Olimpiadi | 15 maggio 2021, 12:04

Il Comitato Olimpico Statunitense si schiera contro l'eventuale boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino

La CEO di USOPC, Sarah Hirshland, ha scritto al congresso degli Stati Uniti: "Boicottare le Olimpiadi di Pechino non sarebbe la soluzione ai problemi geopolitici, ma penalizzerebbe solo gli atleti"

Foto Newspower

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“Boicottare le Olimpiadi di Pechino non sarebbe la soluzione”. Parole di Sarah Hirshland, CEO del Comitato Olimpico e Paralimpico degli USA. Come riferito da NBC Sports, giovedì scorso Hirshland ha inviato una lettera al Congresso degli Stati Uniti, per spiegare la posizione di USOPC, contrario all’eventuale boicottaggio, del quale si è parlato nelle passate settimane, che danneggerebbe gli atleti e avrebbe poco impatto sui problemi dei paesi ospitanti.

La CEO si è rivolta a coloro che credono che un boicottaggio delle Olimpiadi Invernali di Pechino sarebbe uno strumento efficace per protestare contro i presunti abusi della Cina nei confronti di uiguri, tibetani e residenti di Hong Kong, sottolineando che anche il Comitato Olimpico è turbato dalle azioni cinesi, spiegando loro che «un boicottaggio da parte degli atleti ai Giochi Olimpici e Paralimpici non è la soluzione ai problemi geopolitici».

Hirshland ha ricordato i precedenti boicottaggi olimpici, come quello statunitense ai Giochi di Mosca del 1980 per protestare contro l’occupazione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica. Ciò porto l’URSS a boicottare le successive Olimpiadi di Los Angeles insieme agli altri paesi dell’allora blocco orientale. Ben 450 atleti statunitensi che si erano qualificati per Mosca non hanno mai avuto la possibilità di competere alle Olimpiadi. «Il loro fu un sacrificio inutile – ha scritto Hirshlandche non ha probabilmente avuto alcun vantaggio diplomatico. L’Unione Sovietica è rimasta in Afghanistan per un altro decennio. Sia i Giochi del 1980 che quelli del 1984 hanno macchiato la storia delle Olimpiadi, mostrando quanto sia sbagliato utilizzarle come strumento politico».

La dirigente dell’USOPC ha ricordato che le proteste in occasione delle Olimpiadi di Sochi del 2014, riguardo la legge anti LGTBQ della Russia, portarono al risultato di mostrare le diseguaglianze e i giochi olimpici russi sono diventati un punto di svolta nello sforzo di evidenziare il contributo e l’inclusione degli atleti LGTBQ nello sport globale.

In conclusione Hirshland ha chiesto rispetto per quegli atleti statunitensi che stanno lavorando duramente per rappresentare gli USA alle Olimpiadi di Pechino. «Per favore date loro questa opportunità. Gli atleti non meritano di allenarsi per le Olimpiadi sono una nuvola di incertezza riguardo la partecipazione degli Stati Uniti ai Giochi».

G.C.

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