Sci di fondo | 23 novembre 2022, 16:10

Mi ritorni in mente - Il regno di Johaug e lo scarso feeling azzurro: il sipario si rialza a Ruka

Mi ritorni in mente - Il regno di Johaug e lo scarso feeling azzurro: il sipario si rialza a Ruka

“Per me è un sogno dopo gli ultimi due anni. E’ così incredibile essere di nuovo qui ed essere tornata a vincere davanti ad un pubblico che mi ha incitato per tutto il tracciato, grazie davvero a tutti”.

Così, sulla soglia delle lacrime, si confidava Therese Johaug quattro anni fa.

La neve di Ruka salutava il ritorno sulla scena dell’esile norvegese dopo i due anni di stop forzato a seguito della nota e discussa vicenda legata alla positività al doping. Due anni in cui la leonessa aveva sentito montare la rabbia e la voglia di tornare a vincere, servite poi per sbranare di fatto ogni competizione nelle quattro stagioni successive, interpretate da dominatrice assoluta.

Ruka e la vicina Kuusamo sono di fatto sempre state terreno di conquista per Johaug. Undici vittorie oltre a tre successi nel minitour di apertura ed un paio di podi in una dozzina di stagioni sono ruolino di marcia più che importante in quella che da anni è ormai tappa fissa per l’opening dell’inverno sugli sci stretti. 

Un inverno che ora si apre senza la sua regina, senza il riferimento di Johaug, autentico faro nelle prove distance dell’ultimo decennio cuore di una carriera che l’ha vista salire sul podio per la prima volta non ancora ventenne nel marzo 2007 a Falun e centrare il primo successo meno di due anni dopo nella Final Climb del Tour de Ski sul Cermis, in Val di Fiemme, quando il 2009 era appena iniziato. Sarebbero poi diventate 82 le vittorie nel massimo circuito, staffette incluse, totale che sale a 100 considerando i 14 ori iridati ed i 4 allori olimpici che coronano oggi la bacheca della trentaquattrenne di Oslo.

In primavera Johaug ha deciso di voltare pagina, di dedicarsi alla sua vita, alla sua linea di abbigliamento, al ruolo di esperta del fondo e l’ha fatto sin da subito con il consueto entusiasmo, con la consueta voglie di mettersi alla prova e di vincere.

Vincere. Cosa che spesso ha fatto a Ruka. Tra il 2010 ed il 2012 solo lei ha saputo in due occasioni su nove giornate complessive di gara mettere un freno al dominio assoluto dell’amica e rivale Marit Bjørgen, chiudendo al comando l’inseguimento finale del 2010 davanti a Nicole Fessel e Justyna Kowalczyk. L’anno dopo si sarebbe ripetuta davanti alla stessa Bjørgen (l'unica in grado di vincere più di lei, su questa neve) e a Vibeke Skofterud per poi infilare tre successi consecutivi nelle prove distance previste in zona tra il 2014 ed il 2015. Poi la sospensione ed il rientro: dal 2016 a ieri, al netto delle sprint, solo una volta il successo le è sfuggito da queste parti, merito di una Frida Karlsson  che dodici mesi fa la costrinse ad accontentarsi della piazza d’onore nella 10km in tecnica classica.

Ed ora?

Ora si riparte da Ruka con un regolamento rivisto in termini di assegnazione punteggi, con la Fis del fondo a fare un percorso opposto rispetto ai “cugini del biathlon”: di qua si è deciso di privilegiare la presenza, di là l’IBU ha contestualmente inteso di dare maggior peso alle vittorie, per tutelare i big. Guardando alla storia recente delle due realtà e dalle scelte di marketing e gestione degli ultimi anni, sembra quasi scontato capire chi ha fatto la scelta migliore, ma il tempo sarà facile giudice.

Intanto dunque si riparte con il trittico - non tour - di apertura fatto di sprint e individuale in classico ed inseguimento in tecnica libera, con l’altra novità delle distanze omologate per i due settori.

Ora si riparte da Ruka su una neve storicamente ostica per i colori azzurri, raramente protagonisti ai vertici dell’opening di Kuusamo se non grazie al secondo posto di Rollo Clara nel 2011, preceduto sette anni prima dal terzo di Giorgio di Centa, mentre nel dicembre 2002 sul gradino più basso del podio si era accomodata la staffetta mista azzurra aperta da Gabriella Paruzzi, chiusa da Pietro Piller Cottrer con i fratelli Bubu e Sabina Valbusa nel mezzo.

La storia recente da queste parti parla di nessun podio azzurro ma del quarto posto di Francesco De Fabiani nel 2015 e del quinto di Chicco Pellegrino nella sprint del 2017, unica occasione in cui il campionissimo di Nus ha saputo farsi largo in finale.

L’inverno è dunque pronto ad alzare il sipario sul palcoscenico di Ruka: nel cuore della Finlandia, con la Russia a due passi, l’assenza di Bolshunov e compagni sembra ancora più pesante per lo spettacolo generale. E l’impressione - purtroppo - è proprio che per queste prime giornate di gara, saranno proprio le assenze a spiccare. L'assenza dei russi, l'assenza di una visione generale, l'assenza  di Therese Johaug.

Luca Perenzoni

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