi resta, non mi riferisco solo agli atleti ma in particolare ai tecnici, di poter dimostrare il proprio valore senza quello che è stato il punto di riferimento in tutti questi anni.
Inoltre non ci alleneremo con il resto della squadra italiana solo per sei mesi. Solitamente si passano dieci giorni al mese insieme in raduno, quindi in totale sarebbero stati circa sessanta giorni con noi. Io penso che questi atleti siano abbastanza forti per fare l’estate al meglio come hanno sempre fatto, anzi magari sia loro che soprattutto gli allenatori saranno ancora più stimolati a fare meglio, che è la cosa di cui c’è bisogno. Un bel po’ di sana rivalità in un gruppo aiuta sempre e come ho sempre detto, mi auguro arrivi qualcuno che possa morderci le caviglie. Spero che una scelta così importante possa far svegliare nei nostri giovani quella cattiveria agonistica necessaria per morderci le caviglie»
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Il poliziotto ha poi aggiunto: «L’esempio migliore che posso dare è cercare di fare sempre al meglio il mio lavoro. Io mi auguro che molti abbiano l’intelligenza di rubare qualcosa da me e prendere spunto da un atleta che ha vinto medaglie e gare di Coppa del Mondo, non soltanto gli atleti ma anche e soprattutto i loro allenatori. Se mi dovessero chiedere consigli, glieli darei volentieri, anche perché non sono uno che si tira indietro, a volte chiacchiero anche troppo. Ripeto, noi non cambiamo tuta, correremo ancora per l’Italia e cercheremo in questo modo di amplificare il know-how dello sci di fondo italiano».

De Fabiani è convinto che questa esperienza possa portare qualcosa di positivo non soltanto ai due campioni azzurri ma a tutto il fondo italiano. «Da un’esperienza come questa impareremo tanto e potremo portare in Italia le conoscenze acquisite. Anche perché al termine della prossima stagione ci saranno le elezioni federali e di conseguenza vi sarà una nuova riorganizzazione che sarà importantissima, in quanto ci porterà alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Sarà importante impostare bene il quadriennio, senza rischiare poi di perdere un direttore agonistico, come accaduto questa volta, proprio alla vigilia della stagione più importante. Mi auguro che imparando e vedendo come funziona non solo l’allenamento ma anche l’organizzazione all’estero, riusciremo a portare qualcosa anche in Italia per poter dare il nostro contributo in vista di un quadriennio che sarà importantissimo soprattutto per i giovani più che per il sottoscritto, dal momento che, come ho detto più volte, mi piacerebbe moltissimo partecipare alle Olimpiadi in Italia, ma non è scontato, solo il tempo potrà dirlo. Mi auguro che questa esperienza possa avere un ritorno immediato per noi, ma in futuro anche per l'Italia grazie alle conoscenze che avremo acquisito con questa opportunità più unica che rara».

I due azzurri hanno poi chiarito che al momento non c’è ancora una programmazione ufficiale assieme a Cramer, che verrà decisa in occasione del raduno di metà maggio a Ramsau, quindi non sanno ancora a quali eventi estivi prenderanno parte. «Le località dove ci alleneremo saranno le stesse, anche se staremo assieme per tempi più lunghi rispetto a quanto siamo abituati a fare in Italia. Ci alleneremo anche in Italia, so che è stato programmato un lungo periodo a Lavazè ad agosto ed in Val Senales in autunno. Inizieremo con Ramsau, ma in estate andremo anche in Norvegia, come abbiamo spesso fatto negli scorsi anni».

Insomma, nessun abbandono ma solo un’estate di allenamenti con la Russia, dove questa decisione è stata invece accolta in modo molto favorevole. «Quando abbiamo parlato con Creamer – ha spiegato Pellegrinoci ha risposto che ne avrebbe dovuto parlare con Välbe e la squadra. Una volta ricevuto il loro parere positivo, anche noi abbiamo chiesto alla FISI, al Presidente ed alla direzione agonistica, ottenendo anche in questo caso un ottimo riscontro. Non ho molti dubbi sul perché abbiano scelto di allenarci pur sapendo di poter far migliorare dei potenziali concorrenti per le medaglie: quando i forti si allenano con atleti altrettanto competitivi si può solo migliorare. Pensando ciò, Välbe ha fin da subito apprezzato questa opportunità, consapevole che questo confronto costante sarà utile a tutti noi. Come noi sappiamo di poter migliorare allenandoci con loro, anche i russi sono convinti di poter fare altrettanto allenandosi con noi. Poi in gara vedremo chi sarà il più forte. Comunque anche loro ci hanno accolto molto bene, è anche nato il classico gruppo whatsapp di squadra. Ogni tanto scrivono in cirillico, forse quando non vogliono farsi capire (ride, ndr), anche se tanto c’è google translate. Ma in realtà si scrive in inglese, in quanto il gruppo è allenato da Cramer, che è tedesco, ed è molto internazionale in quanto stanno sempre in Europa ad allenarsi».
De Fabiani ha aggiunto: «Questa opportunità è stata accolta molto bene anche dagli atleti, perché pure per loro è una bella occasione confrontarsi con noi in questi mesi, per capire come migliorare. Anche loro vogliono farlo per arrivare al livello dei norvegesi che, Bolshunov a parte, sono i dominatori incontrastati».

Pellegrino ha voluto sottolineare l’importanza di un confronto del genere: «Ci sono sempre stati, spesso si fanno test assieme in autunno quando ci si trova nelle stesse località. Quando siamo stati in Norvegia, abbiamo avuto un bel riscontro da parte di alcuni atleti, ma non tutti. In due settimane a Trondheim, ci allenammo con Tønseth, Iversen ed alcuni long distance. Klæbo, invece, pur stando due settimana vicino a casa sua, lo vidi solo per sfidarlo ai rigori». Infine, il poliziotto si è detto convinto che questa esperienza sarà molto utile a De Fabiani che la intraprenderà con lui: «È una bella occasione anche in vista futura, perché lui è tre anni più giovane di me e ha sicuramente più stagioni davanti. Queste contaminazioni esterne sono utili non soltanto per vedere qualcosa di nuovo, ma anche perché da fuori vedi magari quanto di buono c’è da noi, perché comunque sia se qualche risultato è arrivato significa che qualcosa di buono lo abbiamo. Sicuramente per Francesco può essere un ottimo modo per arricchire il suo bagaglio di esperienze e non porsi limiti sul futuro, in quanto solo alla fine della carriera possiamo davvero dire qual è stato il nostro reale valore. Fino a quel momento tutto può succedere».

A chiudere De Fabiani ha spiegato perché secondo lui questa avventura farà bene a Pellegrino: «Chicco potrà confrontarsi con uno degli sprinter più forti delle ultime stagioni, Gleb Retivykh, ma soprattutto troverà Ustiugov atleta completo, forte nelle sprint come nelle distance. Sicuramente da lui potrà trarre degli spunti anche per il futuro, per diventare anch’egli ancora più completo e cimentarsi più spesso nelle competizioni distance. Anche perché abbiamo visto che Chicco ha dimostrato di potersela giocare anche su distanze più lunghe».

 

Giorgio Capodaglio

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