Mi ritorni in mente | 30 novembre 2022, 11:59

Mi Ritorni in Mente - Lillehammer e la leggenda di Manuela Di Centa e del fondo azzurro

Mi Ritorni in Mente - Lillehammer e la leggenda di Manuela Di Centa e del fondo azzurro

Lillehammer è magia. Lillehammer è lo sci nordico. Lillehammer è storia. Lillehammer è un brivido che corre lungo la schiena di chi ama la neve ed i suoi sport.

Pensi a Lillehammer e vedi il senso più profondo delle Olimpiadi Invernali, una delle edizioni modello della rassegna a Cinque Cerchi, dove si crea quella simbiosi per cui i significati sportivi vengono enfatizzati dall’atmosfera, dalla cultura, dalla centralità che questi sport hanno nel tessuto e nella vita quotidiana.

Pensi a Lillehammer e rivedi la storica volata di Sissio Fauner ad ammutolire la Norvegia intera ed il Mondo degli sci stretti.

Pensi a Lillehammer e rivedi la spedizione dei record dell’Italia, con i suoi 7 ori e 20 medaglie complessive di cui quasi la metà, nove, sbocciate nel fondo. Altri tempi, sì.

Pensi a Lillehammer e fremi per le medaglie di Deborah Compagnoni ed Alberto Tomba, per il sorriso di Isolde Kostner e per l’inizio di bronzo della leggenda di Armin Zöggeler.

Pensi a Lillehammer e rivedi l’azione poderosa di Manuela Di Centa, capace di mettere la firma su 5 di quelle medaglie. Due ori, due argenti, un bronzo. Sul podio in ogni gara disputata.

 

Una cavalcata trionfale lanciata dalla 15km individuale in tecnica libera in cui ha saputo sgretolare ogni avversaria, infliggendo oltre un minuto di gap alla russa Egorova, pronta due giorni più tardi a rimettersi davanti a tutte vincendo davanti alla carnica la 5km in classico per poi ripetersi nell’inseguimento, con Di Centa ancora d’argento e Stefania Belmondo medaglia di bronzo.

Proprio Di Centa e Belmondo con Bice Vanzetta al lancio e Gabriella Paruzzi in terza frazione sarebbero state pochi giorni dopo le protagoniste del bronzo della 4x5km, un terzo posto che avrebbe confermato il piazzamento di Albertville di due anni prima (con Di Centa già protagonista nel quartetto come lo sarebbe stata quattro anni dopo a Nagano, altro bronzo) alle spalle di Russia e Norvegia con le padrone di casa costrette a sperare nella 30km in classico conclusiva per rompere un amaro digiuno di medaglie d’oro.

Ma l’atto conclusivo, fu di Manuela Di Centa. Era stanca, Manu. Probabilmente sfinita. Ma la fame di vittoria era ancora così forte da farla andare oltre, da permetterle un’altra impresa e “rubare” così l’oro della distanza maggiore alla norvegese Marit Mikkelsplass con Maja Lisa Kirvesniemi sul terzo gradino del podio.

Cinque gare, cinque medaglie di cui due d’oro, ad aprire e a chiudere: la leggenda era completata.

 

Sono passati quasi quattro decenni da quei trionfi e una volta chiusa la carriera agonistica Manuela si è dedicata a tante attività, sia sul fronte politico che sportivo, coltivando la passione per l’alpinismo - è la prima italiana ad aver raggiunto la vetta dell’Everest - e diventando un simbolo a tutto tondo della vita sociale italiana.

Tanto si è discusso attorno a quel periodo, tanto si è valutato e tanto si è scoperto, poi. Ma non è questo il posto e la situazione per affrontare il tema. 

Perchè da domani, si torna a Lillehammer. Si torna nel cuore dello sci nordico con il fondo e con la combinata nordica, si torna nel tempio del trionfo della 4x10 maschile di Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner, si torna nell’ambiente magico di una realtà incantata.

Si arriva a questo fine settimana di gara ancora entusiasti per la conclusione dell’opening di Ruka e per il podio di Federico Pellegrino e con la curiosità di salutare il debutto stagionale delle combinatiste, Annika Sieff e Veronica Gianmoena in testa.

Si torna a Lillehammer con il sorriso di ricordi tanto splendidi, di vittorie e di trionfi, di due settimane di grande sport e di grande Italia. 


E curiosamente, dopo quelle 9 medaglie olimpiche, l'Italia del fondo ha dovuto aspettare addirittura il novembre 2018 per tornare a brindare a Lillehammer, grazie al successo nella sprint di Chicco Pellegrino, quasi che l'abbuffata olimpica avesse saturato la disponibilità del destino: tra la 30km di Di Centa e la sprint di Pellegrino sono passati poco meno di 34 anni senza successi, senza podi, se non quelli sfiorati in due occasioni da Stefania Belmondo. Sul fronte della combinata, invece, il podio è arrivato nel 2011 con Alessandro Pittin (che torna in gara) e successivamente l'anno scorso con la stessa Sieff, per il primo podio di un'azzurra nel massimo circuito. 

Luca Perenzoni

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