Biathlon | 30 novembre 2022, 13:00

Biathlon - Dorothea Wierer a ruota libera: "Sono affamata, mai ossessionata: per arrivare in alto devi avere paura di fallire"

Dorothea Wierer (credit: Pentaphoto)

Dorothea Wierer (credit: Pentaphoto)

È una Dorothea Wierer a tutto tondo quella che si è raccontata sulle colonne di "The Owl Post", facendo un viaggio a ritroso nel suo passato, nella sua carriera, nella sua famiglia e tra le sue radici. La biatleta azzurra ha sottolineato il legame con la sua terra e il suo particolare rapporto con lo sport, vero segreto del suo successo.

CHI È DOROTHEA WIERER - "Io sono quella di mezzo, quella sempre in cerca di qualcosa, che l'equilibrio lo costruisce sull'instabilità delle cose che ha dentro, sull'instabilità dei propri pezzi - ha esordito Dorothea Wierer -. Terza di cinque fratelli, non sono stata né la prima né l'ultima a trovare nello sport un motivo d'essere, una ragione. Ma sono stata comunque la migliore, quella più fortunata. Quella più brava. Oltre gli eccessi degli uni, e prima della fatica degli altri. Giusto nel mezzo, precisa-precisa. Dal 1984 al 2001: queste sono le nostre date di nascita, e al centro, sempre lì, tanti anni sono passati e tante cose sono successe".

I GENITORI - "Diciotto anni tra un figlio e l'altro: lo spazio di un caffè, che persino il tempo che è passato è già maggiorenne - ha scritto Wierer -. Sono tanti da gestire, soprattutto per la mamma, che doveva badare a noi tutto il giorno, quando il papà era fuori a lavorare. Lui, di mestiere, fa il cuoco. Io, quando ero piccola, trascorrevo i miei pomeriggi nei prati da sola, a giocare, a prendere a calci un pallone, preoccupata di ascoltare soltanto me stessa. Ero una testona. E forse lo sono ancora".

I FRATELLI - Poi, uno slancio di onestà da parte di Dorothea Wierer: "A noi fratelli, lo sport non è che interessasse poi così tanto. Ci piaceva, era parte della nostra vita, ma non era il centro dei nostri pensieri. I più grandi, Robert e Carolina, avevano entrambi scelto il biathlon ed erano anche piuttosto forti, ma quando sono diventati grandi abbastanza per scegliere da soli hanno preferito smettere. Quasi come è successo a me. Quasi. Dieci anni più tardi, pure la più piccola, Magdalena, si è cimentata con gli sci e con il fucile, ma avevano tutti l'abitudine a confrontarla troppo spesso con me, come se fosse una mia versione più giovane. Forse per questo non la sentiva una cosa sua fino in fondo".

LA SVOLTA: LA SCUOLA SPORTIVA DI MALLES - Ai lettori di "The Owl Post", la biatleta azzurra ha confidato poi che la scuola sportiva di Malles è stata la sua fortuna, sportivamente parlando, perché "studiare mi piaceva poco, quasi quanto poco mi piaceva allenarmi, e se non fossi stata circondata da altri ragazzi con il mio stesso background e le mie stesse ambizioni, probabilmente avrei lasciato il biathlon molto presto. Ricordo che una volta, alle medie, non mi presentai agli allenamenti per oltre un mese, nel cuore della stagione, e l'allenatore dovette chiamare i miei genitori per chiedere se per caso avessi deciso di smettere di sciare. Quell'insofferenza alla disciplina me la sono portata dietro anche nell'adolescenza, perché, dei miei amici d'infanzia, nessuno faceva sport e il tempo trascorso in pista mi sembrava tempo rubato a me, a Dorothea, e alle cose di cui avevo bisogno".

DOROTHEA WIERER E IL RAPPORTO CON LO SPORT - "Mi è sempre mancata la sacralità dello sport, il sentirlo più importante di tutto il resto - ha asserito apertamente Dorothea Wierer -. Anche perché, sotto sotto, non credo che lo sia. E questo è anche ciò che lo rende bello. Lo sport è bello proprio perché non è necessario, ma è una scelta che chiede di essere validata sempre, giorno dopo giorno, esponendo a tutti quanti gli aspetti più intimi del tuo carattere. Le bugie puoi dirle solo fino alla partenza. Dopo no. Così, per esempio, ho scoperto di essere ansiosa, nello sport. Ho scoperto che per arrivare in alto dovevo imparare a convivere con la paura di fallire. Dovevo sentirmela addosso. Sono sempre affamata, ma nulla mi ossessiona. In questo equilibrio sottile non si nasconde soltanto la mia felicità, ma anche il segreto del successo, perché sono tanti gli atleti che ho visto perdersi proprio perché fissati su una cosa soltanto".

DOROTHEA WIERER: "ECCO CHI SONO OGGI" - Ma, oggi, chi è Dorothea Wierer? La risposta è da ricercarsi nel suo passato, nel suo presente e nel suo domani, come da lei ammesso: "Convivono in me tutti i pettorali della mia vita. Tutte le avversarie che rispetto. Tutte quelle che ho goduto particolarmente a battere. Tutte quelle che chiacchierano troppo. Tutti i tecnici arrivati e andati via. Tutte le medaglie e tutti i titoli di giornale che mi davano per finita. Tutte le amicizie perse e tutte quelle nuove. Convivono in me tutte le persone che amo. Tutte le sfumature di quel che sono stata e di quel che sarò. Tutti i sogni di gloria della mia sorellina più piccola. E tutta la spensieratezza dei miei fratelli più grandi".

Alessandro Nidi

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