Biathlon | 11 luglio 2022, 17:58

Biathlon - Edoardo Mezzaro parla della squadra femminile: "Se si lavora in modo ottimale ora, sarà tutto più semplice in inverno; l'arrivo di Kähkönen utile anche a me"

Biathlon - Edoardo Mezzaro parla della squadra femminile: "Se si lavora in modo ottimale ora, sarà tutto più semplice in inverno; l'arrivo di Kähkönen utile anche a me"

Segue attentamente le atlete al poligono, cercando di coglierne ogni movimento e dare consigli osservandole da vicino. Edoardo Mezzaro si pone spesso al fianco delle azzurre per notare qualche particolare in più sul loro modo di lavorare al poligono e discuterne poi con Kähkönen e le atlete.
L’allenatore valdostano, uno dei tanti tecnici civili della nazionale azzurra, è uno studioso, un uomo che cerca sempre di scoprire novità nel suo lavoro, tanto da essersi subito appassionato all’utilizzo dello Scat, lo strumento utile per studiare al meglio il comportamento al tiro delle atlete.

Laureato in Ingegneria, Mezzaro segue quest’anno la Squadra Milano-Cortina 2026 insieme a Mirco Romanin, con il quale ha già lavorato nella squadra juniores e giovani, e il neo arrivato Jonne Kähkönen, allenatore d’esperienza, capace di stimolare la voglia dell’allenatore valdostano di scoprire metodologie nuove. In inverno, poi, Mezzaro sarà il tecnico predisposto, insieme a Daniele Piller Roner della squadra maschile, a seguire le atlete che gareggeranno in IBU Cup, dando loro quella continuità di cui un’atleta ha bisogno.

In occasione del raduno di Bessans, che si è concluso giovedì scorso prima di spostarsi a Passo di Lavazè, l’allenatore valdostano ha gentilmente risposto alle nostre domande.

Buon pomeriggio Mezzaro. Per la prima volta vediamo la squadra femminile impegnata in un raduno di tre settimane tutte in quota, tra Bessans e Passo di Lavazè. Si tratta di una novità assoluta.
«Si, questo è un raduno particolare, perché è in quota e richiede dei tempi più lunghi rispetto al solito. Per ora le cose stanno andando bene, ma dobbiamo stare sempre attenti che le ragazze non si affatichino troppo. Quando si è in quota, bisogna lavorare con un po’ più di sensibilità da questo punto di vista. Credo però che quanto stiamo facendo possa dare dei frutti molto importanti soprattutto in vista dell’inverno, ma non solo, sarà un test anche in vista del quadriennio olimpico in generale».

L’abbiamo visto ovviamente molto attivo al poligono. Che tipo di lavoro state svolgendo in questo periodo?

«Adesso abbiamo iniziato a lavorare di più con le intensità, mentre fino al raduno di Anterselva, invece, eravamo focalizzati principalmente sulle basi. Stiamo lavorando sia nel modo tradizionale, che utilizzando lo scat a turno con le atlete. In questa maniera, stiamo cercando piano piano di risolvere qualche piccola problematica che abbiamo. Al momento sembra che tutto stia andando nel verso giusto e ciò ci dà fiducia sulla possibilità di risolvere presto queste problematiche».

Quanto è importante il lavoro al tiro che si svolge in questa fase della preparazione? Ma soprattutto, è poi complicato portare in gara ciò che si è fatto in questo periodo?
«Diciamo che non è sempre tutto automatico. Questa fase è importantissima perché bisogna proprio creare le basi del tiro per l’inverno. È, quindi, una fase delicata anche dal punto di vista del tiro, non soltanto atletico. Se in questo periodo della preparazione si riescono ad impostare una posizione e un metodo di lavoro corretti, nel corso dell’inverno il passaggio sarà sicuramente più semplice. Poi purtroppo non sempre è così, ma diciamo che se ora si fanno le cose in modo ottimale, poi tutto sarà più semplice successivamente».

So che avete introdotto anche dei nuovi test. Ce ne può parlare?

«Grazie soprattutto all’esperienza di Jonne (Kähkönen), che in questi anni ha vissuto il mondo del biathlon a 360 gradi, conoscendo diverse realtà internazionali, abbiamo deciso di proporre un particolare test del tiro che viene utilizzato anche da altre squadre nazionali maggiori. Si tratta di un test dinamico, quindi non ci fermiamo all’aspetto del puro punteggio, che di solito era ciò che si faceva più spesso per valutare il livello di tiro, ma in questo caso abbiamo anche una componente di dinamismo. Lunedì lo abbiamo proposto per la prima volta e abbiamo già riscontrato dei buoni risultati, anche se comunque era solo una prova. Però abbiamo anche i risultati ottenuti in passato da alcuni atleti di alto livello internazionale, che rappresentano quindi un buon riferimento. Abbiamo in programma di riproporlo più avanti e servirà come metodo di valutazione della buona riuscita dell’allenamento estivo».

Ha già citato il nuovo arrivato Jonne Kähkönen. Dal punto di vista professionale, oltre che umano, quanto è importante per lei lavorare con un allenatore proveniente dall’estero e con diverse esperienze in campo internazionale?
«Ritengo che la presenza di Jonne sia una novità importantissima per il nostro movimento, innanzitutto perché porta una ventata di innovazione. Dall’altra parte, la cosa che più mi ha colpito è la visione differente del metodo di lavoro, che forse era quello che serviva al nostro movimento per fare uno step in più, al quale puntiamo e ci auguriamo di poter fare anche grazie al suo aiuto. Per quanto mi riguarda, essere affiancato a un uomo di grande esperienza come Jonne è sicuramente uno stimolo in più per poter crescere e alzare anche il mio livello personale di conoscenze sul biathlon e sul tiro in particolare. Inoltre si è creato subito un ottimo feeling tra me, Mirco e lui, che è un aspetto fondamentale per lavorare bene, stando anche tanto tempo fuori».

Insomma, condividere metodologie di lavoro con un allenatore straniero, amplia le proprie conoscenze. E per quanto riguarda la squadra?
«Certamente è importantissimo anche per le ragazze, già solo per il cambiamento, che porta un punto di vista diverso. Noi bene o male le abbiamo sempre viste nel corso di questi anni, le conosciamo molto bene, quindi è importante la presenza di una persona di esperienza che non le ha mai viste e ha un occhio diverso su di loro. Ciò aiuta noi e soprattutto loro a vedere qualcosa di nuovo e ciò può fare bene a tutti».

Lei nel corso della stagione invernale seguirà l’IBU Cup. Rispetto al passato, quindi, le atlete che non andranno in Coppa del Mondo avranno con loro un allenatore con cui hanno passato tutta la preparazione. Secondo lei, ciò quanto sarà importante per loro?
«Ci tengo a sottolineare che, in ogni caso, negli ultimi anni si è sempre cercato di lavorare con un metodo verticale, mantenendo una linea comune che andava dalla Squadra A fino alla Junior, quindi era stato già impostato un tipo di lavoro di questo genere. Quest’anno, la direzione agonistica ha voluto investire tanto su questo aspetto, perché il fatto di dare continuità agli atleti in tutti i circuiti di alto livello è una cosa che può dare buoni risultati anche in inverno. Avere un punto di riferimento continuo per gli atleti, sia in estate che in inverno, credo sia fondamentale. Vedremo come andrà l’esperimento, ma penso che darà risultati positivi».

Giorgio Capodaglio

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