Sci di fondo | 24 agosto 2022, 13:31

Caterina Ganz a Fondo Italia: "Mi piace questa nuova sfida con Cramer, voglio vedere fino a dove posso arrivare"

Caterina Ganz a Fondo Italia: "Mi piace questa nuova sfida con Cramer, voglio vedere fino a dove posso arrivare"

Pioggia e fango, la stanchezza di tre lunghe ore di allenamento di corsa con i bastoni, ma quando torna in albergo, Caterina Ganz è sorridente. Osservandola, è ben chiara tutta la gioia che prova nell’allenarsi e fare ciò che più ama. Un piacere che forse qualche anno fa sembrava essersi perso, ma che negli ultimi due anni la trentina ha ritrovato, grazie all’ottimo lavoro svolto con Renato Pasini, al quale sente di dovere tanto.

Dopo i buoni risultati della passata stagione, in particolare nelle sprint, Caterina Ganz è ben felice di affrontare questa nuova sfida con Markus Cramer alla guida della nazionale azzurra, di misurarsi con tante ore di allenamento e un metodo diverso per vedere se può migliorare e ambire a posizioni più alte della classifica, soprattutto nelle distance, le sue gare preferite.

La fassana delle Fiamme Gialle ci ha parlato di tutto questo in un’intervista che ci ha rilasciato all’interno del Dolomiti Apart & Rooms di Passo di Lavazè, nel corso della quale abbiamo percepito tutta la sua voglia di affrontare al massimo questa nuova avventura.

Ciao Caterina. Intanto la prima domanda è d’obbligo: dopo l’infortunio al gomito del braccio destro, come stai?
«Ora va meglio. Un mese fa, nel corso di un allenamento con la mountain bike, sono caduta e ho sbattuto il gomito a terra. Purtroppo, ma forse in questo caso dovrei dire anche per fortuna, mi sono procurata una frattura composta del capitello radiale. Poteva andare molto peggio, perché se fosse stato più grave, in caso di operazione, le cose sarebbero andate per le lunghe. Invece, nel male è andata bene.
Per il resto credo che un infortunio non sia sempre solo un male, dipende da come lo vivi. In questo caso io ho accettato la situazione, quindi non potendo utilizzare le braccia, ho pensato bene di approfittarne per allenare di più le gambe. Non ho mai pensato di saltare il raduno in Norvegia, anche perché sapevo che lì avrei avuto l’opportunità di essere seguita assiduamente dal nostro fisioterapista. Inoltre, per me era importante lavorare con Markus perché in questa maniera avremmo avuto la situazione sotto controllo.
Anche nelle settimane norvegesi sono riuscita ad allenarmi bene, ho fatto tutto ciò che potevo, saltando ovviamente le gare del Blinkfestivalen. Soltanto da pochi giorni ho ricominciato ad utilizzare anche l’altro bastone. Ne approfitto per ringraziare tutto lo staff medico, dai dottori ai fisioterapisti, che sono stati fondamentali per il recupero».


Quindi in Norvegia ti sei allenata con un solo bastone?
«Si, nei lavori sugli skiroll ho utilizzato un solo bastone. Soprattutto nei primi giorni in Norvegia, Markus (Cramer, ndr) mi ha sempre consigliato di gestirmi. Il mio programma era identico agli altri, ma avrei dovuto eseguirlo basandomi sempre sulle mie sensazioni e gestendomi. Ho fatto anche alcuni lavori di intensità, ma a differenza degli altri li ho eseguito di corsa.  
Come ho detto in precedenza, non potendo usare un braccio, ho fatto un bel lavoro sulle gambe. Ora mi sento un po’ più stanca, ma ci sta, ho continuato a lavorare anche quando ho lasciato gli altri in occasione del Blink. Sono stanca, ma vado avanti, sempre inviando continui feedback a Markus che sa come sto e può fare le sue valutazioni».


Per te è molto importante instaurare subito un dialogo con l’allenatore e inviargli continui feedback?
«È sempre stata la mia intenzione fin dall’inizio, tanto che appena ho saputo che mi avrebbe allenata Markus, l’ho subito sentito per conoscerlo, gli ho parlato un po’ di me e scambiato alcune opinioni. Abbiamo un’idea comune dei miei obiettivi. Senza tante parole siamo d’accordo».

Insomma con Cramer ti sei trovata subito bene.
«Si, mi piacciono la sua chiarezza e la semplicità con cui ci spiega le cose, ma anche il suo ottimismo. Lui ci ricorda sempre che le gare sono d’inverno e di non preoccuparci troppo se, in questo periodo, un giorno siamo più giù. Markus è sempre molto tranquillo e me lo trasmette, è importante il suo ottimismo. Credo che lui abbia già capito come sono fatta. A me piace sempre sapere cosa faccio, capire le motivazioni dietro un determinato lavoro. Non perdo mai l’occasione di chiedere, ma perché voglio imparare, capire meglio ciò che faccio, avere continui feedback. Mi piace. Voglio sfruttarlo più che posso per capire come sto. Lui mi risponde, mi fa capire le cose e a volte mi dice di non preoccuparmi, rassicurandomi se qualcosa quel giorno non va».

Qual è un consiglio che ti ha dato per fare dei nuovi step? Su cosa devi lavorare con maggior attenzione?
«Un aspetto da migliorare sicuramente è il lavoro in palestra. Infatti, quando mi sono fatta male, mi è dispiaciuto non poter utilizzare la parte alta del corpo. Da quando ho ricominciato, però, mi sento più forte di prima. Lui vuole farmi migliorare nell’aspetto della forza. Anche io ne ero consapevole, infatti qualcosa avevamo già iniziato con Pax (Renato Pasini, ndr) lo scorso anno. Rispetto a un anno fa, poi, stiamo facendo più ore di allenamento, ma per me non è un problema, anzi mi piace allenarmi. Per quanto riguarda i ritmi da tenere in allenamento, mi conosco e so gestirmi».

Come hai trovato il cambiamento introdotto da Cramer di svolgere una prima settimana con tanto volume, mentre l’intensità si fa alla terza settimana?
«Sicuramente questa è stata una grande novità rispetto a come eravamo abituati a lavorare noi. Devo però ammettere che questi nuovi stimoli mi piacciono, anche se all’inizio, in occasione del raduno a Torsby, ci svegliavamo, ci allenavamo, mangiavamo e dormivamo, eravamo abbastanza cotte (ride, ndr). Però mi piace lavorare così, mi trovo bene».

Rispetto al passato è stata introdotta anche tanta corsa.
«Vista la mia ultima prestazione in mountain bike, forse è meglio così (ride, riferendosi al recente infortunio, ndr). A parte gli scherzi, correre è sempre stato il mio allenamento preferito. Alla fine io ho sempre amato la corsa, non a caso ho cominciato la mia carriera sportiva proprio correndo. Sono anche contenta che in occasione della Sportful, faremo un 3000 metri il giorno prima della gara in salita sugli skiroll».

Come vivi quella che è stata la tua passata stagione? Si è rivista una Caterina Ganz in crescita.
«Ho perso un paio di stagioni, tutto il 2020 e un 2021 un po’ così. Quando avevo iniziato con Pax, all’inizio ero titubante, invece lui mi ha aiutata a ritrovare quella voglia che era un po’ svanita, mi ha rimotivata perché allora ero molto giù. È stato fondamentale nella mia risalita e gli sarò sempre grata di questo. Già nel finale della stagione 2020-21 si erano viste alcune cose buone. Poi nella passata stagione, mi sentivo bene già dall’estate e anche in autunno le cose erano andate per il meglio, infatti ero molto fiduciosa. Cercavo di parlare tanto con lo staff tecnico, come sempre ponendo mille domande, ma perché volevo conoscermi di più. Oggi sento che questo ha fatto la differenza, grazie ai feedback ricevuti, ho iniziato a conoscermi meglio, ad ascoltare il mio corpo. Ho imparato qualcosa in più su me stessa, ho maggior fiducia nelle mie sensazioni. Ciò mi ha portato a fare dei buoni risultati».

Lo scorso anno abbiamo scoperto “Cate sprint”, dal momento che sei stata capace di qualificarti in ogni occasione. Cosa è cambiato rispetto al passato? Inizi a vederti più come sprinter?
«L’anno scorso mi divertiva soprattutto interpretare la qualificazione, mi piace studiare come gestirmi nel corso di quel breve percorso e ogni volta ho fatto abbastanza bene. Alla fine non ne ho mancata una. Nelle batterie, però, solo una volta ho avuto la concreta possibilità di andare in semifinale, ma sono caduta, purtroppo. Nelle distance, però, le cose sono andate meno bene rispetto a quanto avrei voluto. È un aspetto su cui voglio migliorare, perché se posso scegliere, mi piacciono di più le gare lunghe, mi sento un’atleta da distance».

Nonostante tu sia molto motivata da questa nuova avventura con Cramer, si sente quanto sia ancora forte il legame con Pasini. Senti di dovergli tanto?
«Lo ringrazio e lui lo sa, perché ci teniamo sempre in contatto, ho piacere nel raccontargli come sto, in amicizia e fiducia, poi ovviamente lui non si intromette nel mio lavoro con Markus. Colgo l’occasione per ringraziarlo anche pubblicamente, porterò sempre con me le cose che ho imparato grazie a lui.  Insieme a Renato, voglio ringraziare anche tutto lo staff che ci seguiva, da Valentina Puntel, che era il nostro aiuto allenatore, Davide Perucchini che era il fisioterapista, il preparatore Enrico Perri e il nostro psicologo, Manuel. Tutti hanno dato il cento per cento. Sono grata a loro per l’impegno che ci hanno messo».

Tornando all’attualità. Come stai vivendo questi lunghi raduni di tre settimane? È difficile stare così tanto lontano da casa?
«Questa è una delle cose che mi mancavano nella vita sportiva, quando smetterò potrò dire di aver fatto anche questa esperienza. È utile farla, pure per non avere rimpianti in futuro, sapendo di aver dato veramente tutto. Ovvio, fare raduni lunghi non è sinonimo di andare forte, ma è una cosa che non avevamo mai fatto e sono felice di provarla. È un po’ dura, ma puoi lavorare bene e sei più concentrato sull’allenamento, mentre quando sei a casa puoi rilassarti di più. In raduno, invece, è il tuo lavoro e puoi fare tutto senza distrazioni. A me piace moltissimo, sono contenta quando mi alleno e so di averlo fatto bene, è il mio lavoro».

Ti sei già posta un obiettivo?
«Migliorare nelle distance. Lo scorso anno c’ero fino a metà gara, poi avevo sempre un calo, mi mancava qualcosa. Ecco, se grazie al lavoro di questa estate, dovessi migliorare sulle lunghe distanze e perdessi qualcosina nelle sprint, lo accetterei».

Cosa pensi dei cambiamenti decisi dalla FIS? Ti piace l’idea di far gareggiare uomini e donne sulle stesse distanze?
«Sinceramente è una scelta che non comprendo e non condivido. Secondo me non porterà benefici né alle gare femminili né a quelle maschili. Ma così hanno deciso e faremo quindi le gare sulle distanze che ci indicheranno».

Al termine dell’intervista, volevo dirti che si percepisce molto quanto tu sia determinata ad affrontare al massimo questo nuovo ciclo.
«Questo cambiamento rappresenta una nuova sfida per me, sotto tutti gli aspetti, dai tanti giorni via da casa ai nuovi allenamenti. Ho iniziato a conoscermi meglio e sono sempre molto curiosa. Amo questo lavoro e mi piace tanto allenarmi ed impegnarmi. Sono curiosa di provare cose nuove per dare il massimo nel mio lavoro. Tutto questo lo faccio per vedere cosa riesco a fare, perché so che posso ancora migliorare e voglio vedere fino a dove posso arrivare. Cercherò di sfruttare al massimo e di fare il più possibile tesoro dell’esperienza di Markus».

Giorgio Capodaglio

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