È sempre in prima linea, non si tira mai indietro di fronte a questioni importanti anche extra sportive. Sebastian Samuelsson ama dire la sua, ritiene che uno sportivo debba sempre schierarsi, a volte anche correndo il rischio di risultare antipatico o guastare i rapporti con i suoi colleghi.
Seguendo le prorie idee, quindi, lo svedese da mesi sta ripetendo che le Olimpiadi dovrebbero svolgersi in una località diversa rispetto a Pechino. Samuelsson lo ha ribadito in un’intervista all’Expressen al termine dei Campionati Svedesi Estivi della scorsa settimane, nei quali ha vinto due titoli: «Queste sono cose importanti e penso che dovremmo parlarne. Soprattutto, vorrei che le Olimpiadi non si svolgessero in quel tipo di paese. Sarebbe importante che noi atleti, i leader delle federazioni e altri stakeholder facessimo pressione sui dirigenti del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) e spiegassimo che un evento come le Olimpiadi non ha nulla a che fare con un paese come la Cina. Ovviamente è difficile per me non andarci, perché le Olimpiadi sono l’evento più grande a cui posso partecipare. Ci saranno delle gare in Cina, saranno sicuramente belle, ma vorrei che si svolgessero in un Paese più umano e democratico. Nel 2026 le Olimpiadi invernali si disputeranno in Italia e penso che sia una cosa positiva che questo evento torni in un paese in Europa».
Il giornalista dell’Expressen ha quindi chiesto a Samuelsson se non si senta solo nelle lotte che sta intraprendendo su diversi argomenti. «In realtà sembra che sempre più atleti scelgano di schierarsi – ha affermato lo svedese – non possiamo limitarci a preoccuparci solo di cosa facciamo sulla pista da sci. Dobbiamo assumerci una responsabilità maggiore e più ampia. Può riguardare i diritti umani, l’uguaglianza di genere o il cambiamento climatico. Noi che siamo personaggi pubblici e atleti d’élite dovremmo pensare ad altro oltre alle sole gare da sci».
Samulesson ha quindi criticato la scelta di Bjørndalen di allenare la nazionale cinese: «Diciamo, che io non vorrei mai nel mio curriculum una cosa del genere. Non vorrei mai essere l’allenatore di Cina, Russia o altri paesi che non fanno il meglio né per lo sport né per l’umanità».
Biathlon – Il messaggio di Samuelsson: “Noi atleti non dovremmo pensare solo alle gare, ma assumerci maggiori responsabilità”

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