C’è tanta fiducia nel bagaglio che Tommaso Giacomel ha imbarcato ieri a Monaco e trasferito quindi sui voli che passando da Copenhagen, Stoccolma ed Åre hanno condotto lui e gli altri azzurri ad Östersund per approcciarsi alle prime due tappe stagionali. Un viaggio eterno, iniziato a notte fonda ad Imer, nel Primiero (Trentino) e concluso solo a cena per raggiungere gli skiman che invece erano rimasti in Svezia al termine delle due settimane di allenamento di Idre, concluse a metà novembre.
Proprio il duplice test di una decina di giorni fa ha consentito al ventunenne delle Fiamme Gialle di fare il pieno di fiducia: secondo nella sprint, sesto nella short individual, mettendo in mostra da una parte una condizione fisica non ancora ottimale ma tanta stabilità al tiro, accompagnata dalla tipica velocità di esecuzione.
"Non sono mai stato così bene a novembre – ha confessato Giacomel al quotidiano trentino l’Adige, sull’edizione odierna – e credo che molto dipenda dalla scelta dell’ultimo raduno pre stagionale. Nelle categorie giovanili gli allenamenti sulla neve di novembre erano sempre in Val Martello e ne uscito davvero provato, specie per la quota, visto che rispetto ai miei compagni di nazionale non vivo ad un’altitudine particolare (Imer è a circa 650 metri slm). Ad Idre invece mi sono sentito bene sotto tutti i punti di vista".
Un anno fa, le cose erano diametralmente opposte.
"Ero isolato in casa, con un Covid piuttosto pesante da affrontare: un periodaccio. Dodici mesi più tardi posso dire di essere pronto a divertirmi. Credo che la condizione fisica rispetto ad Idre sia migliorata e sono felice dei progressi al tiro, specie a terra: ho investito molto tempo e molte energie su me stesso, abbiamo seguito un lavoro particolare e dettagliato e mi sembra che i frutti siano buoni. Una cosa ho imparato da Dorothea Wierer in questi anni: non bisogna mai smettere di imparare e migliorare, anche dove sembra andare tutto bene".
Giacomel a 21 anni potrebbe guardare alla stagione come l’outsider che non ha alcuna pressione, ma per carattere non è tipo da accontentarsi.
"Il biathlon è imprevedibile, inutile fare previsioni o programmi. Di certo posso dire che quello di Östersund è un tracciato che mi piace parecchio, specie l’anello da 4 chilometri dell’individuale; forse il più duro del circuito, in attesa di scoprire come sarà la rinnovata pista di Oberhof. Un percorso duro con un poligono difficile, spesso ventoso: ci sarà da divertirsi in queste prime due tappe e nel primo mese di stagione, un tour de force tra Hochfilzen e Le Grand Bornard".
Come già ad Idre, l’opening stagionale proporrà individuale e sprint, in ordine inverso: a metà mese ha dimostrato che anche nella prova più classica del biathlon, Giacomel può dire la sua.
"Sulla carta l’individuale è la specialità che meno mi si addice, ma ho fatto tesoro delle parole che Fabio Cianciana mi ripeteva in continuazione ai tempi della nazionale juniores: "Oggi non è la tua specialità, ma lo sarà in futuro" diceva. E potrebbe proprio avere ragione".
Prima di decollare per la Svezia, Tommy si è potuto godere le ATP Finals di Torino, evento che per "un malato terminale di tennis" era davvero imperdibile.
"Avrei voluto tanto esserci di persona, ma sarebbe stato troppo stancante – racconta – mi sono gustato i match da casa e sono contento abbia vinto Zverev: il mio preferito resta Novak Djokovic, ma il tedesco ha numeri eccezionali, non gli manca nulla. Sto progettando un viaggio a Roma a Maggio per gli internazionali…".
Ed a proposito di tennis, Giacomel ha avuto modo di incrociare il quasi coetaneo Sinner (ha un anno in meno, classe 2001)? "No, non ancora, mi piacerebbe conoscerlo. E’ proprio un grande giocatore".
Oggi intanto Tommaso e gli altri azzurri hanno potuto riprendere confidenza con la neve svedese, da sabato si farà sul serio con le prime due gare stagionali, prima del secondo week-end svedese. Il digiuno di biathlon è finito, accendete i motori.
Biathlon – Giacomel: “Mai stato così bene a novembre”
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