Salto | 23 luglio 2022, 13:05

Salto con gli sci - L'invito di Sebastian Colloredo: "Guardiamo avanti e remiamo tutti dalla stessa parte, lavorare in armonia è fondamentale"

Salto con gli sci - L'invito di Sebastian Colloredo: "Guardiamo avanti e remiamo tutti dalla stessa parte, lavorare in armonia è fondamentale"

Mentre a Wisla di stanno disputando le prime gare del Grand Prix estivo di salto con gli sci, la nazionale italiana è divisa tra Eisenerz (le donne) e Tarvisio (gli uomini) per proseguire una meticolosa preparazione in vista della stagione 2022/23, che aprirà il quadriennio olimpico di Milano-Cortina 2026.

Una delle grandi novità nel salto italiano è rappresentata dal nuovo ruolo assegnato a Sebastian Colloredo. Dopo essere stato vice di Janko Zwitter prima e Andreas Felder poi, l’ex saltatore azzurro ha iniziato a guidare la squadra femminile già dall’autunno della passata stagione e da quest’anno sarà l’allenatore referente di tutto il settore salto, anche se proseguirà il suo lavoro sul campo con le donne. Un ruolo di grande responsabilità di cui il finanziere friulano ha parlato nell’intervista che ha gentilmente rilasciato a Fondo Italia, nella quale ha sottolineato la sua determinazione a creare un gruppo unito e compatto, invitando tutti a mettere da parte il passato.

Buon pomeriggio Colloredo. Iniziamo dall’attualità, dal momento che a Wisla è iniziato il Grand Prix e l’Italia è assente. Cosa vi ha spinto a prendere la decisione di non recarvi in Polonia per le prime gare?
«È stata una mia scelta, dovuta al fatto che siamo partiti leggermente in ritardo, anche se atleti e atlete hanno comunque lavorato a casa. Voglio che ci si concentri sull'allenamento, che si tenga un certo ritmo, senza alcuna fretta, perché la stagione sarà molto lunga, addirittura da luglio ad aprile, e bisogna scegliere con attenzione dove indirizzare le energie. La mia opinione è che in estate ci si debba concentrare su un lavoro più qualitativo, creare le basi per arrivare più pronti alle gare, senza forzare la mano. Posso dirvi, però, che a Courchevel ad agosto saremo presenti anche noi. Comunque non siamo gli unici a pensarla in questa maniera, se guardate la start list di Wisla».

Su cosa vi state concentrando?
«Come ho detto, siamo partiti leggermente in ritardo, quindi il primo obiettivo è stato creare nuovamente le basi del salto utilizzando trampolini piccoli. Tra Predazzo, Tarvisio, Planica e Villach abbiamo lavorato esclusivamente su K60 e K70. Solo qui a Eisenerz abbiamo iniziato, con le donne, a saltare da K90, dopo aver comunque iniziato il raduno sempre sul K70. Devo anche dire che le ragazze stanno facendo già dei bei salti e si avvicinano alla stabilità necessaria. Ecco perché non ho voluto già essere sul 120 a Wisla, l’obiettivo è prima di tutto trovare continuità di buoni salti. Sono curioso di vedere cosa accadrà quando questo lavoro lo porteremo in gara».

Parliamo di lei. È passato, in meno di un anno, da vice allenatore della squadra femminile ad allenatore referente della nazionale.
«Sicuramente quest’anno avrò maggiori responsabilità, già all’interno della squadra femminile, dal momento che per la prima volta mi trovo a guidare le ragazze già in estate, essendo capo allenatore sin dall'inizio della preparazione. Per quanto riguarda il ruolo di referente, è stato molto impegnativo soprattutto nei mesi scorsi, quando mi sono occupato dei vari settori, dai giovani fino alla Coppa del Mondo maschile e femminile. Il lavoro più grande è stato quello di trovare la persona giusta alla guida della squadra maschile e uno staff tecnico valido. Mi sono confrontato tanto anche con gli atleti stessi e soprattutto con i miei colleghi, come Comazzi, Zeno Di Lenardo, Andrea Morassi e Ivo Pertile. Una volta avviato tutto, ho potuto concentrarmi nuovamente sul lavoro di allenatore sul campo, anche se sono ancora attivo su questioni di programmazione, tute e tanto altro. Per fortuna al mio fianco ci sono persone con cui abbiamo deciso di dividerci i compiti di alcune cose pratiche come Gabriele Zambelli e Michel Lunardi. Insomma, l’importante era avviare il tutto dividendosi i compiti con le persone giuste».

Per quanto riguarda la squadra maschile, la scelta è caduta poi su David Jiroutek.
«Rappresentava senza dubbio l’opzione migliore, dopo aver valutato sette o otto profili di allenatori esteri. Lui avrà piena libertà di manovra, anche perché ha un’esperienza enorme e certamente la sua presenza darà l’opportunità anche a noi di crescere come allenatori al suo fianco. Collabora con Lunardi e il fisioterapista Pioner. Ci sentiamo spesso per scambiarci opinioni. Michael (Lunardi, ndr) mi ha detto che c’è grande serenità nel gruppo, i ragazzi lavorano bene e soprattutto stanno remando tutti dalla stessa parte. Ecco, l’armonia è fondamentale se vogliamo creare un bel futuro».  

Nella passata stagione le sorelle Lara e Jessica Malsiner non hanno rispettato le aspettative. Cosa è accaduto?
«Hanno avuto una stagione complicata. Nel salto accade spesso che ci siano degli alti e bassi, lo vediamo anche con i grandi campioni. Jessica poi è ancora molto giovane, quindi ha bisogno di fare esperienza. Poi ci si è messo in mezzo il covid, le varie logistiche sul covid ed altri aspetti che hanno tolto un po’ di tranquillità. Poi è venuta meno un po’ di serenità in squadra e non è stato facile risollevare la situazione quando a ottobre mi sono trovato a subentrare a Felder».

Si è discusso tanto delle problematiche tra Felder e le ragazze.
«Il passato è passato, quindi adesso basta parlarne. Posso solo dire che personalmente io ho un ottimo rapporto con Andreas, ci sentiamo ancora per consigli o chiacchiere. Ciò che c’è stato tra lui e le atlete è acqua passata, ora dobbiamo solo guardare avanti. Sto lavorando tanto affinché ci sia un clima sereno e positivo per allenarci al meglio e cogliere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Quindi è inutile rimuginare sul passato, ma pensiamo al futuro. È un invito che faccio anche a voi media, cerchiamo di mettere da parte il passato, perché abbiamo reimpostato la macchina da zero e vogliamo solo pensare al futuro. Per fare le cose al meglio, ci serve un clima sereno».

Negli ultimi anni hanno lasciato Elena Runggaldier e Manuela Malsiner, così le due giovani Lara e Jessica si sono ritrovate da sole in Coppa del Mondo. Alle loro spalle chi abbiamo?
«C’è Martina Ambrosi, che si sta allenando tanto con le due sorelle Malsiner, abbiamo la giovanissima Martina Zanitzer, che ha tutte le carte in regola per diventare competitiva e lavora moltissimo. Per lei sarà importante sfruttare al meglio l’esperienza che sta facendo. Abbiamo poi anche altre giovani come Asia Marcato e Noelia Vuerich. Insomma, c’è materiale umano su cui lavorare assieme. Non a caso stiamo collaborando molto con il settore giovanile e gli allenatori Di Lenardo, Comazzi e Cogoli, cercando anche di fare spesso raduni insieme alle più grandi, proprio per dare a queste ragazze tutto ciò che è necessario, il massimo supporto per migliorare e crescere.
Io credo che abbiano tutte le carte in regola per seguire al meglio questo percorso che, ovviamente, richiede tempo».  

Tornando alle sorelle Lara e Jessica Malsiner. Come sta procedendo la loro preparazione? Su cosa stanno lavorando?
«Abbiamo lavorato tanto dal punto di vista tecnico, fatto un lavoro di base sui trampolini piccoli che ora stiamo portando su quelli più grandi. Le cose stanno procedendo bene, vedo dei salti che ci faranno togliere soddisfazioni, se ripetuti in gara. Lara sta facendo dei salti come non le vedevo fare da anni, anche Jessica è in crescita. Ora devono lavorare più su coerenza e stabilità, perché serve un numero più alto di salti di qualità. Ora alternano due o tre salti eccezionali ad altrettanti sottotono. La costanza nei salti è fondamentale, già in allenamento, perché solo così si può trovare quella fiducia che porta poi a rendere meglio in gara.
Ci tengo però a dire, che io devo fare la mia parte con loro soltanto sul lavoro tecnico al trampolino, perché per il resto sono due professioniste esemplari, sempre sul pezzo sia nel lavoro atletico che negli esercizi mentali e di allungamento».


Da allenatore, quanto le è utile la sua esperienza da atleta? Ma soprattutto, oggi vede le cose in maniera diversa rispetto a quando gareggiava?
«Eh, sarebbe una figata avere una macchina del tempo, tornare indietro e fare da atleta quelle cose che ho capito solo una volta diventato allenatore (ride, ndr). Ho per esempio capito quanto sia fondamentale la serenità nel gruppo, ma anche la semplicità dei gesti atletici che siano a secco o sul trampolino. Per esempio, io ero molto puntiglioso su varie parti dell’esecuzione tecnica, invece se il corpo è rilassato le cose funzionano meglio rispetto a un corpo teso. Ho imparato che nel gesto serve eleganza e soprattutto fluidità, piuttosto che i dettagli. Il gesto è fondamentale per sprecare meno energie possibili e rendere al meglio, piuttosto che sprecare tempo su certi dettagli che poi ti portano a perdere energie mentali e fluidità nel salto».

Giorgio Capodaglio

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