Biathlon | 18 febbraio 2022, 18:30

Biathlon - Re Johannes, regina Norvegia: 14 medaglie nel biathlon. Che sviluppo tecnico nel quadriennio olimpico.

Biathlon - Re Johannes, regina Norvegia: 14 medaglie nel biathlon. Che sviluppo tecnico nel quadriennio olimpico.

A Pechino 2022 la Norvegia ha superato ogni record di medaglie d'oro in un'Olimpiade invernale. Sono 15 al momento i titoli conquistati dagli scandinavi, in attesa delle ultime due giornate che offrono altre frecce (e appuntite...) nella faretra norvegese.

E cospicua parte di questo bottino ha preso forma nel biathlon: sono 14 le medaglie raccolte da Johannes Bø e compagni, nuovo record assoluto nella disciplina sul palcoscenico a cinque cerchi: 6 ori, 2 argenti e 6 bronzi.

E proprio Johannes Bø nella giornata finale del biathlon olimpico ha operato il sorpasso sul rivale Quentin Fillon Maillet nella volata per il titolo di "Re di Pechino". Fino a ieri il transalpino era lanciato verso il record grazie alla presenza sul podio in tutte le gare fin lì disputate. Ma l'assalto alla sesta è stato infruttuoso (4° posto oggi per QFM) e di contro il minore dei fratelli Bø ha centrato il bersaglio grosso, mettendosi al collo il quarto oro della rassegna (le due staffette, sprint e mass start) con in più il bronzo dell'individuale. Prima di oggi, quattro ori nella medesima Olimpiade li aveva saputi conquistare solo Ole Einar Bjørndalen a Salt Lake City 2002, quando vinse tutte le gare in programma, staffetta inclusa.

"Prima di entrare nel poligono ho guardato il maxischermo e mi son detto che avrei vinto anche con un errore. Ne sono arrivati due, ma per fortuna anche gli altri hanno sbagliato. Quattro ori sono davvero tanti. Se sono io il re del biathlon? Penso di sì. E la cosa bella è che questo titolo mi resterà per 4 anni".

Ma questa seconda settimana porta forte anche la firma di Vetle Christiansen, protagonista di un'ottima prima parte di stagione e poi andato in calando, prima del colpo di coda olimpico: sua la firma nella staffetta vincente nel giorno dell'Harakiri di Latypov, suo il bronzo oggi con un ultimo poligono che l'ha proiettato nuovamente sul podio.

"Abbiamo fatto dei risultati pazzeschi. Credo che dovremmo sederci al tavolo per capire bene la portata di questi trionfi - ha raccontato Christiansen - Ma la cosa più importante è veder ripagato il duro lavoro di tutti questi mesi".

Nonostante i ripetuti passaggi a vuoto di Sturla Lægreid ("L'oro della staffetta è importante, ma mi immaginavo Olimpiadi diverse dal punto di vista individuale"), la Norvegia ha fatto bottino pieno grazie anche al maggiore dei fratelli Bø, a sua volta con quattro medaglie al collo, due d'oro.

Se a questo si aggiungono le vittorie e le medaglie di Marte Røiseland e Tiril Eckhoff al femminile, ecco che l'Olimpiade trionfale del biathlon norvegese è compiuta. E dire che quattro anni fa a PyeongChang la Norvegia non sorrideva: 6 medaglie, con l'unico oro firmato proprio JTB nell'individuale. Tra PyeongChang e Pechino è cambiato molto, in primis la concorrenza (Fourcade, Domracheva, Dahlmeier, Kuzmina, ecc) ma anche il livello dei vichinghi.

E gli investimenti sul fronte tecnico degli ultimi anni hanno portato tutti i frutti sperati: Siegfried Mazet da una parte, Patrick Oberegger da una parte hanno portato esperienza, metodologie e forse anche la tranquillità che mancava. E la crescita di Eckhoff - specie nell'annus mirabilis passato - ne è la più chiara dimostrazione. E se le colleghe del fondo lamentano una preparazione studiata non al meglio, sul fronte del biathlon tutto è andato nel verso giusto, con JTB capace di trovare la miglior condizione psico-fisica proprio in occasione di Pechino, nel cuore di una stagione in cui sin qui solo a sprazzi aveva lasciato intravvedere qualcosa degno del proprio talento e potenziale.

Certo, per alcuni di loro questa era l'ultima rassegna a cinque cerchi: Tarjei Bø e le "gemelle" Tiril&Marte hanno già lasciato intendere che la loro esperienza olimpica molto probabilmente si è conclusa oggi, ma tra quattro anni ad Anterselva si potrà ragionevolmente contare ancora su JTB, con al fianco un Sturla Lægreid ancora più maturo, in attesa della crescita di tanti giovani che hanno già saputo colpire non solo nelle categorie inferiori. La programmazione ha funzionato, ed ora la Norvegia sorride.

Piccola nota a margine: va segnalato che nonostante l'addio di Martin Fourcade, anche la Francia ha migliorato lo score coreano. I 3 ori e 5 medaglie complessive di PyeongChang si sono trasformate in 3 ori e 4 argenti a Pechino.

 

Luca Perenzoni