Biathlon | 20 maggio 2021, 11:56

Biathlon - Mirco Romanin: "Affronto questa nuova avventura con entusiasmo; Vittozzi? Può essere una leader per le giovani"

L'allenatore friulano è entrato nello staff tecnico della Squadra A: "La divisione in sottogruppi ci farà lavorare con maggior qualità, ma ci sarà una condivisione continua tra noi"

Foto Katharina Fleischmann - CO Val Martello

Foto Katharina Fleischmann - CO Val Martello

Una delle grandi novità nelle squadre azzurre di biathlon per la stagione 2021/22 è la presenza di Mirco Romanin in Squadra A. Il giovane allenatore friulano, che molto bene ha fatto nelle ultime stagioni alla guida della nazionale Juniores e Giovani, è stato affiancato a Klaus Höllrigl alla guida del sottogruppo della Squadra A formato da Lisa Vittozzi, Thomas Bormolini, Michela Carrara, Daniele Cappellari, Rebecca Passler e Patrick Braunhofer. L’altra novità è infatti la decisione del dt Curtaz di creare dei sottogruppi di lavoro all’interno della Squadra A, per alzare la qualità del lavoro, facendo concentrare i tecnici soltanto su pochi atleti.
Il gruppo di Romanin ha appena concluso il primo raduno, che si è svolto in Val Martello, mentre la squadra diretta da Andreas Zingerle ed Andrea Zattoni, composta da Dorothea Wierer, Lukas Hofer, Dominik Windisch, Tommaso Giacomel e Didier Bionaz, si è allenata ad Anterselva.
    
Al termine del primo raduno, intervistato da Fondo Italia, Mirco Romanin ha parlato della nuova avventura appena iniziata, descrivendo anche il gruppo che sta allenando assieme a Klaus Höllrigl.

Buon pomeriggio Romanin. Com’è andato il primo raduno in Val Martello?
«È andato molto bene. Peccato per la defezione di Patrick Braunhofer, a causa di un piccolo problema di salute che ha già risolto, tanto da aver ricominciato ad allenarsi a casa. Al tiro di base abbiamo notato subito un ottimo livello, dovuto anche al fatto che gli atleti hanno staccato appena quattro settimane, non perdendo così automatismi e coordinazione. A livello organico abbiamo visto qualche differenza di condizione tra gli atleti, come normale che sia ad inizio preparazione. Nel corso delle settimane si avvicineranno. In generale c’è grande entusiasmo da parte di tutti. Gli atleti sono anche contenti di questa novità dei sottogruppi che sono stati formati per permetterci di seguirli al meglio».  
    
Seppur separati, il programma di allenamento dei due sottogruppi ha le stesse linee guida?
«Lavoriamo sempre coordinati. Saremo in località diverse soltanto nei primi tre raduni. L’obiettivo è creare un bel feeling all’interno del nostro sottogruppo in questi tre raduni, per presentarsi poi al quarto raduno, quando si lavorerà tutti assieme, con le idee piuttosto chiare e conoscendoci già bene. La linea di lavoro è molto simile per le due squadre, anche se ovviamente c’è qualche differenza tra un atleta e l’altro per permettere ai singoli di limare alcune lacune individualmente. Oltre ad essere allineati all’interno del gruppo A, anche le altre squadra affronteranno un percorso simile, questo per permettere a noi tecnici di seguire al meglio i ragazzi presenti nei team nazionali anche al di fuori dei raduni, lavorando con loro sul territorio».

Quindi, anche quando farete i raduni assieme, resterà questa impostazione dei sottogruppi?
«Ognuno si concentrerà sul proprio sottogruppo dal punto di vista tecnico. Nelle sedute atletiche e di sci di fondo, io seguirò i miei sei atleti ed Andrea Zattoni i suoi, così come al tiro Andreas Zingerle si concentrerà sui cinque atleti del suo sottogruppo e Klaus sui nostri sei. Serve per far crescere la qualità del lavoro. Poi ovviamente ci sarà sempre collaborazione tra noi, la programmazione di massima la mettiamo giù assieme. Anche perché io ed Andrea abbiamo un buon rapporto, abbiamo molte idee simili sulla programmazione, così come Ando e Klaus. Ci sarà una condivisione continua per il bene e la crescita di tutto il gruppo».

Qual è stata la sua prima reazione, quando Curtaz le ha comunicato che avrebbe allenato la Squadra A?
«Sono rimasto sorpreso. Avevo da poco deciso di proseguire l’attività da tecnico, dando il mio ok a Fabrizio per andare avanti se ci fosse stato l’interessamento da parte sua. Un paio di giorni dopo, Fabrizio mi ha comunicato questa sua intenzione nel corso di una riunione in FISI a Milano tra i tecnici delle squadre di alto livello. In realtà io quel giorno pensavo di essere lì in rappresentanza delle squadre giovanili, invece mi è stato comunicato questo cambiamento. È stato un grande piacere, ricevere un simile attestato di stima e fiducia da parte di un grande direttore tecnico come Fabrizio Curtaz. Sono anche felice di avere l’opportunità di lavorare con Klaus, che conoscevo già prima e sapevo fosse una persona intelligente, professionale ed in gamba. Dall’altra parte, però, provo un po’ di dispiacere nel lasciare ex colleghi come Fabio Cianciana, Edoardo Mezzaro e tutti gli altri del settore giovanile, con cui ho condiviso tre stagione bellissime e momenti di vita indimenticabili. Personalmente ho sempre lavorato con i giovani, ottenendo buoni risultati, quindi per me sarà un’avventura nuova. Ho tanto entusiasmo».

Immagino che si troverà a vivere nuove dinamiche relazionali rispetto al passato, in quanto allenerà anche alcuni atleti già esperti.
«Certamente alcune cose cambiano, perché le dinamiche di lavoro sono diverse, in quanto si ha a che fare con atleti di maggior esperienza, ai quali non va insegnato quasi nulla dal punto di vista professionale. Ma problematiche ed aree di miglioramento ci sono, quindi il lavoro da fare sarà ugualmente tanto. Ho un gruppo abbastanza giovane. A parte Rebecca Passler, che ho allenato negli ultimi tre anni nel settore giovanile, ci sono anche Cappellari, Braunhofer e Carrara, che in passato hanno fatto parte del nostro gruppo ai Mondiali giovanili. Lisa stessa, seppur atleta di altissimo livello, fondamentalmente è ancora giovane. Bormolini è l’unico che si avvicina più alla mia età, ma con lui si è subito instaurato un buon feeling. Ci sono tutti i presupposti per fare un buon lavoro».

Iniziamo a parlare del gruppo che sta allenando assieme a Klaus Höllrigl. È una squadra molto variegata, formata da atleti con grande esperienza in Coppa del Mondo, altri emergenti ed alcuni che hanno gareggiato fin qui soprattutto in IBU Cup.
«Per quanto riguarda le donne, esclusa Dorothea, abbiamo le migliori tre atlete a livello nazionale. Il livello è molto alto. Ci sono buone aree di miglioramento per Rebecca sulla parte organica e Michela al tiro. Entrambe possono approfittare della presenza di Lisa e prenderla come punto di riferimento, ma possono anche aiutarsi l’una con l’altra. Al maschile possiamo dire di avere il numero cinque, sei e sette, anche se Bormo in realtà ha fatto vedere in tante occasioni nell’ultima stagione di essere anche il numero due. È un bel gruppo, perché sono tutti ottimi tiratori, Cappe e Brauni soprattutto, Bormo è un po’ più falloso in piedi. Tutti hanno margini di miglioramento sia sull’organico che nella tecnica di sciata».

Entriamo nei particolari, iniziando da Braunhofer e Cappellari. Entrambi nelle ultime stagioni hanno faticato in modo particolare sugli sci. Quali sono i margini di miglioramento?
«Analizzando il lavoro svolto negli ultimi quattro anni, sicuramente hanno avuto una crescita un po’ troppo lenta dal punto di vista di quantità e qualità di ore allenamento organico. Lo scorso anno si sono poi ritrovati a vivere per la prima volta una preparazione di altissimo livello, per entrambi finalmente senza infortuni. Già nella passata stagione si è visto un piccolo miglioramento da parte loro sugli sci, ma non basta. Abbiamo improntato la pianificazione della stagione con l’idea di svolgere una preparazione simile allo scorso anno, aumentando un po’ la qualità del lavoro. Siamo fiduciosi che ciò possa portare risultati. Da parte loro ho visto tanta voglia di mettersi in gioco con impegno e migliorare questo aspetto che potrebbe farli diventare degli ottimi biatleti».

Riferendosi al suo gruppo, ha affermato in precedenza che tutti gli uomini hanno margini di miglioramento nel fondo, sia organicamente che tecnicamente. Parlando di Bormolini, è possibile quindi migliorare questi aspetti anche a trent’anni?
«Dal mio punto di vista, a trent’anni non c’è alcuna flessione nelle performance. Nel suo caso ho riscontrato alcuni particolari tecnici da migliorare. Allenandosi mantenendo la qualità e quantità del lavoro svolto negli scorsi anni, migliorando tecnicamente sugli sci e un po’ la sua percentuale di tiro in piedi, può fare una stagione di buon livello e comportarsi bene sia individualmente che in staffetta».

Per quanto riguarda Rebecca Passler e Michela Carrara, immagino che la programmazione sia diversa per loro, in quanto la prima è al primo anno in Squadra A. Michela Carrara quanto può crescere ancora nelle performance sugli sci?
«Abbiamo impostato un lavoro diverso per le tre atlete all’interno del sottogruppo. Michela è migliorata sicuramente nella passata stagione, ha tratto dei benefici dal contesto in cui si è trovata e dal lavoro svolto. Questo nonostante una preparazione travagliata, in quanto ha avuto l’incidente che le è costato un mese e mezzo di stop per l’infortunio alla clavicola e successivamente anche il covid a novembre. Non ha quindi raggiunto la quantità di lavoro programmato alla vigilia. Eppure ha migliorato il suo livello e ha margini di crescita ancora importanti. Da lei mi aspetto un salto di qualità deciso, ha l’età giusta per farlo, anche perché è una ragazza molto matura, equilibrata, che sa dove vuole arrivare e cosa è necessario per farlo. Passler ha invece fatto un passaggio diretto dalla squadra Junior. Con lei lavoreremo con particolare attenzione, perché nell’ultimo quadriennio ha aumentato tanto la quantità di lavoro svolto. Ora cerchiamo di stabilizzarla sui volumi complessivi raggiunti lo scorso anno. Ci concentreremo più sulla qualità. Si confronterà quotidianamente con atlete fisicamente più forti di lei e dovrà tenere duro. Per questo motivo mi aspetto un miglioramento del suo livello».

La più attesa è ovviamente Lisa Vittozzi, reduce da due stagioni al di sotto delle aspettative dei tifosi ma soprattutto sue. Quali sono gli aspetti da migliorare per ritrovare la Lisa che tutti abbiamo stimato negli scorsi anni? Che impressione le ha fatto in questo primo raduno?
«Anche lei, purtroppo, nella scorsa stagione non è riuscita a chiudere il cerchio a causa del covid, che le ha lasciato diversi strascichi. Questa è una delle cause principali per cui non si è espressa al suo livello. Ovviamente ci sono dei particolari da migliorare in varie aree che potrebbero permetterle di crescere. Per quanto riguarda il lavoro sulla parte organica e la sciata, abbiamo analizzato alcune caratteristiche tecniche che vorremmo raggiungere. Sul lavoro metodologico, ci sono alcune cose che vorremmo cambiare per gestire meglio la gara tatticamente e chiudere forte nell’ultimo giro. Abbiamo pianificato un programma con l’obiettivo di limare alcuni piccoli particolari che potrebbero fare la differenza nel complesso. Sul tiro, di cui immagino parlerete meglio con Klaus, è stata fatta una valutazione sulle sue prestazioni della passata stagione ed è stato notato che sopra certe intensità ha sparato con percentuali altissime in allenamento, ma non è riuscita poi a farlo in gara. Cambierà calciolo in settimana e presumiamo che questo le consentirà di migliorare nelle serie a terra. L’ho vista molto bene, decisa e con tanta voglia di allenarsi, di fare anche la leader di questo sottogruppo. Lisa ha le caratteristiche necessarie per esserlo, ha raggiunto la giusta fase di maturazione per dare il buon esempio a chi è con lei. Anche questo sono convinto che le farà bene. Speriamo che tutte queste situazioni che sono cambiate all’interno del contesto, le diano maggiore fiducia e la giusta serenità, permettendole di mettere in campo quello che è capace di fare, perché ha numeri importanti e può partire sempre per fare bene».

Da grande appassionato, che ha prima gareggiato e successivamente è diventato allenatore facendo tanta gavetta, cosa prova nel pensare che a febbraio andrà alle Olimpiadi?
«Il sogno olimpico fa parte del vissuto di tutti gli sportivi che si avvicinano all’agonismo. Uno dei primi pensieri che ho avuto, quando mi è stato proposto di partire con questa esperienza, è legato proprio alle Olimpiadi, ho pensato quanto fosse impagabile avere l’opportunità di godere di questa esperienza. Allenare degli atleti che andranno lì per provare a fare bene ed in alcuni casi vincere medaglie, è anche una responsabilità enorme. Sono tranquillo, perché ho fatto tanti anni con giovani in vari settori del contesto giovanile, dallo sci club al comitato, fino alle nazionali. Ho alle spalle una gavetta importante. Sono convinto di poter fare un ottimo lavoro e portare serenità ai miei atleti, in quanto è importante che arrivino all’appuntamento olimpico con la giusta fiducia per dare il meglio di loro stessi».  

Un’ultima domanda. Come hanno reagito i giovani che ha allenato negli ultimi anni alla notizia del suo addio?

«Sinceramente non sono ancora riuscito a sentire tutti, perché sono stato tanto impegnato nell’organizzazione del lavoro con i nuovi atleti. Con qualcuno mi sono sentito o scritto. Da parte loro c’è un po’ dispiacere ma anche la felicità nel vedermi passare ad una squadra così importante. Alcuni mi hanno detto di essere ancora più stimolati ad allenarsi per raggiungermi.  Questa è una bellissima cosa, significa che oltre ad aver dato loro una mano nella crescita del loro livello, sono riuscito anche a creare un bel rapporto con loro. Questi ragazzi hanno capito che da parte mia c’è sempre stato il massimo della professionalità ed impegno per aiutarli nella loro crescita. In questo periodo nel quale sarò a casa fino al prossimo raduno, sentirò anche gli altri per un saluto e scambiare quattro parole. Mi fa molto piacere che in occasione del prossimo raduno ad Anterselva, ci sarà anche la Squadra B, così ritroverò molti di loro. Sarà bello stare assieme, anche con Fabio ed Edo con i quali si instaurata è una bellissima amicizia».

Giorgio Capodaglio

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