Dicembre 2014. Otto anni fa, oltre quattro anni dopo l’ultima vittoria italiana in Coppa del Mondo, datata ai tempi 5 febbraio 2010.
Federico Pellegrino dopo aver raccolto cinque podi individuali (il primo a Liberec nel 2011) ha conquistato a Davos il primo successo personale nel massimo circuito, firmando la sprint in tecnica libera che tornerà a proporsi sabato sul palcoscenico svizzero.
L’acuto in finale su Alexey Petukhov e Finn Hagen Krogh inaugurò di fatto la carriera vincente del campione valdostano che oggi, in attesa di diventare padre, può ammirare in bacheca un titolo iridato, medaglie olimpiche e sedici successi complessivi in Coppa del Mondo.
Sono passati otto anni dal primo sigilli di Chicco. E sembra ieri. Sono passati anni durante i quali il poliziotto di Nus ha saputo spesso tenere in quota la causa azzurra, talvolta aiutato da Diddi Nöckler e Francesco De Fabiani, talvolta da solo. Una risorsa per l’Italfondo che per assurdo spesso è servita anche per mascherare i problemi, o quanto meno per farli passare in secondo piano.
Un campione che ha dato tanto, tantissimo al fondo italiano. Un campione che ancora oggi, a 32 primavere e 11 anni dopo il primo podio, continua ad essere riferimento in pista e fuori, come ha saputo già dimostrare in queste prime prove stagionali, salendo sul podio sia nelle sprint sia nella distance di Ruka, prima volta della carriera.
Ripensando a quella volata trionfale di Davos 2014 viene da chiedersi la più scontata delle domande: chi si sarebbe aspettato tutto questo?
Che fosse un talento ed un predestinato, lo si era capito e lo si poteva immaginare. Ma da lì a mettere le mani sulla coppa di cristallo, a vestire l’iride a far sognare sotto l’insegna dei cinque cerchi… eh, ce ne passa.
In questi otto anni è concentrata una delle carriere più vincenti del fondo azzurro, una carriera che ha ancora qualcosa da dire, non ne dubitiamo alla luce del carattere, della determinazione e della capacità di fare le scelte migliori per la propria carriera dimostrate da Chicco in questi anni.
Con nella mente il trionfo di Pellegrino, si torna a Davos. E lo si fa curiosamente una settimana dopo la scossa regalata da Simone Mocellini a Beitostolen. Tecnica diversa, un Klæbo a riposo (come anche lo stesso Pellegrino), condizioni di neve complicata: si può dire tutto, ma "Moce" quel secondo gradino del podio l’ha conquistato da solo, con la sua condizione prima, con la capacità di scegliere durante ogni singolo turno eliminatorio. Si è regalato un sogno, festeggiato in settimana nella sua Tezze insieme ad amici, familiari, compagni e la "sua" Francesca Franchi che proprio a Davos farà ritorno sul palcoscenico principale.
Pellegrino in linea di massima sarà accanto alla moglie Greta Laurent ma i risultati di Beitostolen hanno contribuito a galvanizzare il team azzurro, nonostante in questa prima parte di stagione fatichi a trovare la giusta brillantezza nello skating. Proprio per questo sarà interessante vederli di nuovo in gara, una settimana dopo, ancora senza Pellegrino. Un’assenza che forse ha responsabilizzato. Un’assenza che forse ha caricato.
Mi Ritorni in Mente – Il primo acuto di Federico Pellegrino, una sinfonia iniziata a Davos

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